15-10-2017, 15:33
«Così hai terrore dell'acqua eh?»
La tiefling, per una rara - e Sturm sperava fosse solo l'ultima e l'unica - volta, svettava sul grosso ruathen accasciato a terra, sconfitto.
Sturm era piegato su entrambe le ginocchia, il capo ciondolante in avanti, coperto dall'elmo dalla celata abbassata. Sul braccione sinistro teneva imbracciato lo scudo tondo di chiara fattura ruathen.
Le ampie spalle protette dagli spallacci s'abbassavano e s'alzavano lentamente, a lasciar presagire che traesse profondi e lenti respiri, a fatica, raschiando ad ogni boccata d'aria.
Fu quasi con delicatezza che Majuk parandoglisi davanti gli tirò indietro il capo posandogli la mano sotto il mento protetto, alzandogli successivamente la celata cigolante.
La tiefling voleva rimirare l'effetto dei raggi magici che avevano devastato il grosso ruathen, nel corpo e nella mente. Con il nero Khair a tenerle lontano Sturm, che aveva tentato una carica pesante con tanto di scudo, lei si era ritrovata libera di far fluire l'empia magia dalle sue mani, e scagliarla contro il grosso ragazzone.
Il cipiglio che mostrò notando il volto di Sturm però fece intendere che non aveva trovato ciò che lei si spettava di vedere.
Il viso umido di sudore di Sturm era contratto in un'unica smorfia di dolore, il tremore che gli aveva scosso tutto il corpo a causa dei raggi della tiefling andava via via svanendo. Aveva dovuto ricorrere a tutta la propria possanza per non cadere svenuto faccia a terra, lasciato alla mercè di frenetiche convulsioni.
La tiefling fece per andarsene ma poi notò qualcosa che la fece ritornare sui suoi passi, davanti a Sturm.
Una guancia del ragazzo era rigata, e non di sudore.
«Ha lacrimato».
L'indice della figura cornuta quindi si posò sul volto del grosso guerriero percorrendo dal basso verso l'alto tutta la scia lasciata da quell'unica lacrima che era riuscita ad uscire e liberarsi.
Quel tocco, così sconosciuto, sembrava pregno di una carica reverenziale.
«Il nettare degli dei» con raggelante tono estasiato la tiefling si era rivolta al suo indice dal polpastrello bagnato. Fissò il dito per qualche istante prima di gustarne l'aspro e salato gusto.
Lasciò un atterrito e sofferente Sturm lì, nel bel mezzo del sentiero, con ai piedi un fazzoletto completamente lindo «Per asciugar le lacrime» aveva detto lei con tono beffardo ed altezzoso.
Sturm a fatica aveva preso quel fazzoletto stringendolo nella grossa manona guantata e corazzata, ancora lercia di sangue e terriccio.
Glielo avrebbe reso.
Una scusa in più per tornare da lei e chiarire in che modo portare avanti quel deviato e struggente addestramento che Sturm s'era impuntato di intraprendere.
La notte fu agitata.
Sognò la superficie marina. Il torbido banco d'acqua che lo circondava. L'intero mondo che aveva preso a svolgersi a rallentatore. Bollicine ovunque.
Freddo ed oscurità.
I suoni erano lontani, ovattati come se provenissero da una dimensione che andava man mano dimenticando.
Vide sagome scure dimenarsi lente nel freddo abbraccio del mare. Ne vide altre completamente immobili, trascinate a fondo dal peso dell'armatura.
Vide uomini e oggetti irrompere nell'abisso marino come cormorani gettatisi in picchiata per agguantare la preda direttamente sott'acqua.
Vide flebili luci e tenue fiamme in quel che era diventato l'ondeggiante piano superiore costellato di lunghi corpi legnosi, alcuni interi altri completamente martoriati.
Sentì il bruciore al petto e il terrore della morte nelle viscere mentre si rese conto di star andando sempre più in basso, trascinato dall'inesorabile mano della Regina dei Mari.
Il cordame intorno al collo e alle braccia limitava i movimenti, e l'armatura di scaglie e pelle lo stava affossando sempre di più.
Il fiato si esauriva, il panico aumentava.
La vista s'annebbiava pulsando freneticamente.
Mugolii soffocati andavano ripetendosi sempre di più.
Il fuoco divampò in tutto il corpo.
Hel era venuta ad abbracciarlo, di nuovo. Come tante altre notti.
Stretto alla bionda figura che gli dava la schiena Sturm si ridestò, scosso da un forte tremore.
Ansimava, ed il torace scoperto, scolpito era madido di sudore.
«Dannazione» sibilò a denti stretti.
Doveva far qualcosa.
Il sonno gli aveva portato suggerimento e una specifica immagine della festa della tiefling gli era rivenuta in mente, insistente.
Un trafficare tra complici.
Si sistemò meglio dietro la bionda donna che fortunatamente anche dormiva. Strinse l'abbraccio in una posa più confortevole e protettiva, poi lentamente il sonno tornò.
