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[Maragorn Fennec] Diario e appunti di viaggio
#27
Ero appena arrivato in piazza ad Ashabenford ed ero assolutamente intenzionato a passare una giornata tranquilla. Avevo infatti passato tutta la settimana accampato nel Cormanthor e, per il mio ritorno alla civiltà, volevo solo rilassarmi. In piazza c’erano Wren, Realgar e Haidar e ne approfittai per informarmi sugli ultimi avvenimenti.

“Nulla di nuovo”

In genere i discorsi che iniziano così preannunciano sventure e apparizioni per lo meno di demoni abissali. Questa volta era un drago! Pare infatti che non mi sia accorto di un’invasione di lucertoloidi e di un drago nero nella foresta dove mi ero rintanato. Ascoltavo attentamente quando sentì un colpo alla gamba. Riversa ai miei piedi vi era una ragazzina, con i capelli biondi, eccezionalmente pallida e denutrita e con i vestiti lisi. Haidar provò a darle una mela ma, non appena questa la prese una voce ci apostrofò intimandoci di lasciare la ragazzina e che era pericolosa.
Conosco fin troppo bene gli sfruttatori di bambini e conosco ancora meglio gli effetti della denutrizione sui piccoli. Non potevo lasciar correre così, volevo vederci chiaro e, dal tono dell’uomo, mi sembrava tutto tranne che un suo vero parente. Come se non bastassero questi sospetti, al solo suono della sua voce quella piccola sventurata sbiancò ulteriormente, era chiaro che era terrorizzata da quell'uomo, afferrò la mela e fuggì tra i vicoli dietro la banca.
Mi avvicinai a lui e alla donna che era con lui, quanto bastava per sentirgli dire: 

“Inseguila, io mi occupo di questi tre”

Qualunque cosa potesse dire era chiaro anche a un idiota che non vi era alcun grado di parentela tra i tre. I due adulti sembravano provenire dall’Anauroch: carnagione scura, capelli scuri e un forte accento di quelle zone mentre la bambina… bhé, l’ho già descritta, sembrava quasi Michaela!
Gli chiesi delucidazioni, devo dire decisamente a muso duro. Non avevo nessuna autorità per farlo ma non sopporto nemmeno l’idea che qualcun altro possa sopportare ciò che ho vissuto io. Il tizio era piccolo di statura, almeno in confronto a me, e nonostante questo mostrò tanto coraggio quanta stupidità. In pochi istanti era circondato: volevo una risposta da lui, la più convincente possibile, anche se in cuor mio speravo mi desse anche solo un pretesto per fargli saltare tutti i denti dalla bocca.
La faccenda tutta puzzava di marcio. Vistosi alle strette iniziò ad urlare come un ossesso, chiamava le guardie, stavo per rifilargli una testata per fargli perdere i sensi ma in quel momento arrivò la paladina Annette. Troppi spettatori autorevoli e mi sarei messo senza dubbio nei guai. Di lì a poco arrivarono anche dei gendarmi che, giustamente, ci ammanettarono e ci portarono in caserma al cospetto del capitano Mikhail Walerts.

La storia dell’uomo, che scoprimmo chiamarsi Levi, faceva acqua da tutte le parti e confidavo che nessuno con un minimo di cervello abboccasse a quella strampalata storia. In risposta alle sue accuse non negai di averlo minacciato, né di averlo afferrato saldamente né, tanto meno di aver avuto l’impulso di spaccargli la faccia: era la verità e contavo che mostrarmi più sincero possibile bastasse per convincere le guardie ad indagare. Fortuna volle che avessi ragione. Le sorti di una piccola innocente fanno ancora breccia nei cuori non induriti dalla vita della metropoli e per tanto, il capitano, rinchiuse in gattabuia lo straniero per accertamenti. Ciò che accadde poi invece non potevo minimamente prevederlo. Dopo avermi levato le manette, mi consegnò una pergamena nella quale vi era segnato il mio nome e quello dei miei compagni: era un'autorizzazione ad indagare per conto della milizia. Questo permesso speciale sarebbe durato due giorni, al termine dei quali avrebbe dovuto liberare il prigioniero. Lo ringraziammo per questo attestato di fiducia e ci dirigemmo immediatamente all'esterno per indagare.

Non avevamo molti indizi dai quali iniziare ma quello più significativo riguardava il carro con il quale Levi, la donna che lo accompagnava e la bambina erano giunti in città. La rimessa dei carri era quindi la prima tappa del nostro viaggio. Li, i miliziani a guardia della banca, ci diedero le informazioni che cercavamo, ci indicarono quello che doveva essere il carro della coppia e a quello ci avvicinammo.
Era un carro completamente chiuso, tutte le finestre erano sbarrate e a prima vista non pareva ci fosse la possibilità di penetrare al suo interno. Nel retro però, chiusa da pesanti catene e da un grosso lucchetto, vi era la porticina che permetteva di accedervi. Grosso lucchetto, piccolo ostacolo. Mi aspettavo che non sarebbe stato complicato aprirlo e infatti non dovetti usare nemmeno degli arnesi adatti, bastò la punta del mio fido pugnale a far scattare quel mastodonte metallico. Ciò a cui non ero preparato però era l’interno. Dalla completa oscurità del carro si propagò un olezzo nauseante: deiezioni, odore di putrefazione e gli dei solo sanno cos'altro. In mezzo a quel putridume, all'interno del carro, vi era imprigionata una bambina. Piccola, spaventata, denutrita e completamente sporca. Con due cornini sulla sommità del capo e il moncherino di quella che doveva essere una lunga coda mozzata: era una piccola tiefling. Raelgar aiutò la bambina a scendere dal carro degli orrori. Aveva sopportato la prigionia ad opera dei drow e credo che lui, meglio di noi altri, potesse capire come poteva sentirsi quello scricciolo impaurito. Diceva di chiamarsi Pal ed era palesemente scioccata. Continuava a ripetere di essere buona, di non aver fatto nulla di male: era chiaramente terrorizzata, presumibilmente si sarebbe portata dietro le sevizie fisiche e psicologiche per il resto della sua vita. Ora aveva solo bisogno delle cure e dell’affetto che dovrebbero comporre il mondo di chiunque, a quell'età. Ma non era la bambina che avevamo incontrato la mattina: carnagione, capelli, corna e coda non combaciavano per niente!

Avvisammo le guardie del ritrovamento e ne inviammo una dal comandante. Bisognava decidere come procedere ma prima di ogni cosa era necessario portare al sicuro la bambina al tempio di Ilmater.
Avrebbero pagato il prezzo della loro malvagità, chiunque essi fossero. Avevamo ancora un giorno e ci sarebbe bastato.

*Il volto spaventato della piccola Pal*

[Immagine: hlXef7J.jpg]

- Dm Nyx -
Una vita da mezzadro, anni di fatica e zappa per poi prendere una spada.

PG: Maragorn Fennec  Diario / Portrait
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RE: [Maragorn Fennec] Diario e appunti di viaggio - da mighelio - 07-12-2019, 17:10

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