16-10-2017, 18:28
XXVIII
La mostruosa creatura uscì dall'antro oscuro.
L'orso nero uscì dalla grotta.
Ysgithr l'Orso Nero, proruppe ruggendo mostruoso dalla sua tana.
Ysgithr era una parola dal forte idioma illuskan, a Ruathym veniva utilizzato per indicare quegli animali dagli istinti particolarmente violenti ed omicidi, o per la forgiatura di temibili spade lunghe destinate a quei ruathen che avevano conquistato tanta gloria da potersene permettere una.
Ysgithr: Zanna in lingua comune.
Ed effettivamente Ysgithr possedeva due zanne veramente lunghissime, affilate, giallastre, che emergevano all'insù, minacciose e fiere, dalla sua mascella butterata.
Sul capo da cui si riuscivano a distinguere oltre che le vistose zanne anche due piccoli occhi maligni cremisi, era agganciata l'estremità dello scalpo peloso di un orso nero, che ricadeva in avanti a dar l'impressione di star a fronteggiare un vero e proprio orso, mastodontico, dalle letali fauci perennemente aperte in un ruggito senza fine.
Il manto di pelliccia poi continuava a scendere, appiccicato alle spalle di quello che alla fine era un grandissimo troll e quindi lungo la sua ampia schiena.
Uno spettacolo terribile ma allo stesso tempo glorioso.
Giggle, dopo lo scontro, raccontò loro la breve storia di quella creatura bestiale: Ysgithr doveva essere migrato recentemente dalla Frontiera Selvaggia, da solo, disperso o emarginato dal suo branco di razziatori. Aveva invaso il Bosco di Neverwinter attaccando dapprima la fauna locale e poi gli sventurati che gli capitavano a tiro conquistandosi e marcando un'ingente porzione di territorio che non era passato inosservato ai più. Inizialmente era conosciuto solo come Ysgithr, proprio per le sue enormi zanne che lo contraddistinguevano, poi, da dopo la violenta e schiacciante vittoria riportata su Duh, un grosso orso nero crudele che infestava la zona e che rappresentava per i cacciatori più arditi una preda a dir poco ambita, al troll era stato assegnato l'epiteto di Orso Nero.
Un testimone oculare, un cacciatore anzianotto decrepito, aveva raccontato di come Ysgithr si fosse scontrato con Duh e di come, afferrandogli il muso irto di piccole punte d'osso aguzze, gli avesse allargato le fauci e con forza strappato via la mascella in un'esplosione di sangue.
Ysgithr da quel giorno divenne ancor più temerario, non più limitandosi a difendere il proprio territorio ma recandosi proprio a cacciare qualsiasi cosa potesse ritenere essere un tesoro.
Si macchiò di numerosissime vittime, senza distinzioni di sesso, razza, età o religioni. Sembrava proprio che la natura del troll e quella del grosso orso crudele si fossero fuse a comporre un mostro ancor più bestiale.
Tra le vittime si annoverano due giovani mezzelfi, fratelli, e figli di un nobile di media levatura che, dopo la scomparsa prematura della moglie elfa, morta anch'essa insieme ad un esiguo gruppo di spavaldi avventurieri per vendicare la morte dei figli, sempre per mano di Ysgithr, era riuscito ad emettere una taglia alquanto cospicua che però non parve riscuotere l'interesse previsto.
In zona tutti avevano paura di Ysgithr l'Orso Nero.
Le adesioni alla taglia erano sempre giunte dagli stranieri che tuttavia non tornavano mai per poter riscuotere la taglia. C'era poco da presupporre sul loro destino: o erano fuggiti o semplicemente erano stati brutalmente ammazzati.
Gli ultimi ad interessarsene furono il Tenente Erik con la sua esigua banda. Avevano astutamente circoscritto gente resistente e soprattutto straniera con la mera scusa di una caccia all'orso. E' vero, la caccia ad un orso rappresentava un pericolo non indifferente ma quando ad aspettarti c'era una paga consistente valeva la pena mettersi in gioco. Un alto numero di partecipanti si traduceva automaticamente in più alte probabilità di riuscita ma sopratutto anche di sopravvivenza. Il pensiero comune era " Tra tutti quelli che siamo devo finire ammazzato proprio io"?
