30-08-2024, 21:58
"...uscita dalla casa familaire di Ramona, Arya guardava confusa e perplessa Il sacerdote di Sune che aveva accompagnano nella sua ambasciata per infonderli coraggio. Le domande poste da Raphael al nonno della sposa non erano state quelle che avrebbe posto lei, trovandole troppo vaghe
senza che abbiano colto il vero e proprio cruccio del Chierico.
Ma anche se in quel momento Sune era distratta in altre faccende, signora fortuna vigilava sulla sua stella ed il patriarca disse esattamente quello che il protettore d'amore aveva necessità di sentire.
Rifletteva sulle parole e nel farlo le venne un mente una vecchia poesia che Nonna Ethiel le aveva letto durante una delle sue lezioni e riassumeva alla perfezione come stavano le cose
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
É bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella
Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla tra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
in qualche corridoio della gilda
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato stanza” alla porta socchiusa?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
si scansava con un salto
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso plenilunio
una fogliolina volo via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito,
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Ti prego, se mi ami,
sopporta la mia gioia
o lascia che io pianga le tue lacrime:
il Fato che ansimante distruggeva
del tuo destino la lucida tela
anch’io l’ho visto
le forbici dure
senza grazia straziavano il tuo filo
così pure tu sai che come l’oro
splende e resiste la mia buona stella.
Ti prego, per quest’oggi almeno, caro,
di scortarmi nel mio viaggio di luce.
Anche a me toccherà di congedarmi
dall’anno in fiore e coglier la tua pena.
Viaggia con me verso la primavera:
l’amore, se è qualcosa, è forse questo.
senza che abbiano colto il vero e proprio cruccio del Chierico.
Ma anche se in quel momento Sune era distratta in altre faccende, signora fortuna vigilava sulla sua stella ed il patriarca disse esattamente quello che il protettore d'amore aveva necessità di sentire.
Rifletteva sulle parole e nel farlo le venne un mente una vecchia poesia che Nonna Ethiel le aveva letto durante una delle sue lezioni e riassumeva alla perfezione come stavano le cose
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
É bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella
Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla tra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
in qualche corridoio della gilda
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato stanza” alla porta socchiusa?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
si scansava con un salto
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso plenilunio
una fogliolina volo via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito,
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Ti prego, se mi ami,
sopporta la mia gioia
o lascia che io pianga le tue lacrime:
il Fato che ansimante distruggeva
del tuo destino la lucida tela
anch’io l’ho visto
le forbici dure
senza grazia straziavano il tuo filo
così pure tu sai che come l’oro
splende e resiste la mia buona stella.
Ti prego, per quest’oggi almeno, caro,
di scortarmi nel mio viaggio di luce.
Anche a me toccherà di congedarmi
dall’anno in fiore e coglier la tua pena.
Viaggia con me verso la primavera:
l’amore, se è qualcosa, è forse questo.