02-05-2019, 10:47
Il grosso dei preparativi era stato fatto. I soldi – così tanti, Lendral non ne aveva visti mai così tanti tutti insieme sotto lo stesso tetto, nemmeno al tempio di Arabel – erano state raccolti. A ben pensare, qualcuno avrebbe definito un po’ avventato, persino imprudente imbarcarsi nell’impresa in cui si stava imbarcando il giovane sacerdote; tuttavia, imprudenza e avventatezza andavano di pari passo con fortuna e audacia, e il mezzelfo abbondava di entrambe.
Fu così che iniziarono a farsi sempre più frequenti le spedizioni fuori città per cercare i futuri elementi che avrebbero costituito i punti d’interesse principali della sede. Approfittando della presenza di Eitinel – che, coltello da erborista alla mano, era solita osservare con espressione mesta Lendral menomare e brutalizzare poveri cespugli indifesi in maldestri tentativi di ricavare materie prime per farmaci artigianali – il gruppo iniziò a esplorare caverne e anfratti lontani dalla luce del sole, alla ricerca di semi di piante inusuali che arricchissero l’orto della sede.
La prima tappa di questi viaggi fu la Terra delle Bestie: la sconfinata distesa di terre brulle non solo finì per fruttare alla giovane druida una scorta di semi di piante che crescevano in una caverna infestata da umanoidi mostruosi, ma fece guadagnare a Velyahn anche una lanterna di foggia antica rinvenuta all’interno di un tempio sconsacrato, sapientemente estratta dal muro cui era fissata grazie a un incantesimo di Eitinel. Lendral, dal canto suo, ci guadagnò uno shock elettrostatico a causa di una trappola elettrica che Vaghar riuscì a evitare con grande maestria ed efficienza. Anche troppa, forse, considerato che il povero mezzelfo si trovava proprio sulla linea di elettricità, e suo malgrado divenne il conduttore più vicino su cui il fulmine si riversò prima di diramarsi sugli altri compagni di spedizione.
La decade successiva alla spedizione, Velyahn, Lendral, Eitinel, Vaghar e Althimara incontrarono la consigliera Woodsong presso la locanda della Foglia Dorata a Elven Crossing. Durante il breve incontro, il gruppo ottenne il fondamentale benestare dell’elfa a edificare la sede entro le mura della città. La condizione implicita, tuttavia, era di evitare di portare creature pericolose entro il perimetro della città per non esporre i cittadini e le infrastrutture a problemi di sorta. Congedata la consigliera, al gruppo non restò che scegliere se sottostare alle condizioni della consigliera o meno.
Vista l’intenzione generale di non voler avere problemi con la città e al contempo di non precludersi la possibilità di portare creature aggressive più o meno vive all’interno della loggia per studiarle e catalogarle, la scelta dei membri della neonata gilda ricadde sulla seconda, decidendo di comune accordo di edificare la loggia al di fuori di Elven Crossing, a qualche chilometro di distanza.
Non rimase quindi che dividersi i vari compiti per ottimizzare i tempi: Lendral riuscì a incastrare Althimara scaricando sulla povera elfa il fardello del cercare degli ingegneri e architetti disposti a creare il progetto della sede e a sovrintenderne la costruzione. Avrebbe accompagnato l’elfa per evitare di vedersi affibbiati altri compiti, e ovviamente per stuzzicare la soldatessa al di fuori del proprio elemento quanto lui.
Fu così che iniziarono a farsi sempre più frequenti le spedizioni fuori città per cercare i futuri elementi che avrebbero costituito i punti d’interesse principali della sede. Approfittando della presenza di Eitinel – che, coltello da erborista alla mano, era solita osservare con espressione mesta Lendral menomare e brutalizzare poveri cespugli indifesi in maldestri tentativi di ricavare materie prime per farmaci artigianali – il gruppo iniziò a esplorare caverne e anfratti lontani dalla luce del sole, alla ricerca di semi di piante inusuali che arricchissero l’orto della sede.
La prima tappa di questi viaggi fu la Terra delle Bestie: la sconfinata distesa di terre brulle non solo finì per fruttare alla giovane druida una scorta di semi di piante che crescevano in una caverna infestata da umanoidi mostruosi, ma fece guadagnare a Velyahn anche una lanterna di foggia antica rinvenuta all’interno di un tempio sconsacrato, sapientemente estratta dal muro cui era fissata grazie a un incantesimo di Eitinel. Lendral, dal canto suo, ci guadagnò uno shock elettrostatico a causa di una trappola elettrica che Vaghar riuscì a evitare con grande maestria ed efficienza. Anche troppa, forse, considerato che il povero mezzelfo si trovava proprio sulla linea di elettricità, e suo malgrado divenne il conduttore più vicino su cui il fulmine si riversò prima di diramarsi sugli altri compagni di spedizione.
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Vista l’intenzione generale di non voler avere problemi con la città e al contempo di non precludersi la possibilità di portare creature aggressive più o meno vive all’interno della loggia per studiarle e catalogarle, la scelta dei membri della neonata gilda ricadde sulla seconda, decidendo di comune accordo di edificare la loggia al di fuori di Elven Crossing, a qualche chilometro di distanza.
Non rimase quindi che dividersi i vari compiti per ottimizzare i tempi: Lendral riuscì a incastrare Althimara scaricando sulla povera elfa il fardello del cercare degli ingegneri e architetti disposti a creare il progetto della sede e a sovrintenderne la costruzione. Avrebbe accompagnato l’elfa per evitare di vedersi affibbiati altri compiti, e ovviamente per stuzzicare la soldatessa al di fuori del proprio elemento quanto lui.
Lendral Ravenwood