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[Darsa Naur] Voci crepitanti dell'anima
#71
CASTEL CORMANTHOR

Osserviamo con piacere il vostro desiderio di espiazione ed apprezziamo il gesto, in passato rifiutato, di presentarvi qui davanti a noi per perorare la vostra causa.
Dobbiamo però anche considerare che pur se il pentimento è un passo importante, sono state spezzate vite, vite di esseri antichi e preziosi per la foresta e noi tutti per di più. 
Per questo motivo non è nostra intenzione cancellare la condanna che vi è stata precedentemente inflitta, ma siamo disposti a rivederla parzialmente per concedervi la possibilità di riscattare con i vostri atti gli errori passati.

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Non so davvero come fare.. sono così tanti gli errori fatti e così poche le volte in cui ho contrastato i baniti.
Qualunque gesto io possa fare mi appare sempre troppo poco, troppo facile,
mentre agli altri appare dettato da doppi fini o semplicemente falso.
La cosa strana degli umani è che mi han creduta solo quando schierarmi è stato semplice e ovvio
ma non quando farlo era più pericoloso, quando agire alle spalle di Aldric mi costava molto.

Nashan disse agli elfi di avere esempi concreti delle mie azioni,
qualcosa che riguardava gli ultimi avvenimenti di Battledale o poco prima,
qualcosa di cui non volle parlare pubblicamente e la cosa mi pare così strana..
Forse non erano cose in cui avevo dato un buon contributo, mi avevano esclusa del resto..
Forse aveva solo riferito cose al consiglio che non c'entravano con me
o forse dovrei chiedergli quali miei passi sono stati giusti, per capire meglio cosa posso fare

Sono ancora adirata per le prese in giro di quelle circostanze
ma per niente pentita delle mie scelte in merito, a parte fidarmi di un'altra persona sbagliata.
Disse che non ci fu tempo per riferire che mi ero schierata da ben prima,
eppure il tempo di parlare al Lord in privato lo aveva avuto ed altro tempo è ad oggi passato..
persino i tempi elfici per la mia richiesta di clemenza agli elfi. Accolta, nonostante sia stata fin troppo sincera.

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Resta a vostro carico il bando dalla Città del Canto e da tutti i luoghi abitati dal Popolo, del quale sarete ancora considerata come nemica.
Vi viene però concesso il passaggio nella foresta in modo che possiate sperabilmente un giorno dimostrare con i vostri gesti la profondità del vostro rinnovamento e cambiamento.
Così io Ilsevele Miritar, Coronal di Myth Drannor per volere del Primo dei Seldarine, ho deciso. 
Ora sarete scortata al limitare dell'abitato nella speranza che un giorno possiate tornarci a testa alta.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#72
INGANNI DEI ROSSI E NON SOLO

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Ed ora archivio anche questi documenti, non vi è più ragione di tenerli segrete. Manca solo una cosa, un contratto che non fu portato a termine, ma che comunque non aggiungerebbe nulla di più sulla natura delle ricerche compiute da Hamazuul. Non so se gli servissero davvero quelle cose o se volesse solo saggiare la nostra furbizia, inventiva e meschinità.

Gli altri avrebbero dovuto occuparsi del maschio, di cui non mi preoccupavo perchè al contrario di lei non era affatto indifeso e ingenuo. Io invece mi occupai di lei e fui molto categorica che loro dovevano starle alla larga per non intralciarmi. Io non volevo che le facessero del male. Con lei fui di parola e spero un giorno di portare a termine il nostro progetto ma.. la ingannai.  Non se lo meritava. Un male minore? Forse. La verità è che avrei potuto fallire anche io, già che gli altri avevano fallito.
Certe volte sono fin troppo brava... sicuramente per questo mi chiedono spesso cosa ci facessi Io con un sacerdote banita o nelle lame e mai il contrario. Ero sprecata, si. Comunque sono stata un'infame e me ne vergogno abbastanza. Da allora decisi che sarei sempre stata leale con un compagno altrettanto leale, chiunque fosse. Così è stato con quanti mi sono lasciata alle spalle e così sarà coi prossimi.

E' stata anche la prima ed unica volta che accettai di fare il doppio gioco per quel vecchio pazzo. Tanto che dopo averlo "offeso" cacciando fuori dai piedi la sua figlioccia, rifiutai di assecondarlo ancora proprio qui: al Tempio di Kossuth. Qui ebbe l'ardire di esprimere il suo desiderio di vedermi "in ginocchio" piegata al suo volere ed esperimenti perversi. Aveva capito bene che se voglio una cosa non guardo in faccia niente e nessuno... non aveva capito che allo stesso modo io non mi piego davanti a niente e nessuno. Me la legai al dito ma sapevamo entrambi che finchè sono in questo tempio non gli è permesso toccarmi.

Quasi quasi mi dispiace sia sparito da solo...

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#73
REGNO REMOTO

"Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti.
Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano.
Le conoscenze, che finora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno arrecato troppo danno:
ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa,
che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura."

