30-06-2017, 08:30
Lo scontro era stato duro, durissimo, e tutti e tre avevano la consapevolezza di essere stati risparmiati solo perché la grossa creatura aveva altre priorità, o perché forse con un barlume di saggezza animale aveva intuito che i nemici dei tuoi nemici sono in fondo i tuoi amici.
Nell'impeto del momento, mentre l'orso si avvicinava Velyahn aveva avuto la prontezza di iniziare a muovere le mani per lanciare un incantesimo di invisibilità, ma si era fermata immediatamente. Rapidissimi pensieri l'avevano bloccata, primo tra tutti la paura causata la stazza dell'essere, il secondo l'idea che l'orso grazie al suo olfatto forse avrebbe potuto comunque attaccare a colpo sicuro, il terzo una questione etica: avrebbe fatto certamente in tempo a salvare una persona sola, ma chi? Era davvero pronta a sacrificarsi per loro? Forse sì, almeno dovendo agire d'istinto... ma chi sarebbe stato tra i tre il più adatto, quello che poi avrebbe saputo comportarsi con maggior lucidità per aiutare gli altri due?
Con un sospiro, dovette accettare la consapevolezza che aveva ancora tante cose da imparare. Questa nuova terra la stava mettendo alla prova con impegni e difficoltà che non aveva mai dovuto affrontare prima. Né aveva mai realizzato davvero che la vita dell'avventuriero a cui stava provando più o meno a dedicarsi non era fatta solo di pericoli effettivi, ma anche di scelte e problemi morali.
Abbandonò quei pensieri rimandandoli a future riflessioni alle quali in realtà non si sarebbe mai dedicata davvero, lasciandosi coinvolgere dalla soddisfazione per la missione compiuta mentre tranquillamente tornavano provati ma felici verso zone più sicure.
La sua storia con quei due fratelli si era certamente sviluppata in modo peculiare. La prima volta che li aveva visti, Nedrel era quasi morto "per gioco". La seconda interazione degna di nota che aveva avuto con loro, era stata quando assieme ad Amarthion e Liri aveva accompagnato Esme alla ricerca del fratello che si era andato a ficcare da solo nelle Mosstrunks. Insomma, non propriamente una prima impressione edificante. Poi però nei giorni successivi qualcosa era mutato.
Non era facile per lei abituarsi a una terra e a delle persone così diverse da quelle da cui era abituata. Cercare di adattarsi a quegli umani e ancor di più a tutte le altre razze strane, provare a comportarsi in modo tranquillo e informale sempre e comunque non erano esattamente delle prove semplicissime, e ancora faticava a capire di preciso quando e come poteva abbassare le proprie difese con gli altri, che fosse per quei modi artefatti o nel raccontarsi a qualcuno.
In quell'ottica era stata la quasi incosciente spontaneità dei due a farla avvicinare a loro. Anche se ancora non aveva avuto modo di conoscere bene il ragazzo mascherato, l'entusiasmo di Esme l'aveva fatta sentire molto più vicina al suo vero essere di quasi chiunque altro, e aveva l'impressione che sarebbe potuta diventare una degna spalla nel fare cose divertenti in futuro.
Anche i suoi obiettivi con Amarthion erano abbastanza simili a quelli di Esme, o almeno così riteneva. L'idea di provare a far tornare un po' di vitalità in quell'elfo che chiaramente aveva perso tutto, il riuscire a farlo sorridere. Era anche per questo che quel giorno in piazza aveva fatto la battuta che avrebbe dovuto accompagnare Esme alla festa... voleva solo provare a metterlo in imbarazzo e divertirsi un po', ma si erano scatenate ben altre reazioni. Probabilmente avrebbe aiutato i due fratelli anche se tutta quella vicenda non fosse nata a causa sua, considerati anche i cuccioli in pericolo, ma per com'erano venute le cose si sentiva ancora di più responsabile.
Già, i cuccioli e la responsabilità. Nella sua terra natia la natura era ben capace di difendersi da sola, e tutto ciò che le davano gli umani eranono rispetto, ammirazione e un giustificato timore. Ma lì, in quella nuova regione, per quanto grossa e imponente potesse apparire la natura selvaggia percepiva chiaramente che vi era un equilibrio estremamente più fragile rispetto a quello al quale era abituata. La creazione di Bhalla in quei posti non aveva bisogno solo di amore, ma di molta protezione. Non aveva mai avvertito un simile sentimento verso la natura stessa. Se ne sentiva in qualche modo parte, ne apprezzava i rumori, gli odori e i colori. La usava come ispirazione per la sua arte e per soddisfare il suo bisogno di bellezza. Ma come non si può pretendere che una bambina aiuti a riparare il tetto sfondato dalla neve della casa che pure la protegge e la tiene al sicuro, così lei non si era mai davvero sentita responsabile per la natura. Ora iniziava a comprendere davvero le motivazioni di sua madre... tutte e due. Probabilmente diverse persone avrebbero potuto capirla, da quelle parti. Aveva già conosciuto molti difensori delle terre selvagge, forse sarebbe stato il caso di provare a parlare con qualcuno loro, a cominciare dallo stesso Amarthion che li aveva cacciati in quel guaio.