Un fatalismo altruistico che metteva da conto delle morti, ma non di certo la propria.
E dunque eccoli là, gli otto sventurati, malamente equipaggiati, posti in prima linea come carne da macello.
All'unisono, con sorpresa di tutti i presenti, i tre ruathen reagirono a quella vista quasi con fragrante gioia: «Ah! Un troll?!» «Un troll!» «Per gli Æsir un troll, ah!»
«Attaccatelo per amor degli dei! Fatevi avanti e colpitelo!» il Tenente Erik sputò autoritario l'ordine di avanzare.
I tre ruathen non se lo fecero ripetere due volte: caricarono con appresso gli altri cinque, che, troppo intimoriti da quella gigantesca presenza avevano lasciato che fosse qualcun altro a fiondarsi per primo contro quel mostro.
Ysgithr però non era certo un troll stupido. Nel suo sguardo rilucente e spietato si poteva leggere una sottile furbizia di comprensione.
Brandendo un'enorme mazza di legno a cui aveva legato componenti acuminati d'acciaio di ogni tipo il gigantesco troll vibrò un colpo laterale volto a spazzare via in una sola volta tutti i suoi nemici. Riuscendoci.
Tutti, nessuno escluso, volarono via, chi in un modo, chi in un altro.
Erlend era riuscito a rimanere in ginocchio con una picca già fuori uso, spezzata a metà. Ffolk, poco più a lato di lui si era già rimesso in piedi dopo aver sputato un grumo di sangue, riprendendo la carica.
Sturm s'era ritrovato dalla parte opposta alla loro, sdraiato di schiena ancora disorientato, di fianco al grosso troll che si preparava a fronteggiare di nuovo quello che aveva individuato come bersaglio più pericoloso: Ffolk.
Si tirò in piedi aggrappandosi alla picca e imprecando tornò alla carica anche lui.
La spazzata del troll aveva sparso gli attaccanti tutti intorno alla radura, di fatto, in parte, facendosi circondare.
Non tutti però rialzandosi avevano ancora la stessa voglia di fronteggiare un mostro simile. In tre tentarono di fuggire a gambe levate. Uno solo di loro venne raggiunto dietro al capo da una freccia scoccata con precisione da Giggle, a mo di monito per gli altri due. Potevano sicuramente morire fuggendo oppure combattere e magari sopravvivere.
I due tornarono indietro unendosi alla carica degli altri.
Otto andò rapidamente ballonzolando con il suo ventre prominente a controllare le condizioni del fuggitivo colpito con micidiale precisione. Era morto e non c'era niente da fare.
Giggle ammiccò e fece schioccare la lingua in una smorfia di soddisfazione, ridacchiando poi.
Lo scontro intanto proseguiva con picche che andavano a conficcarsi nelle carni verde nerastri del troll, con piccozze e martelli che andavano a spaccare e frantumare ossa.
Ma i troll, come avevano insegnato le leggende di Ruathym, erano dotati dell'oscuro potere di rigenerare le ferite subite. Ffolk ed Erlend erano gli unici in grado di assestare abbastanza velocemente colpi che potessero danneggiare realmente Ysgithr, ma non bastavano.
Sturm riuscì a trapassargli una coscia, da parte a parte con tutta la picca che poi si spezzò quando l'Orso Nero si voltò ruggendo colpendolo sul volto e sul torace col dorso della mano.
Il ragazzone ruathen volteggiò letteralmente per aria, schiantandosi con un colpo di schiena contro un tronco. Gli si spezzò il fiato ed una fitta bruciante gli avvampò tutto il corpo. Ricadde a terra boccheggiante, colluso ma ancora vivo. Forse s'era rotto qualche costola, o di nuovo l'anca e la gamba. Non seppe dirlo.
Ysgithr intanto con una violenta mazzata colpì il ginocchio di Erlend, spaccandogli l'osso e facendogli perdere l'equilibrio. Il colpo successivo gli avrebbe sfracellato il capo raso ai lati, privo di barba, se non fosse stato per l'intervento tempestivo di Ffolk ed altri due stranieri che arpionarono il grosso braccio del troll in procinto di assestare il colpo mortale.
In un moto di rabbia selvaggia Ysgithr afferrò Ffolk con presa ferrea sollevandolo da terra. Gonfiò e poi contrasse il braccio e Ffolk urlò come Sturm non aveva mai udito prima, poi si sentì uno schiocco sonoro e sinistro, quindi il massiccio ruathen venne gettato a terra con forza.
Ffolk era ben lungi dall'essere morto ma aveva una spalla scomposta, con l'osso che fuoriusciva.
L'Orso Nero prese furibondo a mulinare la sua rozza mazza cominciando a mietere vittime. Nonostante tutto i tre ruathen ripresero a combattere, in preda alla rabbia, al dolore e alla frenesia estasiante del combattimento. Stavano compiendo il loro destino.
Ma il numero non li favoriva, ogni colpo di Ysgithr assottigliava le loro fila già poco nutrite.
Fu poi con un prorompente e lungo squillo di tromba, emesso dal corpulento Otto - che doveva avere un diaframma non indifferente - che il Tenente Erik insieme al suo collega d'armi, pesantemente corazzato, entrò in scena mulinando spada e scudo.
Anche Giggle partecipò.
Ed il signor Otto cominciò a salmodiare nenie che parevano proprio essere preghiere, temprando gli spiriti e rendendo più forti e decise le braccia che colpivano la mostruosa creatura.
Un altro colpo investì Sturm, questa volta all'altezza dei dorsali. Una punta acuminata gli bucò un fianco, spaccandogli al contempo qualche osso. Erlend continuava a combattere da terra: aveva puntellato la terza picca al terreno e l'aveva conficcata all'addome del troll di fatto impalandolo e immobilizzandolo sul posto. Ffolk menava colpi energici col braccio sano impugnando un martellone recuperato da uno dei cadaveri.
Arrivò una freccia infuocata sul petto del troll; questi si infuriò ancor di più e sollevandosi sulla punta dei piedi esplose un colpo verso il terreno centrando in pieno il collega corazzato del Tenente Erik. A terra s'era formata una poltiglia rossa che macchiava il terreno e l'armatura brutalmente deformata di chi l'indossava.
Dai guaiti che Ysgithr cominciò ad ululare era chiaro che fosse allo stremo delle forze. In un ultimo gesto impetuoso Sturm trovò la forza di sollevare la picca e conficcarla dietro le scapole del troll, ricoperte dallo spesso pelo di orso nero. Il colpo trapassò tutto e la picca rimase conficcata, con Sturm appeso sopra, esausto anche solo per rimanere in piedi.
Ffolk si era aggrappato ad una zanna, circondandola col proprio braccione, tenendo la testa del grosso troll sporta in avanti. Erlend da sotto le schifose e puzzolente virilità di Ysgithr colpiva quest'ultimo tagliuzzandogli i legamenti dei piedoni.
Il Tenente Erik parava e schivava con estrema lucidità i colpi del mostro, rispondendogli con ampi tagli di spada tracciati sul petto e sull'addome.
Ysgithr l'Orso Nero tentò il tutto per tutto e si scrollò tutti di dosso, liberandosi di qualsiasi cosa, ruggendo furente e spazientito. Ma non aveva fatto i conti con le frecce.
L'ultima, precisa ed infuocata, gli si conficcò dritta dritta nel naso da cui uscì uno sbuffo di fumo.
Lo sguardo cremisi della creatura sgranò e si incrociò.
Poi Ysgithr l'Orso Nero s'impennò in avanti, rigido, con le braccia distese lungo i fianchi, schiantandosi infine a terra in un tonfo sordo e in uno sbuffo di terra ed erba.
Erlend, scostato il lungo manto nero di pelliccia d'orso sbucò da sotto il cadavere del grosso troll. Tra le sue gambe, la faccia inorridita.
Vomitò anche l'anima.