(H. P. Lovecraft "Il richiamo di Cthulhu" estate 1926)

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Quanto si è verificato è riconducibile ad alcuni portali che sono stati aperti verso il Piano Remoto in corrispondenza delle Sorgenti Sacre a Mielikki. Si tratta di un reame totalmente alieno, lontano dalla cosmologia planare "tradizionale" e al di fuori dei Piani, nello "spazio" prima dell'inizio del tempo e dopo la sua conclusione. Questo regno è dominato dal caos e dalla follia. La mente e il corpo di chi ne subisce l'influsso vengono alterati, impazzendo e modificandosi in modo contorto fino a trasformandosi in mostri raccapriccianti. Abbiamo visto occhi dove non dovrebbero stare e in numero insolito, tentacoli che non dovrebbero esserci.
E' quanto successo ai Sacri Guardiani e alla natura circostante con l'apertura di questi portali, da cui è iniziato l'influsso di questo Regno accompagnato da parassiti simili a vermi che si sono letteralmente impossessati delle creature locali. La particolare resistenza, probabilmente aumentata dall'alta concentrazione in ogni singolo corpo, ha reso incantesimi come "Congedo" inefficaci, anche dopo la loro debilitazione. Infine abbiamo compreso di poterli salvare chiudendo i portali, cercando di evitare ogni scontro possibile e rendendo assolutamente non necessaria la loro "epurazione" uccidendoli.

Il Reame Remoto non ha alcun collegamento diretto con il nostro Piano e non lo considererei affatto un piano di Transizione alternativo, per quanto possa sfruttare collegamenti attraverso mondi onirici. Però durante alcune particolari e rare congiunzioni planari, lo strato che separa i piani potrebbe affievolirsi permettendo un varco. Non conosciamo l'identità del responsabile, ma qualcuno è stato in grado di aprire più di un portale tra i due piani, alimentandone l'apertura con il suo stesso corpo e poi mantenendolo aperto sfruttando la sorgente stessa.
Abbiamo scoperto l'uomo, o quanto restava di esso, semi-immerso nella Sorgente protetta da Nago. Penso fosse già stato reso folle e incapace di percepire il mondo circostante ed anche il suo corpo era già mutato con tentacoli terrificanti. Alla sua morte, il portale si è richiuso spontaneamente. Il portale presso la polla Sacra protetta da Noro invece era già stato precedentemente completamente aperto ma sono convinta che anch'esso col tempo si sarebbe richiuso da solo ma sicuramente troppo tardi per la foresta.

Per questo è stato chiesto ad Ariah un sacrificio e non credo che ella abbia compreso del tutto cosa sia avvenuto. In parole povere il suo corpo è stato canalizzatore - o tramite o mediatrice che dir si voglia - dell'energia divina mandata dalla Signora delle Foreste direttamente nel portale per richiuderlo. Una energia tale che non può essere contenuta in un corpo mortale senza consumarlo, ma evidentemente la dea confidava nella forza di Ariah a buon motivo.
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#74
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Tra i vaghi ricordi della mia breve infanzia,
ci sono le favole che mio padre inventava per rispondere alle mie mille domande.
Come quella sera che guardando le stelle cadenti nel cielo,
le puntavo col dito meravigliata, chiedendo perchè mai precipitassero.
Allora mi diceva che non erano stelle, erano la speranza, ma era un segreto che non dovevo dire a nessuno.
"E perchè?" subito chiedevo incuriosita e allora mi parlava dei Janessar.

La voce profonda dell'uomo ispirava sicurezza, ma anche un certo timore nel ragazzo, che scosse il capo infuocato in senso di diniego. "Ecco, ero certo che non ci avevi mai sentiti nominare. Cavalchiamo in una zona molto lontana a nordest della Cenere di Lanie, una regione isolata da quel poco di civiltà che esiste nel deserto." Aruk era il nome del piccolo genasi e si limitò a fissarlo con i suoi grandi occhi brillanti.
"Devi sapere che io, insieme ad altri valorosi guerrieri, faccio parte di un gruppo chiamato Janessar. Noi difendiamo i confini della Cenere di Lanie dalle incursioni dei predoni oscuri e ci facciamo portavoce di una causa santa e giusta: la causa della Libertà." Aruk sgranò gli occhi con fare incerto. "Che cos'è la libertà?" chiese, e questa fu la sua prima domanda, la prima di molte.

Mio padre non era affatto uno di quei cavalieri, almeno credo...
Era solo un uomo che sperava di addormentare la sua bambina con storie di eroi e uomini coraggiosi,
insegnandole a non dare mai per scontate le cose importanti della vita.
"E che cos'è la libertà, padre?" Non immaginava nemmeno che di lì a poco sarebbe diventata un ricordo lontano.

Oh nemmeno per Aruk fu facile capire il senso di quella parola. Shazar - così si chiamava il cavaliere - gle lo spiegò prendendolo con sé e mostrandogli la propria vita. Costui si batteva con coraggio per l'ideale in cui credeva, correndo enormi pericoli pur salvare i bisognosi e rendere il Neir un posto migliore. Si spacciava per una guardia o qualche altro pezzo grosso e con qualche scusa portava via quanti più schiavi poteva liberandoli.
Aruk dovette dare il meglio di sé seguendolo tra le dune del deserto, imparando a sopravvivere nei posti più ostili e combattere senza paura per guadagnarsi un posto al suo fianco. Quando divenne uomo i Janessar gli donarono l'Anello della Speranza: un oggetto magico tenuto in grande considerazione fra questi coraggiosi, perchè si ottiene solo realizzando un'impresa.

