09-04-2019, 21:35
Lo scontro finale era iniziato con una marcia. La marcia di un esercito e di un gruppo di volontari. Noi quei volontari. Un manipolo di individui alquanto eterogeneo invero. Tuttavia eravamo lì, diretti verso l'esercito di Narlgathra. Ognuno aveva motivazioni proprie, dubbi e certezze, una cosa avrebbe unito ognuno di noi, la battaglia. Questo era ciò di cui ero e sono certo, una guerra rende i propri compagni gli unici a cui potersi aggrappare. Se non sei disposto a farlo o a permetterlo considerati già morto. Questa è la guerra.
Poi tutto precipitò nel fragore delle armi e degli incantesimi. Fuoco e saette, grida e preghiere, sangue ed ossa. Morte. L'esercito del nemico era imponente ed ogni genere di creatura ci fù vomitata contro. Dalle bestie più orribili, ai non morti, a statue animate a possenti giganti. Combattemmo, soffrimmo, ma non cedemmo. Ogni nostro piccolo passo verso il nemico era un passo verso la vittoria. Guadagnavamo ogni centimetro combattento senza tregua, mentre nel cielo uno scontro cento volte più terrificante aveva luogo. Tre draghi si fronteggiavano ed insieme a loro combattevano un grifone ed il suo signore affiancato da un mago elfico.
Ogni istante poteva essere l'ultimo, ed ogni colpo era inferto come fosse l'ultimo. Avanzavo con intorno a me i miei compagni ed infine li vedemmo precipitare. I draghi spostarono il loro scontro al suolo, ormai l'esercito di Narlgathra era stato soggiogato.
Ci dirigemmo verso il luogo dove le due possenti creature si fronteggiavano e li vedemmo. Narlgathra era avvinghiato alla sua nemesi il drago di bronzo. Le mastodontiche creature si fronteggiavano certe che quello era lo scontro finale. Quando infine Narlgathra fu morsa al collo e sgozzata. Cadde in un rantolo eterno. Era tutto finito, così la nemica del Popolo ricevette il suo castigo.
La gioia della vittoria era bilanciata dalla sofferenza ricevuta durante la guerra. E vedere gli elfi deporre sassi intorno al corpo morto del drago in segno di rispetto dei loro defunti imprimeva un irreale silenzio a quel campo di battaglia. I ciottoli di Alberi Intrecciati che Narlgathra non aveva potuto bruciare.
Mi aveva colpito quella scena ed ancora adesso non riesco a fare a meno di rimembrarla con un senso di profondo rispetto.
Poi giunse il rientro trionfale, le grida di giubilo ed i ringraziamenti. Il momento dei discorsi e la sincera gioia di poter riassaporare un pò di pace e serenità. E di certo Myth Drannor era una città che sapeva rendere una giusta serenità a chi vi risiedeva.
Non mancarono neanche grandi festeggiamenti ed onori. Essere chiamato per primo a ricevere il ringraziamento ed il dono della Coronal e del suo consorte in nome del Popolo elfico mi riempiva di orgoglio. La spada e lo scudo, fatti con il dente e la pelle di Narlgathra, era certamente un dono di grande valore. Ma la cosa che più muove il mio cuore è aver avuto la cittadinanza di Myth Drannor ed essere chiamato amico degli elfi.
Sono pienamente conscio del grande onore concessomi e farò in modo che questa fiducia non venga mai tradita.
Guardo questa splendida città e sento che qualcosa di me si è ritrovato. Qualcosa che da tanto tempo si era perso...
Leonides Nathos
Sek Nefer
Ramses Amosis
Kal Strike