28-06-2017, 15:09
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 28-06-2017, 15:14 da elyss.)
Ho diciassette inverni, in questo momento sono nuda davanti allo specchio, studio il mio corpo e le curve che producono, le mie cicatrici, la taverna dove ho preso la stanza è silenziosa e con le luci soffuse, quasi buie, mi guardo e cerco di capire chi sono..
Sono figlia di Ulric, mio padre, guerriero e ruathen, morto ormai da molti inverni e vivido solo nei racconti
Sono figlia di Lagherta, cacciatrice e ora amante del mio Jarl, che pur lasciandomi libera non si è fidata delle mie capacità, mandando un protettore
Sono figlia del mio clan, i Eydirdafrblod, il sangue per noi è importante, la battaglia lo è.. il mietere vittime in onore dei nostri dei...
Sono Aslaug e in tutti questi anni non ho capito chi sono, quando raggiunsi i dieci inverni andai a caccia, per conquistare il mio diritto di cacciatrice e donna guerriera, riuscii lì dove altri perirono, uccidendo il cervo dalle grandi corna.. quindici giorni tra neve e ghiaccio.. sofferenza e lacrime nascoste che non potevo mostrare in compagnia.
Ora guardo il mio viso e rifletto, oggi ho tolto l'armatura e indossato un abito, costretta dalle esigenze, ho mentito senza usare la forza.. non ho richiesto sangue ma ho raggiunto lo scopo, non avevo mai considerato il mio aspetto e l'effetto che causa su chi mi circonda;
questa terra, che tanto mi attirava durante le razzie nelle coste mi guarda da fuori e se non parlo o mostro i miei istinti mi considera desiderabile, un aspetto mai esplorato, ho sempre pensato che se voglio qualcosa la prendo, anche se fosse un uomo e viceversa deve riuscire a farlo, ma qui sembra tutto diverso, dice bene Fjolnir quando esasperato dice che sono tutti strani e incomprensibili.
Guardo l'armatura stesa nel letto, non è come quella che usa mia madre, ho rattoppato le perdite sulla base in mitrhyl, utilizzando pezzi recuperati, stoffa verde per confondermi nel fogliame.. e rifletto sulle nostre usanze, sono sempre stata ribelle, mai prese in considerazione, ma fino a che punto mi spingerò?
Sono figlia di Ulric, mio padre, guerriero e ruathen, morto ormai da molti inverni e vivido solo nei racconti
Sono figlia di Lagherta, cacciatrice e ora amante del mio Jarl, che pur lasciandomi libera non si è fidata delle mie capacità, mandando un protettore
Sono figlia del mio clan, i Eydirdafrblod, il sangue per noi è importante, la battaglia lo è.. il mietere vittime in onore dei nostri dei...
Sono Aslaug e in tutti questi anni non ho capito chi sono, quando raggiunsi i dieci inverni andai a caccia, per conquistare il mio diritto di cacciatrice e donna guerriera, riuscii lì dove altri perirono, uccidendo il cervo dalle grandi corna.. quindici giorni tra neve e ghiaccio.. sofferenza e lacrime nascoste che non potevo mostrare in compagnia.
Ora guardo il mio viso e rifletto, oggi ho tolto l'armatura e indossato un abito, costretta dalle esigenze, ho mentito senza usare la forza.. non ho richiesto sangue ma ho raggiunto lo scopo, non avevo mai considerato il mio aspetto e l'effetto che causa su chi mi circonda;
questa terra, che tanto mi attirava durante le razzie nelle coste mi guarda da fuori e se non parlo o mostro i miei istinti mi considera desiderabile, un aspetto mai esplorato, ho sempre pensato che se voglio qualcosa la prendo, anche se fosse un uomo e viceversa deve riuscire a farlo, ma qui sembra tutto diverso, dice bene Fjolnir quando esasperato dice che sono tutti strani e incomprensibili.
Guardo l'armatura stesa nel letto, non è come quella che usa mia madre, ho rattoppato le perdite sulla base in mitrhyl, utilizzando pezzi recuperati, stoffa verde per confondermi nel fogliame.. e rifletto sulle nostre usanze, sono sempre stata ribelle, mai prese in considerazione, ma fino a che punto mi spingerò?