Ed io ero la più felice delle bambine, seduta sulle ginocchia del mio più grande eroe,
mentre cercavo di sfilare il suo anello dalla grande mano calda.
Mio padre rideva dicendo che no, quello non era l'Anello della Speranza, ma era anch'esso magico.
Un giorno sarebbe stato mio ma la sua storia me l'avrebbe raccontata un'altra volta, un'altra sera, che non ci fu mai.

L'Anello della Speranza, invece, aveva il potere di sprigionare un bagliore di luce nelle notti senza luna, l'illusione della scia di una stella cadente che solca il cielo a gran velocità. Era un segnale per avvisare altri Janessar nelle vicinanze che uno di loro si trovava in grande pericolo. Seguendo la scia di luce, che riconoscerebbero fra altre mille, i compagni potevano raggiungerlo e soccorrerlo prontamente.
Aruk e Shazar oggi vagano per le distese sabbiose di Lanie coperti da lunghe mantelle bianche, cavalcando neri purosangue, pronti a lottare fino all'ultima goccia di sangue. E quando vedi nel cielo una stella cadere giù, ora sai che stanno combattendo le loro battaglie. Ma se i loro nemici lo scoprissero, allora li troverebbero e farebbero una brutta fine. Per questo non devi dirlo mai a nessuno. Hai capito bene mia cara?

"Nemmeno alla mamma?" da allora fu il nostro segreto..
Chissà se fossero proprio Aruk e Shazar che speravo di trovare correndo dietro ai bagliori delle stelle.
Chissà se trovando invece qualcun'altro e qualcos'altro, allora pensai che il nemico ci avesse infine scoperti.
Nessun cavaliere venne mai in mio soccorso, ma la speranza non la persi mai e lottai, stringendo al dito l'anello di mio padre.

Può darsi che mio padre si sia inventato il deserto della Cenere di Lanie e l'Anello della Speranza,
ma io so che quei cavalieri esistono davvero.
L'ho sempre creduto e ora che la sacerdotessa li ha trovati, ora che ci aspettano, non se potrò raggiungerli.

Maledetto Narlgathra!


***
(cit. "Racconti della Notte Eterna" – Jason R. Forbus, Francesco Farina, Ilaria De Crescenzo)
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#75
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SCOMPARSA

Nome: Sheila Silverglow
Razza: umana
Sesso: femmina
Famiglio: sconosciuto

*segue descrizione dell'aspetto fisico, età approssimativa, vestiario*


CERVO BIANCO

Holfast afferma di non averle mai visto in mano strumenti o animali e persone in sua compagnia, nessuno ha chiesto di lei, non parlava con nessuno in particolare e non parlava delle sue ricerche. Scendeva a fare colazione mentre leggeva, poi tornava su in stanza per buona parte della giornata. Pare che Sheila avesse ordinato una zuppa il giorno X per cena, ma non è mai scesa per mangiarla e il giorno dopo una cameriera ha trovato la stanza vuota. Il locandiere ha avvertito le guardie e quindi Amalyth e non ha dato la stanza ad altre persone al momento.
Ispezionandola con Alakai, abbiamo notato che porta e finestre erano chiuse, non vi erano segni di forzatura o tracce evidenti all'esterno. La stanza aveva un odore stantio, il letto era sfatto, il forziere vuoto e la stufa non è stata usata nemmeno per distruggere fogli. Nessuna aura magica evidente o cose invisibili.
Nell'armadio vi erano due tuniche e Amalyth ci ha consegnato la sacca delle sue cose, ci sono alcuni libricini e pergamene ma nel complesso salta all'occhio ciò che manca: manca il suo strumento per raccogliere dati, mancano oggetti personali e altro vestiario, mancano il libro di incantesimi e le componenti, mancano alcuni suoi diari e parte delle ricerche. Il topastro di Alakai ha scovato un piccolo anfratto sotto la scrivania, qui Sheila aveva nascosto uno dei diari mancanti, ma mancano gli appunti più recenti.

RICERCHE E APPUNTI

Gli appunti rinvenuti sono molto confusionari e spaziano molto su vari argomenti per poi concentrarsi principalmente nell'uso dell'energia negativa per creare costrutti. Vi sono studi abbozzati sui non morti e altri sulle varie energie magiche presenti nei piani interni, tutto però è quasi illeggibile, proprio a causa delle parti mancanti. Alakai li ha esaminati e non contengono messaggi nascosti.
In breve, le teorie di Sheila si prefiggevano lo scopo di animare un essere completamente artificiale con energia negativa ma le sue ricerche, per quanto ampie, erano ad un vicolo cieco. Il problema è che quando viene usata l'energia negativa come canale di potere per animare qualcosa - vivo, morto o artificiale che sia - l'essere risultante ricade all'interno della sfera della "non morte", sia direttamente che indirettamente. Questo significa che è l'energia negativa stessa a richiamare l'attenzione di poteri e creature provenienti dall'aldilà.