Mentre erano di guardia alla caverna, si aspettava di vederlo sbucare da un momento all'altro. Era convinta del fatto che li stesse tenendo d'occhio in qualche modo, direttamente o tramite un animale o addirittura avesse organizzato lui tutta la situazione... poteva essere un testone scorbutico, ma non li avrebbe mai messi in un guaio del genere senza avere un piano di riserva. Ciò che la spaventava un po' al riguardo, semmai, erano le reali motivazioni per cui l'elfo poteva aver messo su tutta quella cosa. Sperava fosse "solo" per responsabilizzare Esme e farle capire che anche le piccole cose vanno guadagnate. Certo, per quanto lui non avesse esattamente il diritto di farle da padre poteva avere un senso. Eppure la parte più sospettosa di lei temeva che l'elfo volesse solo creare aspettativa nella ragazzina per poi deluderla, anche dopo che si era impegnata così tanto. Sua madre le diceva spesso di stare lontana dalla negatività e dalla depressione, perché come un gorgo trascinano a sé e distruggono tutti gli aspetti di una persona, e poi anche di quelle intorno a sé. E se fosse stato solo quello, lo scopo di Amarthion? Non restava che aspettare e scoprirlo... dopotutto, quella vicenda era stata un esame per loro, ma sarebbe andata anche pesantemente a punzecchiare il senso di umanità dell'elfo.
Si sentì alquanto furba per aver sviluppato quel pensiero e all'idea che avrebbe contro-esaminato l'elfo.
Poi d'un tratto si accigliò, fermandosi per quasi un minuto a pensare quale fosse il corrispettivo elfico della parola umanità. Ma la risata di Esme che le chiedeva il motivo della faccia buffa che stava facendo, la fece tornare alla realtà, e tornò a prestare attenzione alla ragazzina, soffermandosi a studiarne la corporatura. In pochi istanti, un nuovo flusso di pensieri e idee aveva invaso la mente di Velyahn, che già era persa nuovamente nel mondo della sua fantasia pensando a quale vestito avrebbe potuto far preparare per l'amica in vista della festa.
Nell'impeto del momento, mentre l'orso si avvicinava Velyahn aveva avuto la prontezza di iniziare a muovere le mani per lanciare un incantesimo di invisibilità, ma si era fermata immediatamente. Rapidissimi pensieri l'avevano bloccata, primo tra tutti la paura causata la stazza dell'essere, il secondo l'idea che l'orso grazie al suo olfatto forse avrebbe potuto comunque attaccare a colpo sicuro, il terzo una questione etica: avrebbe fatto certamente in tempo a salvare una persona sola, ma chi? Era davvero pronta a sacrificarsi per loro? Forse sì, almeno dovendo agire d'istinto... ma chi sarebbe stato tra i tre il più adatto, quello che poi avrebbe saputo comportarsi con maggior lucidità per aiutare gli altri due?
Con un sospiro, dovette accettare la consapevolezza che aveva ancora tante cose da imparare. Questa nuova terra la stava mettendo alla prova con impegni e difficoltà che non aveva mai dovuto affrontare prima. Né aveva mai realizzato davvero che la vita dell'avventuriero a cui stava provando più o meno a dedicarsi non era fatta solo di pericoli effettivi, ma anche di scelte e problemi morali.
Abbandonò quei pensieri rimandandoli a future riflessioni alle quali in realtà non si sarebbe mai dedicata davvero, lasciandosi coinvolgere dalla soddisfazione per la missione compiuta mentre tranquillamente tornavano provati ma felici verso zone più sicure.
La sua storia con quei due fratelli si era certamente sviluppata in modo peculiare. La prima volta che li aveva visti, Nedrel era quasi morto "per gioco". La seconda interazione degna di nota che aveva avuto con loro, era stata quando assieme ad Amarthion e Liri aveva accompagnato Esme alla ricerca del fratello che si era andato a ficcare da solo nelle Mosstrunks. Insomma, non propriamente una prima impressione edificante. Poi però nei giorni successivi qualcosa era mutato.
Non era facile per lei abituarsi a una terra e a delle persone così diverse da quelle da cui era abituata. Cercare di adattarsi a quegli umani e ancor di più a tutte le altre razze strane, provare a comportarsi in modo tranquillo e informale sempre e comunque non erano esattamente delle prove semplicissime, e ancora faticava a capire di preciso quando e come poteva abbassare le proprie difese con gli altri, che fosse per quei modi artefatti o nel raccontarsi a qualcuno.
