01-04-2020, 13:30
Leonides era seduto ad una scrivania della caserma valutava la situazione. Il comandante Nelyssa gli aveva dato l'incarico di addestrare un centinaio di civili volontari per rimpinguare le forze della milizia. Quando la donna gli aveva snocciolato i numeri attuali delle loro forze aveva capito quanto la situazione ormai era sull'orlo del precipizio. Dei settecento miliziani e cavalieri di Mistledale erano rimasti solo quattrocento vivi e di questi ancora abili a combattere erano solo trecentotrenta. Suddivisi nelle varie operazioni da svolgere, oltre che al mantenere l'ordine, era evidentemente un numero insufficiente. Questi cento volontari sarebbero stati un misero aiuto, ma pur sempre qualcosa. Doveva fare in modo che non si ferissero da soli con la spada in mano e dovevano riuscire ad essere utili a se stessi ed ai compagni, questo era quello che si prefiggeva. Aveva già organizzato la turnazione per l'allenamento e la metodologia e l'aveva condivisa col sergente Harty, un veterano che gli era stato assegnato per adempiere al compito nei momenti di sua assenza.
Sì alzò dalla scrivania dirigendosi al piazzale d'armi adiacente alla caserma, il luogo dove si sarebbero tenuti gli addestramenti, ormai il sargente e gli uomini erano certamente lì ad attendere il suo discorso alla truppa.
Uscito all'esterno alzò gli occhi al rossiccio sole nel cielo della mattina e poi, volgendo lo sguardo alle reclute, il suo pensiero tornò ad un lontano passato, un passato che forse non aveva mai davvero lasciato. Si diresse innanzi al gruppo di reclute riunite in un ordine che tutto sommato era accettabile, salutò il sergente Harty e poi, osservandoli per lunghi istanti negli occhi di quelli che poteva incrociare con lo sguardo, iniziò a parlare:
"Io sono Leonides Nathos, se volete chiamarmi Capitano fatelo pure, Signore va bene lo stesso. Tuttavia non sarò ne la vostra balia ne il vostro confessore. Non mi è stato chiesto questo e non è questo di cui avete bisogno in quest'ora buia.
Siete dei civili e dovrete diventare qualcosa di più simile ad un miliziano in un tempo che non abbiamo. Tra di voi vedo giovani, vecchi, lavoratori di ogni sorta e vedo anche tanta rabbia e voglia di vendetta.
Bene vi dico: dimenticatevi tutto questo!"
Gli sguardi delle reclute interrogativi, colpiti, allibiti, seri, dubbiosi erano fissi su di lui.
"Avete perso una madre, un padre, un figlio, un fratello, un amico?
Bene vi dico: dimenticatelo nell'ora dello scontro!"
Gli unici rumori quelli della milizia effettiva che armeggiava intorno. Le reclute cercavano di capire cosa volesse da loro.
"Non vi dico di far finta di nulla, non sarebbe da uomini. Ma vi sto dicendo di usare quei ricordi, quella rabbia quando volete alzarvi la mattina per andare avanti o superare il momento dello sconforto.
Voglio che capiate che nel momento dello scontro, quando il nemico è avanti a voi e vorrà sbranarvi, dovrete ricordare solo quello che vi insegneremo io ed il sergente! Solo quello che riuscirete ad imparare per combattere vi permetterà di vivere un giorno ancora per portare a compimento il vostro desiderio! In quei momenti la vostra mente dovrà solo pensare allo scontro, alle tecniche che vi insegneremo. Se riuscirete in questo sarete soldati."
Ora molti sguardi sembravano convinti, alcuni accennavano anche un sorriso.
"Quello che vi insegneremo sarà come usare quelle armi che vi sono state date per difendere voi ed i vostri compagni. Perchè ricordate che sul campo di battaglia l'unico su cui potrete fare affidamento sarete voi ed il compagno che proteggerà il vostro fianco!
Guardate ora chi è di fianco a voi, guardatelo ora!
Ecco, quell'uomo o quella donna, è colui che potrebbe salvarvi la vita e a cui voi dovrete salvarla."
Un lungo silenzio.
"Per finire ricordatevi che non diverrete soldati in un giorno, ma sicuramente farò in modo che chi ha pensato di trovare poveri uomini indifesi avrà di che pentirsi!
Ora il sergente vi indicherà come sarete suddivisi ed inizierete il vostro addestramento.
Se avrete necessità chiedete al sergente o a me. Noi siamo il vostro unico pensiero in questo momento.
Da voi pretendo fatica e sudore. In cambio avrete la possibilità di combattere per la vostra gente e voi stessi.
Onore e gloria ai caduti che ci hanno permesso di essere qui. Che il Cavaliere Rosso assista me e voi!"
Leonides salutò la truppa e fece spazio al sergente.
Il sergente allora prese a dare le indicazioni già concordate con Leonides.
Gli uomini sarebbero stati divisi in quattro gruppi da venticinque uomini circa. Si sarebbero addestrati due gruppi la volta alternandosi a lezioni di spada e scudo e lezioni di tiro con l'arco. Oltre a lezioni per eseguire gli ordini su un campo di battaglia.
Gli altri due gruppi avrebbero riposato e dato una mano, secondo necessità, alla milizia effettiva a secondo delle possibilità.