LUOGHI INTERESSANTI

Visti i risultati scadenti, Sheila ha cercato ulteriori informazioni in giro per il Faerun arrivando anche nelle valli. Mentre era qui ha individuato 4 luoghi interessanti per i suoi studi:
La Cripta delle Ombre a Shadowdale -"Posto lugubre, troppa energia elementale. Sensazione di essere osservati"
La Cripta Abbandonata vicino alla Breccia - nessuna nota
I Tumuli presso Ashabenford -"Strani residui di rituale effettuato. Da effettuare ulteriori controlli"
La Magione di Aencar a Battledale - nessuna nota

Ha inoltre inserito altri luoghi da controllare:
Galath Roost - qui avevamo scoperto noi alcune stranezze, ma lei non ha lasciato note
La Cripta Elfica infestata - "Solo Spiriti Vendicativi"
Il Labirinto Invisibile nel Cormanthor - "Già ripulito"
Tempio abbandonato di Bane nella Terra delle Bestie - nessuna nota

INDAGINI AI TUMULI

Avevamo accompagnato noi Sheila ai Tumuli, addentrandoci nella Cripta principale aveva notato col suo strumento una particolare fluttuazione dell'energia negativa, pari a quella di una mummia. Più avanti avevamo scorto i residui di un rituale eseguito di recente, ma non sappiamo di cosa si trattasse. Disse che avrebbe fatto ricerche in merito per capirlo e che entro un mese ci avrebbe dato notizie. Dopo un mese non si era rifatta sentire, così ho provato a contattarla senza successo. Saputa della sua scomparsa, ha continuato a non rispondere e non sono riuscita a vederla con la divinazione.

Durante un controllo notturno successivo, prima di apprendere della scomparsa di Sheila, avvistammo in tale cripta un'ala notturna che stava mettendo in fuga altre creture come belve distorcenti, fuochi fatui e noi. Non so se questo essere fosse legato a quel rito. Il giorno X sono tornata con Davian e i Trovatori di giorno per evitarlo e per cercare indizi o tracce di Sheila. Non abbiamo trovato nulla. Del rito non era rimasto niente, solo un Cavaliere della morte che abbiamo distrutto, non so se in modo definitivo. Forse Sheila non era ancora tornata qui.
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#76
* Nel diario si nota il dorso di una pagina che è stata tolta con uno strappo curato. La seguente copia viene scritta magicamente *


CORMYR 1381 MARPENOTH

Nel 1381, dopo Gran Raccolto, fu avvistata una grande oscurità addensarsi sui resti di Tilverton, mentre nelle città iniziarono a verificarsi disordini. Gruppi di criminali vennero fomentati per creare conflitti da cellule sharite alleate a Shade. Anche altri gruppi aiutarono gli shadovar, ma la loro presenza è tipica della situazione politica del Cormyr e non avrebbe luogo nelle Valli.
Una volta generato il caos nelle città, fecero muovere dei semiumani (orchi, goblin, hobgoblin, gnoll, ecc.) dalle terre di Helm e dalle montagne nord occidentali, in modo da spezzare le vie di comunicazione. Nel frattempo, in varie rovine nel Regno cercarono di aprire dei portali verso il Piano delle Ombre per avere rinforzi sempre freschi e immediati. Lord Daeron afferma che se avevano draghi a loro protezione, erano draghi d'ombra.

Gli Shadovar volevano la sottomissione del Regno, naturalmente. La loro ambizione è tutt'ora di restaurare l'Impero del Netheril di cui si ritengono i discendenti. Furono organizzate delle azioni di forza per chiudere i portali e il loro esercito fu affrontato ad Arabel, alle porte della città. L'esercito comandato dagli Shadovar consisteva essenzialmente in un'orda mista di semiumani, oltre a creature d'ombra e persino qualche demone.
Nel frattempo un piccolo gruppo di Stregoni della Guerra, uniti ad altri volontari, attaccarono una loro roccaforte nella parte settentrionale del Regno. L'intenzione degli shadovar era installare lì una sorta di artefatto magico, i cui effetti sarebbero stati simili a quelli del Mythal di Myth Drannor, amplificando gli effetti della loro magia. Una volta distrutto il loro artefatto e respinti ad Arabel, l'orda si dissolse e la guerra finì.

Tra le personalità che hanno partecipato e combattuto vi sono: ovviamente Lord Daeron della Fenice dopo essersi ripreso il suo titolo; l'Arcimago Kevamros e sua moglie, egli riportò gravi ferite e quasi impazzì; l'elfo mago proprietario dell'Armeria Arcana; tal Alister e sua moglie, una paladina di Tyr ma ora vivono nel Cormyr; un mezzorco e ancora non ci credo, ma pare si sia distinto nella battaglia di Arabel.

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DISORDINI A ESSEMBRA
Dopo che nell'Anauroch apparve la città volante di Shade, Thultanthar, cominciarono a verificarsi disordini a Essembra totalmente attribuibili a Lady Tabitha e la sua reggenza illegittima. Non vi è notizia di altri conflitti nelle Valli di tali entità. Gli atti di terrorismo furono imputati ad un gruppo di ribelli anarchici in opposizione alla tolleranza verso gli stranieri instaurata dalla Lady. Gli altri disordini non violenti, come la distribuzione di monete, è opera di Trovatori e avventurieri compreso il gruppo di Ethan, allo scopo di far far tornare Lord Ilmeth creduto morto anni addietro, far sparire baniti e thayan dalla Valle. Come hai detto dunque, nessun nesso con gli Shadovar

CONSIGLIO STRAORDINARIO DELLE VALLI
La casata Tanthul, che governa la città di Shade, venne a Essembra con una delegazione per chiedere [i] un'ambasciata[/i] al Consiglio delle Valli che si tenne a Essembra e fu ospitata alla Torre di Magia Dennin. Qui espresse il desiderio di visitare la città e i suoi dintorni, interessata particolarmente a conoscerne la storia. Io e Sek fummo incaricati di accompagnarli. Brennus Tanthul si mostrò formale ma gentile, disponibile al dialogo e non fece segreto delle loro richieste. Ovvio che sentendo la nostra storia raccontata dalla sua gente, si sia fatto un idea precisa di quali sono i nemici più temuti, tipo i drow. Il consiglio ovviamente rifiutò la loro richiesta.


