04-07-2020, 13:19
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 04-07-2020, 13:20 da Denoela.)
Appena terminati gli scontri al castello, Nashan ci chiese di controllare le celle al piano inferiore, da cui prima avevamo sentito giungere un pianto. Tra i volonterosi c'erano Ivor, Tobin e Luth. Il primo si preoccupò di accertarsi dell'indole dei prigionieri prima di liberarli ma una cella catturò subito la nostra attenzione, quella da cui provenivano i singhiozzi. Dentro c'era un ragazzino spaventato e in lacrime per il frastuono della battaglia e la sorte che lo attenda. Aveva paura anche di noi giustamente. Guardando l'aspetto dei miei compagni, mi resi conto di essere la meno terrificante col mio faccino di ragazza, così mi avvicinai a lui parlandogli.
Si chiamava Miro e giurava di non aver fatto niente di male tra le lacrime, aveva solo fame e quando cominciò a narrare di sua madre stesa nel letto... Mio dio aveva praticamente visto morire sua madre! Non c'era bisogno che narrasse ora vicende così traumatiche. Era già terrorizzato abbastanza. Gli tesi una mano interrompendolo e dicendogli che ora era al sicuro e che lo avremmo portato in salvo, doveva solo restarmi molto vicino. Proposi agli altri che mi sarei occupata di cercare la sua casa, assicurarmi che avesse ancora dei parenti vivi, altrimenti lo avrei portato da Padre Brom dell'orfanotrofio.
Notai Miro riattaccarsi a me appena mi spostavo ed era un bene perchè fuori potevano esserci ancora scontri e di sicuro non un bello spettacolo per un bambino. Arrivato Valen, fece un rapido giro delle celle e mi disse di aprirle tutte, così feci tenendo Miro sempre dietro me o ancor meglio vicino a Tobin e Luth. Non ero certa se ci fossero davvero dei criminali, io vidi persone malconce e affamate, sicuramente dei malati e degli anziani. Non potevamo lasciarli lì a morire in attesa che il consiglio decidesse le loro sorti.
Poi ripresi Miro per mano pronti a scendere e portarlo al sicuro. Mi accorsi che Luth gli restava molto vicino, gli regalò addirittura un piccolo cavallino di legno intagliato, o forse un cane, non ho visto bene. Mi chiesi per un istante da dove saltasse fuori, probabilmente lo aveva sempre avuto con sè. Sapevo che era anch'egli un orfano e compresi perchè gli stesse tanto a cuore. Al momento però mi importava solo che quel giocattolo fosse sufficiente per distrarre Miro dal casino e dal sangue lasciato dalla battaglia. In ogni caso io dovevo farlo passare per forza da lì, mica potevo rientrare nei tumuli sotterranei.
Contavo in Luth che a quanto pare ci sapeva fare coi pargoli meglio di me. Una volta fuori dal castello avremmo cercato un posticino tranquillo nel parco sottostante e ci saremmo fatti spiegare dal piccolo un po' meglio la sua storia e soprattutto dove abitasse. Speravamo che avesse ancora almeno un padre o uno zio... dei fratelli.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"