19-01-2021, 17:41
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 19-01-2021, 17:50 da Denoela.)
Doveva essere una cosa rapida: recuperare l'unicorno intagliato che era stato posto al santuario di Malar, "sfregiato" con dei fiori carinissimi e donato a una bimba dal paladino Valen. Peccato che prima ho sbagliato casa, facendo trovare a Leonides una morbida pretendente attempata, poi la pessima scoperta: Emma Mercer era scomparsa. Era uscita sotto casa con l'unicorno e giocava proprio a ridosso del santuario, ma lì non c'era proprio nessuno. Qualche fiore ormai appassito era rimasto a terra e da come era pesto, capivo che effettivamente qualcuno aveva giocherellato li, ma i ciottoli della strada non fornivano certo comode tracce da seguire.
Alakai visionò il diario non più segreto della piccola, scoprendo che qualche bastardo di Malar aveva preso spunto dal testo della canzone di Mielikki, in voga ultimamente nelle locande. Peccato che avesse poi attribuito alla Bestia le premure di sfamare i sui fedeli nei freddi e lunghi inverni. Un inganno per indurla a inoltrarsi nei boschi a sud nella speranza di aiutare la sua famiglia. La madre difatti ci aveva confidato che avevano perso la loro attività di venditori d'arte, proprio a seguito della rivolta e ora si erano impoveriti.
Andammo subito a cercarla e le guardie alla porta dissero che aveva già qualche ora si vantaggio. Trovai facilmente la pista ma le sue tracce erano seguite dalle grosse impronte di un felino. Giungemmo a una grotta dove Emma era già entrata. Anche altri erano entrati prima di lei, probabilmente dei cacciatori, e i loro corpi giacevano a terra in un lago di sangue. La piccola lo aveva pestato lasciando chiare impronte. Sentivo il ringhio del grosso felino davanti a noi e il piagnucolare di Emma. La chiamai ma non rispondeva più e il felino ringhiava proprio in un anfratto di fronte a noi.
Lo riconobbi come una delle Bestie di Malar, particolarmente forti e in grado di cambiare forma. Sapevo benissimo che nemmeno i Malariti predano i cuccioli le creature gravide, pur di avere future prede da terrorizzare. L'aveva adescata sfruttando... i nervi che mi saltano... per usarla come esca e... oh... accidenti se funzionava! Ma non me ne poteva fregare meno: o noi o lei. In altre parole, la preda era lei. Leonides entrò per primo attirando su di sé l'interesse della belva, ma anche io gli "piacevo" e mi fissò per un po' mentre mi frapponevo tra lei ed Emma. La piccola pareva star bene ma era paralizzata contro la roccia dal terrore, non osava nemmeno fiatare. Alakai di contro neanche si disturbò a entrare, come attaccammo pietrificò la bestia affacciandosi un po' all'ingresso e con tutta calma la disintegrò puntando il dito.
Presi poi Emma in braccio per portarla via tenendole il viso sulla mia spalla, così da non vedere lo scempio di sangue e cadaveri per uscire. Pensò Leonides a recuperarli issandoli su una specie di cariola invisibile di Alakai. Mi accorsi però di un ciondolo al collo di un uomo, con il simbolo di una zampa incisa ma tra Emma e il sangue non vedevo bene. Stavo ancora dicendo che Malar aveva una zampa come simbolo ma anche Gwaeron e dubitavo fosse un malarita quando lo vidi meglio, preso da Leonides. Era inequivocabilmente il simbolo di Gwaeron Windstorm. Non sapevo vi fossero altri fedeli qui in zona... e ora erano morti... uccisi da... Ero basita. E anche un po' tentata di prendermela con Valen per l'unicoro.. o con me per avergli permesso di usare la canzone.... ma tanto so che la colpa è solo di quelle bestie schifose. Per quanto mi riguarda è guerra aperta.
Tenni stretta Emma fino a uscire e proseguii fino ad avere le braccia dolenti, poi misi giù accompagnando la per mano fino alle porte della città. Immaginando toccasse a me riportare a casa Emma, pregai Alakai di conservare i corpi meglio che poteva, per quanto sfigurati dagli artigli della belva. Erano sicuramente stranieri e scoprire se vi erano altri gwaeroniani in zona non sarebbe stato facile. A logica suggerii che potessero venire da Elventree o quanto meno averci fatto tappa al Tempio di Mielikki, distante da questa zona ma parliamo di cacciatori. La distanza per noi ha un metro diverso quando inseguiamo una bestia di Malar.
Gli dissi che in ogni caso sarebbe stato giusto restituirli al Tempio di Mielikki, corpi e unicorno, una volta finito di esaminarli. Volevo chiedere al sacerdote Lennar se li conosceva, dirgli l'accaduto e chiedergli se sapeva di altri gwaeroniani in zona. Dovevamo però partire per Elmwood e dunque forse era meglio intanto mandarli con una lettera e poi andare personalmente tornando per la terra ferma. Sempre al tenente, feci notare che sarebbe stato cortese da parte sua scriverla personalmente nel caso, alludendo a una lettera di referenze che mi aveva chiesto proprio per Lennar.
Detto questo attesi dai due miliziani istruzioni su chi accompagnare Emma e chi i corpi o fare prima l'uno e poi l'altro. Ovviamente sarei passata da casa Mercer, certa che la piccola si sarebbe tranquillizzata tra le braccia dei genitori. Chissà com'erano preoccupati.... Avevo con me un testo di quella canzone di Mielikki che in realtà aveva chiesto Fianna, ma poco male, ne avevo altre copie. Ci tenevo a darne una ad Emma, visto che sapeva già leggere e scrivere, col permesso dei suoi genitori, e spiegare alla famiglia chi era la vera divinità della natura e il vero cacciatore a cui rivolgersi nei freddi inverni... La canzone era perfetta allo scopo. Poi avrei lasciato 30 monete d'oro ma per non offenderli allusi al fatto che potevano usarle per far vedere Emma a sacerdote e potevano usarle come offerta per il servizio, anche se apparentemente stava bene.
Poi mi congedai, non era il caso di parlare ora della loro attività perduta, ma mi sarei informata in seguito sulle corporazioni che forse potevano essere adatte alla loro ripresa. Completamente dimentica di dover parlare con Leonides di altre questioni, mi fermai sulle scale della casa fissando il santuario di fronte, chiedendomi quanto sangue sarebbe dovuto ancora scorrere prima che tutta la città desiderasse staccargli i denti uno per uno...
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"