In quell'ottica era stata la quasi incosciente spontaneità dei due a farla avvicinare a loro. Anche se ancora non aveva avuto modo di conoscere bene il ragazzo mascherato, l'entusiasmo di Esme l'aveva fatta sentire molto più vicina al suo vero essere di quasi chiunque altro, e aveva l'impressione che sarebbe potuta diventare una degna spalla nel fare cose divertenti in futuro.
Anche i suoi obiettivi con Amarthion erano abbastanza simili a quelli di Esme, o almeno così riteneva. L'idea di provare a far tornare un po' di vitalità in quell'elfo che chiaramente aveva perso tutto, il riuscire a farlo sorridere. Era anche per questo che quel giorno in piazza aveva fatto la battuta che avrebbe dovuto accompagnare Esme alla festa... voleva solo provare a metterlo in imbarazzo e divertirsi un po', ma si erano scatenate ben altre reazioni. Probabilmente avrebbe aiutato i due fratelli anche se tutta quella vicenda non fosse nata a causa sua, considerati anche i cuccioli in pericolo, ma per com'erano venute le cose si sentiva ancora di più responsabile.
Già, i cuccioli e la responsabilità. Nella sua terra natia la natura era ben capace di difendersi da sola, e tutto ciò che le davano gli umani eranono rispetto, ammirazione e un giustificato timore. Ma lì, in quella nuova regione, per quanto grossa e imponente potesse apparire la natura selvaggia percepiva chiaramente che vi era un equilibrio estremamente più fragile rispetto a quello al quale era abituata. La creazione di Bhalla in quei posti non aveva bisogno solo di amore, ma di molta protezione. Non aveva mai avvertito un simile sentimento verso la natura stessa. Se ne sentiva in qualche modo parte, ne apprezzava i rumori, gli odori e i colori. La usava come ispirazione per la sua arte e per soddisfare il suo bisogno di bellezza. Ma come non si può pretendere che una bambina aiuti a riparare il tetto sfondato dalla neve della casa che pure la protegge e la tiene al sicuro, così lei non si era mai davvero sentita responsabile per la natura. Ora iniziava a comprendere davvero le motivazioni di sua madre... tutte e due. Probabilmente diverse persone avrebbero potuto capirla, da quelle parti. Aveva già conosciuto molti difensori delle terre selvagge, forse sarebbe stato il caso di provare a parlare con qualcuno loro, a cominciare dallo stesso Amarthion che li aveva cacciati in quel guaio.
Mentre erano di guardia alla caverna, si aspettava di vederlo sbucare da un momento all'altro. Era convinta del fatto che li stesse tenendo d'occhio in qualche modo, direttamente o tramite un animale o addirittura avesse organizzato lui tutta la situazione... poteva essere un testone scorbutico, ma non li avrebbe mai messi in un guaio del genere senza avere un piano di riserva. Ciò che la spaventava un po' al riguardo, semmai, erano le reali motivazioni per cui l'elfo poteva aver messo su tutta quella cosa. Sperava fosse "solo" per responsabilizzare Esme e farle capire che anche le piccole cose vanno guadagnate. Certo, per quanto lui non avesse esattamente il diritto di farle da padre poteva avere un senso. Eppure la parte più sospettosa di lei temeva che l'elfo volesse solo creare aspettativa nella ragazzina per poi deluderla, anche dopo che si era impegnata così tanto. Sua madre le diceva spesso di stare lontana dalla negatività e dalla depressione, perché come un gorgo trascinano a sé e distruggono tutti gli aspetti di una persona, e poi anche di quelle intorno a sé. E se fosse stato solo quello, lo scopo di Amarthion? Non restava che aspettare e scoprirlo... dopotutto, quella vicenda era stata un esame per loro, ma sarebbe andata anche pesantemente a punzecchiare il senso di umanità dell'elfo.
Si sentì alquanto furba per aver sviluppato quel pensiero e all'idea che avrebbe contro-esaminato l'elfo.
Poi d'un tratto si accigliò, fermandosi per quasi un minuto a pensare quale fosse il corrispettivo elfico della parola umanità. Ma la risata di Esme che le chiedeva il motivo della faccia buffa che stava facendo, la fece tornare alla realtà, e tornò a prestare attenzione alla ragazzina, soffermandosi a studiarne la corporatura. In pochi istanti, un nuovo flusso di pensieri e idee aveva invaso la mente di Velyahn, che già era persa nuovamente nel mondo della sua fantasia pensando a quale vestito avrebbe potuto far preparare per l'amica in vista della festa.
Velyahn: