19-09-2017, 15:43
XI
Durante i primi giorni a bordo della Maelstrom Sturm era stato assegnato ai più disparati compiti di fatica. Con un fisico come il suo, o come quello di Ffolk, non si poteva richiedere altro. La vita da mare non era mai stata così tanto faticosa, neanche sulle traversate compiute a bordo delle drakkar, tuttavia era sudore che accoglieva volentieri: significava vita quando in altra occasione poteva trovarsi negli abissi marini.
Tra una pausa e l'altra, durante i turni dei pasti, Sturm ne aveva approfittato per girovagare e curiosare in giro per la nave. Sottocoperta, al primo livello si trovava la mescita, il punto di riunione di tutto l'equipaggio, con tavoli fissati al pavimento di legno, sgabelli e piccole casse sparse qua e là. Da un lato era stato organizzato quel che doveva somigliare un bancone da locanda, stonava però da tutto il resto della nave per la sua ottima fattura: probabilmente era stato il bottino di qualche abbordaggio precedente.
Ad un certo punto la sala veniva divisa in due da una rete appesa al soffitto. Oltre si trovava il vasto dormitorio. Non cabine di lusso con letti comodi, cassapanche dove riporre il proprio bagaglio e un pitale per la notte, no. L'antro era composto da un agglomerato disordinato di amache o fitte reti che fungevano da amache appese per tutto il resto della sala; come latrine avevano due piccole finestrelle di legno da aprire, se si trattava di orinare, o due semplici catini dove accovacciarsi per espletare eventuali deiezioni. Un tanfo disgustoso di sudore e sporcizia proveniva da quella parte del brigantino ma a Sturm non parve importare più di tanto, respirava quell'odore a pieni polmoni.
E adorava dormire sull'amaca. Seppur aveva vissuto gran parte della sua vita in montagna non soffriva il mal di mare. Il naturale dondolare della nave aveva l'effetto di conciliare il suo sonno.
Al secondo livello si trovava uno scompartimento sorvegliato dove veniva riposto il bottino guadagnato prima di essere diviso e sperperato. Poi c'era un'altra sezione per i posti letto e per la cucina. Quella sezione del brigantino era invasa di un forte odore di garofani, elemento utilizzato alla base di ogni piatto lì sulla Maelstrom.
Infine veniva la stiva: lì erano dislocate le più svariate riserve di acqua, cibo e rhum, ma tanto tanto rhum. C'era così tanto rhum che Sturm si disse già ubriaco sentendone solo l'odore. La stiva era completamente satura, il Capitano Morgan controllava costantemente non mancasse nulla.
A rendere curiosa e speciale l'ultima sezione era una porta chiusa. Era chiaramente una cabina per qualcosa o qualcuno.
In quel frangente Sturm era solo lì sotto e si avvicinò ancor di più per curiosare.
La grossa mano si era posata sulla maniglia che non aspettava altro che essere abbassata per spalancare quella porta in legno di mogano.
«Sturm, lascia perdere»
Fosse stato un gatto gli si sarebbero rizzati i peli su tutta la schiena. Sturm si voltò. Sulle scale c'era il Capitano Morgan, il cappello triangolare in capo e il suo solito sorriso sottile e ambiguo stampato sul volto provocante.
«Non sei sopravvissuto in mare per morire qui, vero? Risali, c'è del lavoro per le tue braccia»
Durante l'avvicinamento dell'Albatros, quella vera, quella porta fu mandata ad aprire, dallo stesso Sturm.
«Devi bussare, due volte. Non una volta di meno, non una di più. Poi attendi e non dire niente se non ti viene chiesto niente hai capito? Ora và!»
Una volta raggiunta la stiva e aver eseguito quanto dettogli la porta emise un suono di sblocco.
Sulla soglia si presentò una figura minuta dalla testa calva e tatuata. Una donna. Un'altra! E a giudicare dal lungo bastone che tratteneva in una mano affusolata doveva essere una maga, una di quelle esotiche, provenienti da est, dall'entroterra. Thay.
Una thayan.
Anche a lei mancava chiaramente un occhio, il destro, che aveva sostituito con quello che sembrava proprio un rubino, letteralmente incastonato nell'orbita.
Al suo fianco pendeva una spada lunga e vestiva un completo di cuoio, da barbara, non una tunica tipica di un mago.
«Com'è il tempo?»
"Che razza di domanda è?!" si chiese Sturm nonostante si fosse soffermato ad ascoltare quella inusuale voce vellutata e dalla nota assassina.
«Soleggiato, il sole splende»
«Come non ha mai...?»
«Mai...?» Sturm non sapeva cosa rispondere, troppo perplesso e accigliato per concentrarsi e replicare.
La maga lo guardò. L'occhio sano era azzurro. La pelle bruna.
Tuttavia la donna non attese molto, scansando il grosso ruathen prese le scale e salì, raggiungendo il ponte.
«Oh eccoti» il Capitano Morgan accolse la minuta maga a braccia aperte, il sorriso smagliante «gioisci, oggi potrai scatenarti. Sei concentrata sì?»
«Sì» la maga guardò oltre il Capitano Morgan «non doveva essere una sola nave?»
«Il capitano Roland si è rivelato più furbo di quanto pensassi. E' di ostacolo per te?»