LELAVDRA TANTHUL
Prima di ripartire, la principessa Lelavdra Tanthul si presentò alle Lame d'Argento offrendo favori in cambio della loro sottomissione. Si rivolse prima al sacerdote poi a me ma entrambi rifiutammo anche sotto minaccia. Chiesi espressamente perchè volesse proprio noi e rispose che ci riteneva "spietati". Uccise uno dei nostri inservienti rivelando padronanza della Nona Cerchia Arcana, poi andò via irritata. L'inserviente fu riportato in vita e le minacce non ebbero ulteriore seguito apparentemente. Ovvio pensare che come si è rivolta a noi, lo avrà fatto con altri ben più "spietati".
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#77
*il diario rimane trascurato nei giorni passati a combattere contro di draghi di Narlghatra. Quando la genasi fa ritorno narra gli eventi al Harald e si dedica al figlio.*


"AVETE DISTRUTTO I MIEI SERVI" 
"ORA DIVENTERETE IL MIO SPUNTINO" 

Dopo essersi fermata a riprendere fiato con un po' d'aria elfica, sotto gli occhi delle guardie la genasi attraversava l'Albero delle vie diretta a Essembra. Del tutto incurante del suo aspetto e di chi incrociasse, sporca dai capelli svolazzanti alle gambe tremanti, gli abiti malmessi e uno strano sorriso fossilizzato sul viso e gli occhi brillanti. Le orecchie ronzavano ancora chiudendola in un limbo personale mentre percorreva meccanicamente la strada verso il Tempio.

"Hey Harald com'è andata la giornata? Io ho ucciso un drago!"

Voleva parlare con lui, voleva buttarsi su un letto, voleva mangiare un cinghiale, urlare e dormire per due ere, ma invece, senza neanche rendersi conto, giunta davanti all'altare continuò a camminare verso le stanze sul retro. Come ogni madre era attratta magneticamente dal figlioletto. Qualunque cosa il piccolo stesse facendo, lei lo prese a sè baciandolo vigorosamente. Caranthir gatttonava già da tempo ormai e, a giudicare da un bernoccolo recente, probabilmente aveva tentato il bipedismo con scarso successo. Agli occhi di Darsa però, lui sarebbe stato sempre la stessa meravigliosa piccola fiammella. Forse ora un po' meno carino, scalcitante e insozzato dalla presa della madre. Portandolo in braccio, Darsa tornò dalla Fiamma Eterna e come se niente fosse riprese a parlare.

"Oh Harald..."

Come in una strana favola per le orecchie del figlio, Darsa narrò della battaglia che avevano appena vinto contro la fortezza drow, servi della dragonessa Thraxata. Minimizzando su quel "piccolissimo dettaglio" del "Dito della morte" che si era presa in pieno, quando con Ethan avevano squarciato la palizzata dei drow. Tappando le orecchie del genasi mentre imprecava contro quei "piccoli" bastardelli abissali che le saltavano addosso in ogni corridoio della fortezza, dalle stanze intrise di sangue e bradelli di elfi orrendamente trucidati. Sicuramente enfatizzò con troppo entusiasmo le "sublimi e letali fiammate" che si erano presi distruggendo i cristalli di un qualche rito di evocazione demoniaca. Per non parlare delle "Tempeste di meteore" che aumentavano di numero ogni volta che le citava a caso, rompendo la cronologia della narrazione.

"AHIA! Zakhar Caranthir Nietzen: lasciami subito!"

Come ogni pupetto che si rispetti, doveva strappare un po' di capelli alla madre, specie se gli ondeggiavano sotto il suo naso ipnoticamente. Una balia accorse subito in soccorso dell'imbranata madre, portandolo via da quella storia truculenta per "fare il bagnetto". Perchè si anche le genasi di tanto in tanto devono lavarsi, sebbene dagli strilli lungo il corridoio, forse il pargolo aveva intuito il suo triste destino. O più semplicemente non stava da troppo tempo con la sua mamma. Succede quando si ha una madre incapace di fermarsi, sempre intenta a rincorrere imprese, talvolta impossibili e quindi senza riuscire a portarle a termine, ovviamente. Darsa approfittò per sedersi sulla prima panca, riprendendo la narrazione con toni più adulti ma non necessariamente sensati.