Leonides restò un pò ad osservare gli uomini ed i loro sguardi. Alcuni sembravano aver un fervore convinto, altri solo la forza della disperazione. Sperava non di salvare tutti, sapeva che non sarebbe stato nelle sue possibilità, ma sapeva che se anche avesse dato loro una possibilità di guardare un altro sole sorgere il suo lavoro non sarebbe stato vano. Guardò ancora il cielo e chiese ancora aiuto alla Dea, mentre già sentiva il sergente inveire contro una recluta che aveva fatto cadere la spada...
Sì alzò dalla scrivania dirigendosi al piazzale d'armi adiacente alla caserma, il luogo dove si sarebbero tenuti gli addestramenti, ormai il sargente e gli uomini erano certamente lì ad attendere il suo discorso alla truppa.
Uscito all'esterno alzò gli occhi al rossiccio sole nel cielo della mattina e poi, volgendo lo sguardo alle reclute, il suo pensiero tornò ad un lontano passato, un passato che forse non aveva mai davvero lasciato. Si diresse innanzi al gruppo di reclute riunite in un ordine che tutto sommato era accettabile, salutò il sergente Harty e poi, osservandoli per lunghi istanti negli occhi di quelli che poteva incrociare con lo sguardo, iniziò a parlare:
"Io sono Leonides Nathos, se volete chiamarmi Capitano fatelo pure, Signore va bene lo stesso. Tuttavia non sarò ne la vostra balia ne il vostro confessore. Non mi è stato chiesto questo e non è questo di cui avete bisogno in quest'ora buia.
Siete dei civili e dovrete diventare qualcosa di più simile ad un miliziano in un tempo che non abbiamo. Tra di voi vedo giovani, vecchi, lavoratori di ogni sorta e vedo anche tanta rabbia e voglia di vendetta.
Bene vi dico: dimenticatevi tutto questo!"
Gli sguardi delle reclute interrogativi, colpiti, allibiti, seri, dubbiosi erano fissi su di lui.
"Avete perso una madre, un padre, un figlio, un fratello, un amico?
Bene vi dico: dimenticatelo nell'ora dello scontro!"
Gli unici rumori quelli della milizia effettiva che armeggiava intorno. Le reclute cercavano di capire cosa volesse da loro.
"Non vi dico di far finta di nulla, non sarebbe da uomini. Ma vi sto dicendo di usare quei ricordi, quella rabbia quando volete alzarvi la mattina per andare avanti o superare il momento dello sconforto.
Voglio che capiate che nel momento dello scontro, quando il nemico è avanti a voi e vorrà sbranarvi, dovrete ricordare solo quello che vi insegneremo io ed il sergente! Solo quello che riuscirete ad imparare per combattere vi permetterà di vivere un giorno ancora per portare a compimento il vostro desiderio! In quei momenti la vostra mente dovrà solo pensare allo scontro, alle tecniche che vi insegneremo. Se riuscirete in questo sarete soldati."
Ora molti sguardi sembravano convinti, alcuni accennavano anche un sorriso.
"Quello che vi insegneremo sarà come usare quelle armi che vi sono state date per difendere voi ed i vostri compagni. Perchè ricordate che sul campo di battaglia l'unico su cui potrete fare affidamento sarete voi ed il compagno che proteggerà il vostro fianco!
Guardate ora chi è di fianco a voi, guardatelo ora!
Ecco, quell'uomo o quella donna, è colui che potrebbe salvarvi la vita e a cui voi dovrete salvarla."
Un lungo silenzio.
"Per finire ricordatevi che non diverrete soldati in un giorno, ma sicuramente farò in modo che chi ha pensato di trovare poveri uomini indifesi avrà di che pentirsi!
Ora il sergente vi indicherà come sarete suddivisi ed inizierete il vostro addestramento.
Se avrete necessità chiedete al sergente o a me. Noi siamo il vostro unico pensiero in questo momento.
Da voi pretendo fatica e sudore. In cambio avrete la possibilità di combattere per la vostra gente e voi stessi.
Onore e gloria ai caduti che ci hanno permesso di essere qui. Che il Cavaliere Rosso assista me e voi!"
Leonides salutò la truppa e fece spazio al sergente.
Il sergente allora prese a dare le indicazioni già concordate con Leonides.
Gli uomini sarebbero stati divisi in quattro gruppi da venticinque uomini circa. Si sarebbero addestrati due gruppi la volta alternandosi a lezioni di spada e scudo e lezioni di tiro con l'arco. Oltre a lezioni per eseguire gli ordini su un campo di battaglia.
Gli altri due gruppi avrebbero riposato e dato una mano, secondo necessità, alla milizia effettiva a secondo delle possibilità.
Leonides restò un pò ad osservare gli uomini ed i loro sguardi. Alcuni sembravano aver un fervore convinto, altri solo la forza della disperazione. Sperava non di salvare tutti, sapeva che non sarebbe stato nelle sue possibilità, ma sapeva che se anche avesse dato loro una possibilità di guardare un altro sole sorgere il suo lavoro non sarebbe stato vano. Guardò ancora il cielo e chiese ancora aiuto alla Dea, mentre già sentiva il sergente inveire contro una recluta che aveva fatto cadere la spada...
Leonides Nathos
Sek Nefer
Ramses Amosis
Kal Strike