«No, niente che non possa gestire»
«Bene, benissimo! Quando vuoi, il ponte di comando è tuo»
"Ma che diavolo sta succedendo?" Sturm era ancora perplesso. L'animo del Capitano Morgan si era ringalluzzito tutto di un botto, sprizzava fiducia da ogni poro. Non era normale.
Da lì a qualche minuto anche Sturm avrebbe capito.
La piccola maga, divaricate le gambe e posizionatasi all'estremità di poppa, batté forte il bastone a terra. Pronunciò incomprensibili parole arcane con un tono di voce alto e rauco. Quindi sguainando la spada lunga sfregò la lama lungo l'estremità del bastone. Questo scaturì delle scintille, come fosse un fuoco da campo appena acceso. Poi le scintille divennero piccole lingue di fuoco fino a divenire un vero e proprio focolare.
La maga puntò il bastone contro la falsa Albatros e, urlando sguaiatamente parole arcane, scagliò in rapida successione tre grosse palle di fuoco destinate ad abbattersi sulla nave gremita di lupi mannari e cadaveri.
La falsa Albatros si accese in una fragorosa esplosione di fiamme distruggendone un intero fianco. Il brigantino di esca colò a picco, di lato, rigirandosi per poi sparire tra la spuma marina, i detriti ed altri cadaveri ancora.
«Lasciamoli avvicinare»
«Sei sicura? Potrebbero ripensarci dopo quello che hai fatto»
«Allora rallentiamo, subito»
Il Capitano Morgan diede ordine di ammainare velocemente le vele. Sturm dovette mettersi all'opera arrampicandosi sul cordame per aiutare a ritirare le bianche vele striate di rosso e blu.
Quel che produsse la minuta maga fu qualcosa di eclatante.
Giravano leggende, per il Mare Senza Tracce, che negli abissi si aggirasse un famelico e gigantesco kraken. La maga sfruttò quelle dicerie.
Agitò le mani in aria, vorticando assieme bastone e spada. La voce alta, una vena rigonfia era spuntata su quel suo piccolo collo.
Tutti poterono vedere l'acqua ribollire tutta d'un tratto intorno all'Albatros che rallentò bruscamente la sua avanzata. Gettarono addirittura l'ancora per arrestare prima l'incedere del brigantino.
L'Albatros riuscì a fermarsi.
Anche da quelle distanza si poteva intravedere l'equipaggio nemico in piena frenetica attività. Tante piccole sagome che si muovevano in disordine.
Al che la maga portò entrambe le mani agli occhi, mormorando freneticamente qualcosa di arcano. Un alone rossastro scaturì dal suo occhio. Poi anche i tatuaggi sul capo si accesero di un rosso scarlatto.
Come fosse in preda ad uno spasmo di puro piacere la minuta maga distese verso il cielo entrambe le braccia, spada e bastone, poi urlò a squarciagola, come un'invasata.
Al di sopra dell'Albatros si aprì un vortice oscuro che parve risucchiare tutti i venti della zona. Quando l'equipaggio nemico capì quello che stava succedendo era già troppo tardi. Le vele ancora spiegate si gonfiarono ma il brigantino non si mosse a causa dell'ancora che venne ritirata su troppo tardi.
Il vortice crebbe di intensità addensando intorno a sè una coltre di scure nubi. Saette e fulmini cominciarono ad apparire, cadendo con fragore sull'Albatros.
«Vaaaaaa!!! AHHHHH!!!» con espressione invasata ed estasiata la minuta maga diede il colpo di grazia.
I venti magici di colpo aumentarono esponenzialmente, attirati da quel vortice oscuro. Le acque sotto l'Albatros si agitavano scuotendo violentemente l'imbarcazione. D'improvviso l'intero brigantino venne sollevato dalla superficie marina, dapprima lentamente, poi più velocemente. La nave si impennò dalla prua quindi con un riecheggiante schiocco si spezzò ed infine si sgretolò. L'Albatros, il capitano Roland e il suo equipaggio finirono risucchiati via da quel turbine magico di acqua, aria, saette e rombi di tuono.
Poi il varco nel cielo sparì in silenzio, svanendo, rilasciando una calma piatta laddove prima si trovava la vera Albatros.
La maga minuta espirò profondamente sorreggendosi al proprio bastone la testa china. I tatuaggi tornati neri e non più pulsanti di sinistro rossore.
«Immagino che non si possa fare niente per il tesoro che aveva con sè vero?» il Capitano Morgan aveva volutamente lasciato trasparire un tono di frustrazione.
«Sì, immagini bene Morganelle»
«Non chiamarmi così!» dopo il breve intenso scambio il Capitano Morgan si girò verso la sua ciurma. A palmo aperto indicò dietro di sè la minuta maga, la distruttrice minuta maga.
«Per i nuovi: lei è Maelstrom»
«Come premio voglio lui» Maelstrom aveva teso l'indice verso Sturm. Il ragazzone serrò la mascella. Cosa poteva succedergli con una donna come quella?
I suoi timori virili furono però spazzati via dalla riconoscibile ferrea presa che si chiuse su una sua spalla. Era Ffolk.
«Rilassati Sturm, ha indicato me».
Altri guai.