"E niente.. poi ho tempestato di dardi un Balor degli Abissi e poi la dragonessa, due volte"

Parlò di come quel sacerdote si fosse ucciso per evocare il balor, tralasciando di come questo esplose in faccia ai combattenti più vicini, morendo contro l'ultimo dardo. La morte che Darsa aveva sempre sognato per se stessa, quella del balor, non degli scoppiati. Poi parlò di come primo drago, ucciso dopo tanta fatica, in realtà si era rivelato un simulacro di pietra. Confidò ad Harald le perplessità sue e degli altri che ne capivano, in quanto non era certo cosa "da draghi". Si ripromise di parlarne al maestro Amalyth ricordandosi delle sue sparizioni a "fiocchi di neve". Poi gli raccontò della bellissima donna che applaudì loro dopo aver ucciso Vizar puntandogli un dito. Colpevole e quindi meritevole di aver dato il colpo "mortale" al simulacro. Parlò di quanti erano caduti ancora sotto i suoi colpi tremendi, di come Davian resisteva mentre lei scaricava tutto ciò che le era rimasto di una bacchetta di Tempeste di dardi. Non che gli altri combattenti fossero da meno, intendiamoci, ma tra fedeli..

"Ora sono davvero molto stanca e affamata, se non ti spiace vorrei ritirarmi"

E lo fece davvero, portandosi nel letto, la sua piccola creaturina linda e pulita ma sempre scagazzante. Solo al mattino seguente si ricordò di citare ad Harald l'arco ammazzadraghi che però non era riuscita a vedere in azione così distante dall'elfa. E della cerca di draghi metallici intrapresa da altri. Disse che era ancora stanca ma impaziente di avere notizie, dunque avrebbe ripreso l'Albero delle vie passando per Myth Drannor. Oh si giusto, le avevano finalmente concesso il passaggio "fino a nuovo ordine". Darsa sorrise di come riguadagnava la città elfica una zolla alla volta, scherzando, chiese ad Harald quanto fosse grande la Città del Canto. Incurante di come lui non comprendesse il suo desiderio di liberarsi dal bando.
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#78
PRIMA DELLA BATTAGLIA

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Che sia questa la battaglia finale? Forse. Dovrebbe almeno. Sarà la più dura sicuramente perchè andremo contro la sorella maggiore Nevalarich e probabilmente la madre Narlgathra. Abbattere i più giovani Trahazata e il fratello Sssurist, già non sono stati esattamente una passeggiata. Siamo qui, orribilmente accampati nell'umida terra sotto un cielo altrettanto umido. Incapaci di addormentarci nonostante la lunga marcia, sento raccontare ognuno le disgrazie della propria vita. Tra chi ha perso i propri cari e chi proprio ora rompe l'atmosfera con un occhio segnato dalla zampata di uno gnoll. Più umiliante del graffio di un micetto in effetti...

E pensare che alle prime missioni metà di loro nemmeno sopportava l'altra metà. Certi avrebbero preferito staccarsi un occhio che combattere con certi altri. Adesso giurerei di aver visto strizzatine d'occhio, adesso... parlano! Forse siamo tutti un po' cambiati nel bene o nel male. Insieme abbiamo combattuto battaglie, tirato fuori idee assurde e svolto missioni, ci siamo parati il culo a vicenda e a vicenda mandati al diavolo all'occorrenza. Abbiamo vinto insieme ma abbiamo anche perso molto, non tutti siamo arrivati fin qui. Forse non andremo mai a braccetto ma questa esperienza in qualche modo ci accomuna tutti e ce la porteremo dietro fino alla tomba. Speriamo non domani.

Anche io ho avuto modo di conoscere meglio alcuni di loro e loro mi conoscevano già per quella che ero, nessuno per quella che sono. Ho concesso il mio aiuto agli elfi certo ma è più corretto dire che loro hanno concesso a me di aiutarli. Tanto che gli frega? Era snervante. Ero Sono l'arcanista più dotata tra i volontari ma ero esclusa pure mentre parlavano agli altri volontari. Dovevo muovermi da Essembra per raggiungere le Porte dell'Alba o far chiedere ad altri di permettermi di unirmi almeno alle battaglie. E dovevo pure stare attenta a cosa dicessi e come perchè tutto passava dal filtro del sospetto, in tutto veniva cercato un doppio fine a cui talvolta neanche pensavo. Stazionavo a Elven Crossing e fortunatamente la maggior parte dei volontari veniva per portarmi notizie e passare il tempo.

Ad ogni modo era l'occasione per saldare il mio debito, dimostrare chi sono. Non che sperassi in una catastrofe per farlo ma... vabè. Missione dopo missione, rapporto dopo rapporto, con l'abbattimento di Thraxata hanno finalmente compreso che il mio contributo è autentico e visto il mio potenziale. IO che da sola valgo almeno il doppio degli arcanisti volontari moltiplicato per il prodotto del decimo numero primo successivo alla somma del multiplo degli arcanisti elfi divisi per la Settima Cerchia che presto padroneggerò! Vecchie abitudini. In fondo sono una persona umile migliore di quando eravamo due.