Privo di alcun sogno.
La tiefling, per una rara - e Sturm sperava fosse solo l'ultima e l'unica - volta, svettava sul grosso ruathen accasciato a terra, sconfitto.
Sturm era piegato su entrambe le ginocchia, il capo ciondolante in avanti, coperto dall'elmo dalla celata abbassata. Sul braccione sinistro teneva imbracciato lo scudo tondo di chiara fattura ruathen.
Le ampie spalle protette dagli spallacci s'abbassavano e s'alzavano lentamente, a lasciar presagire che traesse profondi e lenti respiri, a fatica, raschiando ad ogni boccata d'aria.
Fu quasi con delicatezza che Majuk parandoglisi davanti gli tirò indietro il capo posandogli la mano sotto il mento protetto, alzandogli successivamente la celata cigolante.
La tiefling voleva rimirare l'effetto dei raggi magici che avevano devastato il grosso ruathen, nel corpo e nella mente. Con il nero Khair a tenerle lontano Sturm, che aveva tentato una carica pesante con tanto di scudo, lei si era ritrovata libera di far fluire l'empia magia dalle sue mani, e scagliarla contro il grosso ragazzone.
Il cipiglio che mostrò notando il volto di Sturm però fece intendere che non aveva trovato ciò che lei si spettava di vedere.
Il viso umido di sudore di Sturm era contratto in un'unica smorfia di dolore, il tremore che gli aveva scosso tutto il corpo a causa dei raggi della tiefling andava via via svanendo. Aveva dovuto ricorrere a tutta la propria possanza per non cadere svenuto faccia a terra, lasciato alla mercè di frenetiche convulsioni.
La tiefling fece per andarsene ma poi notò qualcosa che la fece ritornare sui suoi passi, davanti a Sturm.
Una guancia del ragazzo era rigata, e non di sudore.
«Ha lacrimato».
L'indice della figura cornuta quindi si posò sul volto del grosso guerriero percorrendo dal basso verso l'alto tutta la scia lasciata da quell'unica lacrima che era riuscita ad uscire e liberarsi.
Quel tocco, così sconosciuto, sembrava pregno di una carica reverenziale.
«Il nettare degli dei» con raggelante tono estasiato la tiefling si era rivolta al suo indice dal polpastrello bagnato. Fissò il dito per qualche istante prima di gustarne l'aspro e salato gusto.
Lasciò un atterrito e sofferente Sturm lì, nel bel mezzo del sentiero, con ai piedi un fazzoletto completamente lindo «Per asciugar le lacrime» aveva detto lei con tono beffardo ed altezzoso.
Sturm a fatica aveva preso quel fazzoletto stringendolo nella grossa manona guantata e corazzata, ancora lercia di sangue e terriccio.
Glielo avrebbe reso.
Una scusa in più per tornare da lei e chiarire in che modo portare avanti quel deviato e struggente addestramento che Sturm s'era impuntato di intraprendere.
La notte fu agitata.
Sognò la superficie marina. Il torbido banco d'acqua che lo circondava. L'intero mondo che aveva preso a svolgersi a rallentatore. Bollicine ovunque.
Freddo ed oscurità.
I suoni erano lontani, ovattati come se provenissero da una dimensione che andava man mano dimenticando.
Vide sagome scure dimenarsi lente nel freddo abbraccio del mare. Ne vide altre completamente immobili, trascinate a fondo dal peso dell'armatura.
Vide uomini e oggetti irrompere nell'abisso marino come cormorani gettatisi in picchiata per agguantare la preda direttamente sott'acqua.
Vide flebili luci e tenue fiamme in quel che era diventato l'ondeggiante piano superiore costellato di lunghi corpi legnosi, alcuni interi altri completamente martoriati.
Sentì il bruciore al petto e il terrore della morte nelle viscere mentre si rese conto di star andando sempre più in basso, trascinato dall'inesorabile mano della Regina dei Mari.
Il cordame intorno al collo e alle braccia limitava i movimenti, e l'armatura di scaglie e pelle lo stava affossando sempre di più.
Il fiato si esauriva, il panico aumentava.
La vista s'annebbiava pulsando freneticamente.
Mugolii soffocati andavano ripetendosi sempre di più.
Il fuoco divampò in tutto il corpo.
Hel era venuta ad abbracciarlo, di nuovo. Come tante altre notti.
Stretto alla bionda figura che gli dava la schiena Sturm si ridestò, scosso da un forte tremore.
Ansimava, ed il torace scoperto, scolpito era madido di sudore.
«Dannazione» sibilò a denti stretti.
Doveva far qualcosa.
Il sonno gli aveva portato suggerimento e una specifica immagine della festa della tiefling gli era rivenuta in mente, insistente.
Un trafficare tra complici.
Si sistemò meglio dietro la bionda donna che fortunatamente anche dormiva. Strinse l'abbraccio in una posa più confortevole e protettiva, poi lentamente il sonno tornò.
Privo di alcun sogno.