22-12-2018, 18:27
EPILOGO
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C'era una volta una bambina bella e aggraziata, con tutta la vita davanti. I genitori l'amavano molto e per questo decisero di tenerla lontana dalle strade di Luskan pagando un'insegnante privata che la seguisse tutto il tempo. Sarina, questo il nome dell'insegnante, accettò di buon grado il lavoro perché era meglio badare alla marmocchia di due benestanti signori piuttosto di monetizzare le molestie dei bevitori in qualche locanda del porto. La piccola non brillò mai nella cultura o nella magia, che pure aveva provato a insegnarle, quindi a un certo punto si accontentò di farle da balia ed educarla come poteva.
Quindici anni più tardi la bellezza di Sarina cominciò a sfiorire proprio quando il suo lavoro stava per mancare, perché ormai la bambina era diventata una donna e non avrebbe più avuto bisogno di lei. Tentò quindi di ottenere un lauto pagamento di buona uscita, che però gli venne negato dai due genitori perché nel frattempo avevano cominciato a trovarsi in difficoltà economiche per via dell'incessante guerra tra le ciurme di Luskan. Le promisero che l'avrebbero raccomandata ad amici e parenti, ma a Sarina questo non bastava, perché aveva sempre considerato degradante essersi ridotta a fare da tata e sentiva di meritare un premio per essersi abbassata a tanto. Come molti artisti sognava la ribalta e il successo, ma gli anni erano volati e presto sarebbe stata rispedita alle sue avventure senza poter più utilizzare le occhiate di desiderio come trampolino di lancio. Covò il rancore che si cela bene dietro al sorriso e nell'ultimo periodo salariato, che sarebbe culminato con il ventesimo compleanno della ragazza, passò segretamente al soldo di una casata nemica. Grazie ai suoi accordi l'immobile venne occupato con la forza proprio durante la festa di quella che per tanto tempo era stata la sua studentessa, alcuni importanti alleati finirono uccisi o intimiditi, gli affari dei due genitori scivolarono in altre mani e la festeggiata si ritrovò nottetempo sfrattata e povera. Ancora vestita con l'abito elegante della sera prima provò a rivolgersi a quelli che riteneva amici e fidati ma rimbalzò contro un muro di intolleranza e pregiudizio da parte di quelli che aveva considerato virtuosi operanti della legge, che si limitarono a dirsi sorpresi che non fosse successo prima e che anzi quanto accaduto fosse una sorte più che meritata.
Anche se delusa e amareggiata la ragazza però non si diede per vinta, perché di nascosto dalla sua insegnante aveva trascorso l'adolescenza a sgattaiolare fuori dalle mura della sua prigione dorata attirata dalla proibita vita notturna di Luskan, e ricorse ai suoi talenti furtivi per sostentare i genitori con borseggi e manomissioni. Non ci volle molto per finire reclutata controvoglia in una organizzazione malfamata, che lei assecondò pur di vedere i propri genitori al sicuro. Sarina intanto aveva cominciato a vivere in quello che un tempo era stato il suo edificio, e lei la odiava per questo, ma sapeva che così ridotta in miseria non avrebbe avuto l'appoggio di nessuno per fargliela pagare. Si tinse i capelli di nero, promise un'ingente somma di denaro al suo nuovo capo e partì per cercare fortuna fuori da Luskan al fine di accumulare un tesoro abbastanza grande da sbloccare gli averi di famiglia. Dopo un lungo viaggio in continente giunse nelle Valli animata esclusivamente dal principio della vendetta e del guadagno: aiutò briganti, drow e licantropi, strinse alleanze improbabili e girò gli occhi altrove più volte di quello che avrebbe voluto, sposò un criminale per interesse e barattò tutto quello che le era rimasto così che ai genitori fu infine permesso di lasciare Luskan illesi.
Con la sua famiglia ormai al sicuro non rimaneva che farla pagare alla donna che l'aveva ridotta in miseria: aveva pianificato una punizione esemplare mettendo da parte monili e incanti, aveva chiesto consulto a maghi e stregoni e valutato le opzioni più estreme. Era pronta a prendersi la soddisfazione che anelava da anni, ma l'incontro con una sopravvissuta che come lei si era fidata di una donna che non era sua amica la fece specchiare con gli occhi del futuro su quello che sarebbe potuta diventare se avesse scelto di perseguire quella strada. Le altre persone significative che si succedettero nella sua vita la fecero riflettere ogni volta su quanto buio la vendetta sapesse portare in dote e si sorprese a utilizzare la sua ultima identità, quella festosa de la Grande Bardot, non per commettere ulteriori illeciti ma per riparare a quelli commessi ai danni degli innocenti, come era stata lei un tempo. Sospesa tra il bene e il male realizzò che una vita piena fosse essa stessa la migliore vendetta verso chi aveva voluto la sua rovina, organizzò inaspettatamente i suoi averi affinché potessero essere germoglio per il prossimo e lasciò le Valli per ricongiungersi ai suoi genitori e al suo compagno vivendo altrove il nuovo inizio di un'alba tiepida, sarebbe stata per sempre la Grande Bardot e non avrebbe avuto bisogno di una maschera mai più.