Comunque sia il Kerym mi ha dato finalmente accesso alla zona dei portali e permesso di venire alla Torre della Spada coi volontari. Vengo finalmente considerata come gli altri volontari e loro, mi raggiungono spesso ai portali. L'unico posto di Myth Drannor a cui mi è stato dato accesso libero, permettendomi di far ritorno più spesso da mio figlio. Non ho trovato tra loro dei compagni fissi quali ho avuto in passato, non so se ne voglio, dopo il coltello nel polpaccio che mi ha piantato l'ultimo. Se c'è qualcuno che vorrei fosse ancora qui, è Ethan. Era un farabutto ma ha fatto in tempo a dimostrarmi che finalmente si fidava di me, peccato poi si sia fatto esplodere! Domani combatterò anche per lui.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#79
IL SUONO DELLE CATAPULTE

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La battaglia è stata lunga ed estenuante.
Far breccia a palle di fuoco in quelle maledette mura, respingendo continue ondate del loro esercito composto dalle creature più disparate, accomunate solo dalla volontà di sottomettersi a questi draghi. Mai visto Anthony così concentrato, indubbiamente motivato dalla possibilità di tirar fuori tutto il suo potere senza limiti. Entrambi coperti da Shedrimnes che ci spostava coi suoi poteri e povero chi ci si parava davanti. Mi ha sempre incuriosito come conciliasse il suo odio per gli abomini coi grandi poteri che ne derivano e che la rendono eccezionalmente forte e versatile. Non conosco la sua storia ma tra i presenti è sicuramente quella che più conosco e più mi stupisce. E non in negativo.

Poi sono arrivate le catapulte e noi ci preposti alla loro difesa.
E' quello il suono che ha scandito l'intera battaglia coi suoi colpi duri e regolari. Il suono incessante che ci ha accompagnati per tutto il tempo tenendoci ancorati a questa realtà, distaccandoci dalle frastuono della battaglia per mantenere la concentrazione necessaria durante il giorno. La notte invece, lo stesso suono ritmava all'infinito i nostri sogni, quelli che nemmeno ricordo di aver fatto, come se avessi solo chiuso gli occhi nel buio. Un sonno preceduto dal sussulto di quel breve attimo in cui la mente gioca coi ricordi, trasformando in frustate i colpi delle catapulte vicine, prima di crollare in preda alla stanchezza.

Per tutto l'assedio non abbiamo mai perso terreno.
Circondati dall'odore di sangue e bruciato, le grida dei compagni, il fragore delle lame e gli schianti degli incantesimi andati a segno fino a conquistare le mura. Mentre i falchi coi loro cavalieri elfici conquistavano il cielo, combattendo le viverne fino a farle stramazzare al suolo una dopo l'altra, lasciando a noi il compito di finirle e.. tirar fuori Althimara da sotto le carcasse. L'ultimo giorno, proprio quando eravamo pronti a fare irruzione nella fortezza, si è presentato Lord Ilmeth con parte del suo esercito.

Al di là del "mito" che lo precede, credo che Lord Ilmeth sia solo un uomo come tanti ma che a differenza di tanti lord se lo ricordi ancora. Estraneo a sete di potere e conquiste fini a se stesse, pare servire il suo popolo più che comandare. Peccato però che si sia fatto imprigionare nei vincoli dei suoi stessi doveri e nelle formalità più inutili. Io comunque non avevo mai visto un lord insistere tanto per combattere in prima persona quando ci sono già altri a farlo. Del resto, non avevo mai visto nemmeno un lord far ritorno dai morti dopo anni.

Dentro la fortezza il combattimento è stato ancora più duro e non c'erto per opera di Nevalarich, che è rimasta per tutto il tempo nascosta nella sua tana come un gattino impaurito. E' morta maledicendo gli Shadovar, i cui assassini si erano palesati colpendoci alle spalle lungo i cunicoli. Chiunque abbia osato piegare al suo servizio un regale Monolito del Fuoco non era più lì, ma pagherà prima o poi. Almeno adesso sarà chiaro a tutti che sono stati loro a istigare i draghi rossi per intrattenerci mentre portano avanti i loro piani. Spero che al nostro ritorno Alakai abbia scoperto cosa tramano.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#80
NOVILUNIO

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La guerra si è conclusa nella notte più buia. Quando la luna raggiunge il suo nodo finale e si nasconde ai mortali mostrando un volto completamente in ombra. Ma il Novilunio col suo stesso nome promette un nuovo inizio, è il giorno in cui comparirà una nuova luna. Un nuovo inizio per noi o per i nostri nemici. Gli Shadovar che sotto il cielo più nero svolgono i loro potenti rituali per distruggere la città degli elfi, l'ostacolo al raggiungimento dei loro ambiziosi obiettivi. La stessa notte in cui con ogni probabilità i possenti draghi rossi avrebbero mosso il loro attacco, se non li avessimo distrutti uno per uno e attaccato il loro esercito in quella stessa notte.

"Amici, alleati
Oggi è un giorno di grande festa per l'impero del Cormanthor  
Innanzitutto perché la minaccia di Narlgathra, che gravava sulle nostre teste e sui nostri cuori, è definitivamente un ricordo del passato  
Ed in secondo luogo perché questo è il giorno che segna l'inizio di una nuova era"

Una notte intrisa di sangue e violenza che pareva non finire mai. Non ci fu nessun assedio questa volta, nessuna fortezza da abbattere con le catapulte. Solo la terra bruciata e malsana di quella che un tempo era conosciuta come la Valle di Smeraldo, Faelorin. Ora niente più di un groviglio di Alberi Intrecciati le cui radici rigurgitavano orde di umanoidi di ogni tipo, dai pelleverde e lucertoloidi agli ogre e giganti, compresi non morti e giganti. Sopra i rami contorti le viverne venivano abbattute dai grifoni dove i nostri guerrieri le finivano con non poche difficoltà. E chissà se dopo Venom e dopo Narlgathra, questa sarà l'ultima battaglia per questa terra martoriata.

