29-11-2020, 13:24
Ogni volta che riusciva ad accumulare qualche giorno di licenza e si spingeva fino all’Evenflow succedeva qualcosa di orribile.
Questa volta si era trattato di orchi. Aveva avuto a che fare con guardie carovaniere assoldate per proteggere quella tratta proprio da quei selvaggi, ma non aveva ancora sentito si fossero innalzati ad un livello di grave minaccia.
Questa volta era stato differente.
Dei cacciatori di Elventree li avevano avvisati che c’erano stati movimenti di orchi verso sud, ma non sembravano particolarmente preoccupati. Così, per sicurezza e perché erano persone che non sapevano farsi gli affari loro, erano andati a controllare. Si erano imbattuti in un gruppo di orchi che aveva ucciso tre persone e le avevano decapitate. Dall’equipaggiamento sembravano esploratori, non distanti da casa data la scarsità di provviste. Nascosti i corpi alla meglio e recuperate soltanto le teste, si misero a seguire le tracce lasciate da quella banda. Come avrebbe detto il sacerdote, in vena di facezie, si era trattato di un buco nell’acqua: avevano individuato un altro sito con quattro corpi, ma erano morti da tempo e le loro teste erano state portate via. Impossibile continuare le ricerche.
Così erano tornati ad Elventree, avevano informato i cacciatori dell’avvenuto ed avevano notificato un’elfa che lavorava alla locanda della morte del suo amato. La maggior parte dei caduti ancora non era stata identificata, forse non era del villaggio.
Il giorno dopo erano ripartiti, e grazie alla luce del sole avevano presto individuato un accampamento di orchi. Dopo una battaglia piuttosto sostenuta, nella quale una giovane ragazza aveva rischiato la pelle, erano riusciti a catturare un prigioniero e ad interrogarlo. Gli orchi stavano raccogliendo teste per onorare l’avvento del “Figlio di Gruumsh”, come confermato da un totem con i macabri trofei. Il prigioniero sosteneva come si stessero radunando in tanti, ma sul numero Athelstan aveva avuto l’impressione l’orco non sapesse contare. Il luogo doveva essere un posto dove “il prato non cresce sugli alberi”, o qualcosa del genere. Forse intendeva le foglie, come sostenuto dai suoi compagni di viaggio che puntavano alle rovine di un vecchio insediamento elfico chiamato Eventide.
Il soldato non era convinto. I suoi compagni potevano aver ragione, ma lui preferiva muoversi con informazioni più solide rispetto a quanto estratto ad un orco che parlava la lingua comune, soprattutto con altri che già volevano smuovere un piccolo esercito contro questi fanatici.
Servivano conferme.
Purtroppo ad Elventree il sacerdote dell’unicorno non sapeva indicare un luogo preciso con quel poco che aveva saputo dire il prigioniero, ma almeno la ragazza ferita era sopravvissuta. Athelstan avrebbe preferito un esperto di storia elfica locale per trovare le conferme che cercava, così su consiglio di Lennar dell’Unicorno si misero a cercare l’Araldo di Elventree ed un insegnante locale.
Questa volta si era trattato di orchi. Aveva avuto a che fare con guardie carovaniere assoldate per proteggere quella tratta proprio da quei selvaggi, ma non aveva ancora sentito si fossero innalzati ad un livello di grave minaccia.
Questa volta era stato differente.
Dei cacciatori di Elventree li avevano avvisati che c’erano stati movimenti di orchi verso sud, ma non sembravano particolarmente preoccupati. Così, per sicurezza e perché erano persone che non sapevano farsi gli affari loro, erano andati a controllare. Si erano imbattuti in un gruppo di orchi che aveva ucciso tre persone e le avevano decapitate. Dall’equipaggiamento sembravano esploratori, non distanti da casa data la scarsità di provviste. Nascosti i corpi alla meglio e recuperate soltanto le teste, si misero a seguire le tracce lasciate da quella banda. Come avrebbe detto il sacerdote, in vena di facezie, si era trattato di un buco nell’acqua: avevano individuato un altro sito con quattro corpi, ma erano morti da tempo e le loro teste erano state portate via. Impossibile continuare le ricerche.
Così erano tornati ad Elventree, avevano informato i cacciatori dell’avvenuto ed avevano notificato un’elfa che lavorava alla locanda della morte del suo amato. La maggior parte dei caduti ancora non era stata identificata, forse non era del villaggio.
Il giorno dopo erano ripartiti, e grazie alla luce del sole avevano presto individuato un accampamento di orchi. Dopo una battaglia piuttosto sostenuta, nella quale una giovane ragazza aveva rischiato la pelle, erano riusciti a catturare un prigioniero e ad interrogarlo. Gli orchi stavano raccogliendo teste per onorare l’avvento del “Figlio di Gruumsh”, come confermato da un totem con i macabri trofei. Il prigioniero sosteneva come si stessero radunando in tanti, ma sul numero Athelstan aveva avuto l’impressione l’orco non sapesse contare. Il luogo doveva essere un posto dove “il prato non cresce sugli alberi”, o qualcosa del genere. Forse intendeva le foglie, come sostenuto dai suoi compagni di viaggio che puntavano alle rovine di un vecchio insediamento elfico chiamato Eventide.
Il soldato non era convinto. I suoi compagni potevano aver ragione, ma lui preferiva muoversi con informazioni più solide rispetto a quanto estratto ad un orco che parlava la lingua comune, soprattutto con altri che già volevano smuovere un piccolo esercito contro questi fanatici.
Servivano conferme.
Purtroppo ad Elventree il sacerdote dell’unicorno non sapeva indicare un luogo preciso con quel poco che aveva saputo dire il prigioniero, ma almeno la ragazza ferita era sopravvissuta. Athelstan avrebbe preferito un esperto di storia elfica locale per trovare le conferme che cercava, così su consiglio di Lennar dell’Unicorno si misero a cercare l’Araldo di Elventree ed un insegnante locale.
Eran Blackmore
"Come i bambini, bisogna minacciarli" - DM Artemis, 2022
"Come i bambini, bisogna minacciarli" - DM Artemis, 2022