18-09-2017, 15:12
ANGIE
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Una giovane avvolta da un abito pesante e coprente rincasa al tramonto in una squallida camera di locanda. Le pareti sono sottili e si sente distintamente il tipico frastuono di osteria provenire dal piano di sotto. Stanca e infreddolita sbuffa mentre, dopo aver liberato la chioma castana dal cappuccio, comincia a togliersi di dosso la mantella ancora umida di pioggia. Butta sul letto la borsa tintinnante, dando un colpo alla porta con il piede, ma si stranisce non sentendola chiudersi. Appena si gira, un'espressione sorpresa e atterrita le attraversa il volto: uno sconosciuto alto e corazzato ha intercettato la porta con una mano.
"Quindi è qui che vive adesso l'erede dei Mitchell" annuncia con tono tranquillo nonostante l'intromissione. Senza aspettare invito, si chiude con calma l'uscio alle spalle e comincia a guardarsi in giro. "Mi ci è voluto un po' per trovarti... Angie Bextor, come ti fai chiamare da queste parti" recupera un consunto portacandele dalla mensola sopra il camino e lo rigira tra le mani. "Immagino che non ti saresti mai aspettata di finire così in basso. Ma è la regola che chi frequenta i vicoli dovrebbe conoscere: non può andare sempre tutto bene."
La ragazza occhia l'attizzatoio poggiato alla parete e, mentre lui parla di schiena, lentamente se ne avvicina per prenderlo senza far rumore. In un attimo però l'uomo le si volge contro e afferra la presa sull'arma improvvisata: "No" sorride "se io avessi voluto combattere, saresti già morta" e con un cenno cordiale ma risoluto le sfila di mano la sbarra di ferro per rimetterla a posto.
"Cosa vuoi" chiede lei senza enfasi stringendosi nelle braccia conserte, arresa al dovergli sottostare.
"Sai chi mi manda?" fa dondolare una catenina che sfila dalla manica.
Lei ne guarda il simbolo, e un breve istante è sufficiente: "Sì."
"Bene, immaginavo che fossi una ragazza sveglia. Ora" recupera una sedia e ci si siede a cavalcioni in senso opposto, poggiando i gomiti sullo schienale per guardarla meglio annuendo con fare critico "mi hanno mandato qui a dirti che è un vero peccato che un talento come il tuo vada sprecato per compiere borseggi da due soldi."
Lei lo guarda con disprezzo senza dire nulla.
"Giusto, hai ragione, mi merito l'occhiataccia" guarda per un attimo altrove allargando le braccia. "Tu pensi che sia colpa nostra se le cose sono andate così, ma non siamo noi i cattivi della situazione: sono stati i tuoi compagni a voltarti le spalle nel momento del bisogno."
Al lieve sollevamento di sopracciglia di lei, lui si dimostra consapevole: "Sappiamo anche che hanno fatto un errore a mandarti via. Vedi, noi abbiamo solo approfittato di un'occasione, ed è questo che ci rende i più influenti della città: sappiamo riconoscere le opportunità quando ne vediamo una. E crediamo che anche tu possa essere dello stesso avviso."
"Di che stai parlando?" chiede lei, irrigidita e a disagio.
"Sto parlando di lavorare per noi. Avresti nuovamente uno scopo e una protezione. Te ne serve una per andare in giro a derubare i passanti" fa un cenno indicando la borsa di lei sul letto "o prima o poi attirerai attenzioni non gradite."
"Grazie di essere passato" risponde con distacco, "me la caverò."
"Vuoi davvero che i tuoi cari continuino a vivere degli spicci che la figlia riesce a racimolare?"
Lei rimane in piedi a fissarlo.
"Come preferisci" dice lui alzandosi e rimettendo a posto la sedia "vorrà dire che dovremo far visita anche a loro."
Viene attraversata da un lampo di severa preoccupazione e lui, accorgendosi che ha compreso, le dà un buffetto sulla guancia. Immobilizzata dalla stizza, il disdegno e la frustrazione, lo lascia fare non riuscendo a opporsi.
"Se accetti continueremo a ignorarli" le riavvia con calma i capelli dietro l'orecchio. "Se non accetti, ti libereremo del fastidio di doverli mantenere" il tono si fa improvvisamente freddo, fissandola. "Tu sarai presente quando accadrà, e non potrai fermarmi."
Si avvia verso la porta e lei lo segue con lo sguardo rimanendo immobile quasi trattenendo il fiato. Le lancia un'ultima occhiata consapevole prima di sparire dietro la porta, contro cui dopo qualche secondo si infrange un bicchiere scagliato per frustrazione dalla giovane. Una voce assonnata dall'altra stanza intima di fare silenzio, è questo fu tutto il sostegno che lei ricevette quella notte.