"In passato, Cormanthyr era il nome del nostro impero e Cormanthor era la sua capitale
Questa città che, quando fu eretto il Mythal, prese il nome di Myth Drannor
Vi erano molte altre città ma a una a una tutte sono cadute nell'oblio
L'ultima è stata Faelorin e noi la ricostruiremo di nuovo
Così che possa diventare ciò che un tempo fu Semberholme per gli elfi, la culla del nostro impero
Adesso è il momento che il Cormanthyr torni a espandersi"

Quando finalmente ci fu concesso un po' di respiro, nel cielo vedemmo la luna oscurarsi ancora per un momento, Narlgathra era lassù e immediatamente le nostre alleate metalliche spiccarono il volo. La giovane elfa scambio le delicate sottane con furiose scaglie d'argento e l'anziana vecchietta mollò i suoi ricami per spiegare magnifiche ali di bronzo. Finalmente potevo vedere Sunsetthalithanz in tutto il suo splendore. Lottarono in cielo coi grifoni di Arandil e Karyn che parevano non chiedere altro. E noi sotto a bruciare con più fuoco di quanto non abbia mai fatto in vita mia.. tutto ciò che impunemente avanzava verso noi. Non fu facile, versammo sangue in molti pensando solo a combattere appena le cure ci ridavano un po' di respiro.

"E se oggi questo è possibile...
E' grazie al coraggio dell'Akh Velahr e dei volontari che si sono uniti all'esercito  
Che pur non avendo nessun obbligo nei nostri confronti
Nessun giuramento da rispettare
Si sono fatti carico della nostra guerra e dei nostri nemici
E hanno combattuto fianco a fianco ai nostri soldati"

E poi piovve sangue. Alzammo gli occhi sgomenti solo per vedere l'argentata Eliaqualcosa precipitare ferita, sconfitta ma viva. Sunsetthalithanz e Narlgathra ruggivano avvinghiate in una lotta impressionante, entrambe determinate a sconfiggere l'avversaria. Dannazione, mai prima mi sono sentita così piccola e così impotente. Non aveva più importanza se qualche sparuto gnoll fuggiva. Li avevamo sbaragliati! Era lei il nemico da abbattere ora! Ma vai a farlo capire a quelle marionette in armatura.. Solo all'ultimo riuscimmo a raggiungere le dragonesse per colpire anche noi Narlgathra più o meno come bimbi che pigliano a sassate una statua di piombo. Fu lei, Sunsetthalithanz, ad avere l'onore del colpo mortale quando affondò i denti sul suo collo soffiandole direttamente in gola tutto il suo fuoco. La battaglia si era conclusa.

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Gli elfi disposero dei sassi intorno al corpo della dragonessa, in ricordo di tutti i caduti e le vittime che aveva mietuto. Vidi Shedrimnes stringere una piuma malridotta, forse tutto ciò che era riuscita a recuperare di Ethan. E quello fu l'unico momento amaro e solenne, seguiti da giorni di festa che partirono già al campo. Rientrando a Myth Drannor pensavo solo alla scomodità di dover poi spostarmi altrove per avere un camino e magari letto caldo, l'unica cosa che bramavo. Invece fummo accolti tra applausi come ad una parata e dovemmo sfilare e schierarci in riga quando la Coronal annunciò la celebrazione che ha infine avuto luogo. Ero contenta che il Kerym  mi avesse invitata a restare per la festa, almeno non sarei rimasta sola in un angoletto a fissare i portali.

"Darsa Naur  
Fino a qualche tempo fa eravate una nemica della nostra città
Ma avete combattuto con onore e con coraggio per una città che non solo non è la vostra, ma che vi aveva scacciata ed esiliata
Per il vostro impegno nella guerra, la Coronal del Cormanthyr ha acconsentito a sollevare in via permanente il vostro esilio
Da oggi, vi è concessa la libera circolazione in tutto il territorio del Cormanthyr "

A nome dell'impero del Cormanthyr, il Capitano Fflar Starbrow ringraziò tutti per il servizio offerto. Tutti sarebbero da oggi sarebbero stati benvenuti a Myth Drannor e volendo avrebbero potuto anche prendere cittadinanza. Loro almeno. Ad alcuni come Shedrimnes e Wren venne offerto anche un posto tra le fila dell'Akh Velahr. Ci offerto anche un forziere con doni magnifici, nel mio, una veste magica di salamandra e un mantello di pelle di drago rosso. Sublimi. La cosa strana, è che dopo tanta fatica e tanta attesa per riuscire a liberarmi del bando da Myth Drannor, non sapevo come reagire una volta ottenuto. Ottenuto davvero? Ci è voluta una notte di alcol e balli coi satiri di Eitinel prima che la consapevolezza mi bussasse al cervello. Assieme al mal di testa.

Questi sono i nomi dei compagni con cui io, Darsa Naur, mi sono battuta in questa guerra:

Leonides Nathos, Vizar, Anthony Webber, Wren,
Davian Thule, Valen Drake, Ariah, Lendral Ravenwood
Cristopher Nightsong, Shedrimnes Alsaryen, Haidar Leondorato
Iskandar Lightbringer, Althimara Halavanthlarr
Xenia Attinori, Eitinel Ravenhrearth, Annette Helen Mathlin,
Vadlev Litke, Vesna Iltazyara, Basilius

Ethan Dundragon, morto per proteggere la Pietra Verticale
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