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[Dyane A.] Sinfonie mutevoli
#8
[Immagine: shen_fei_arrival.jpg]

Calimport – Anni prima

Lei mi aspetta in fondo al vicolo avvolta in un mantello scuro damascato, lontano dai lampioni e dagli sguardi di qualche ubriacone notturno. Come una madre premurosa mi segue con lo sguardo mentre mi avvicino, ma delle madri è la più spietata.
Non teme affatto per me, io sono sacrificabile, come tutti, e un brivido terrificante mi scorre lungo la schiena costringendomi a fermarmi un istante prima di arrivare da lei e farmi inghiottire dalla sua diabolica persuasione.

Impossibile guardare la buia quiete dei suoi occhi senza presentire la limpida oscurità della sua voce. Sempre così calma, piacevole, delicata come lo scorrere d'un fiume in pianura.
Ma le sue labbra non si muovono, mi porge una mano pallida e sottile, appesantita da vistosi anelli, in attesa che io le consegni il mio trofeo.

"Avevi ragione, è stato facile, ma non mi sento meglio."

Scosto il mantello e recupero il piccolo fagotto lasciandolo nelle sue mani. E' così leggero ed insignificante, eppure porta su di sè tutto il peso di una terribile colpa.
So già quale sarà la sua risposta ma la attendo comunque, perchè ho bisogno di dissetarmi della sua oscura certezza così confortante.

"Stanotte passerà tutto quanto."

[Immagine: index.jpg]

--------

Ho ancora qualche minuto prima dell'incontro notturno. Una piccola deviazione di percorso è l'ultima concessione che faccio a ciò che resta dei miei sogni infranti.
Scivolo in un paio di vicoli, silenziosa e smarrita in un vortice di pensieri che vorrei poter soffocare per concentrarmi soltanto sulla soddisazione di aver compiuto la mia vendetta.

Salgo le scale e raggiungo la balaustra da cui posso osservare non vista il suo balcone. Lui non c'è, e mi impongo di aspettare, voglio vederlo un'ultima volta prima che scopra cosa le è successo.
Attendo, e lascio vagare lo sguardo nel cielo distante.

Come sarebbe sublime la notte, senza quelle stelle che con la loro luce parlano una lingua sconosciuta. Vi sarebbe solo il vuoto, il nero e il nudo nulla.
Come uno spettro taciturno vorrei solo potermi intrufolare in quella camera, e scivolare silenziosa verso di lui con le ombre della notte, tra carezze di serpente e baci colmi di vertigini.

Ma il tempo passa, e il balcone rimane vuoto.
Ripenso a tutte le volte che l'ho spiato da qui, suonando il liuto mentre lui stava seduto a fumare, immerso nei suoi pensieri.

Una folata di vento solleva un turbine di sabbia che mi annebbia la vista. Chiudo gli occhi e inizio a sprofondare lentamente nella rassegnazione, accettando l'idea di non rivederlo mai più.

Prendo uno dei sigari col suo odore e inizio a fumarlo. Il sapore mi disgusta, ma amo la vista di quelle effimere nubi evanescenti.
Delicate spirali di fumo prendono lentamente la figura del suo pallido viso, in contrasto con il buio profondo della notte.
Sto ancora aspettando che quell'immagine offuscata e indistinta si giri verso di me con aria imbronciata, come per rimproverarmi qualcosa e poi, vedendo la mia espressione stralunata scoppi in una delle sue sonore risate tentatrici.

- Su, voltati. Io sono qui, vicino a te. -

Un leggero alito di vento e un'altra boccata di fumo denso e tutto scompare nel nero buio della notte.


* * *

♫ ♪♫ ♪ theme ♫ ♪♫ ♪

Peldan's Helm – Oggi

[Immagine: dgfr.jpg]

Sto imparando a conoscerlo, ad apprezzarlo, a districare la matassa ingarbugliata che lo attornia come una coltre di fumo nero, fumo che odora di illusioni bruciate. Forse sto addirittura iniziando a fidarmi.
Il legame si stringe e la pelle davanti al viso si assottiglia. E' quasi impossibile nascondersi ormai.

"Puoi parlarmene, puoi tirare tutto fuori."

Disillusa e smarrita, come posso spiegargli che c'è solo un enorme e sterminato vuoto?
Sono passati tanti inverni da quando l'ultima delle illusioni mi ha inferto il colpo mortale spezzando la mia integrità. Lui mi ha scalfito l’anima e poi l’hai relegata nel nulla.
Ed io dalla montagna del piacere sono caduta nel vuoto delle mie speranze.

"Guarda nei miei occhi: cosa vedi?"

Un tempo mettevo l’oro tra i capelli e fissavo direttamente il sole. Ora esco nel buio per suonare nella solitudine tutto ciò che non posso soffocare.

E adesso che le ali della notte abbracciano le nostre ombre intrecciate, desidero solo che tu riesca a sentire attraverso la coltre di nebbia scura e densa.

- Mi vedi? Pensi di riuscirci davvero? E allora afferra il mio grido. -

E invece niente, distolgo lo sguardo e annullo me stessa una volta ancora. Mi godo questi momenti di puro abbandono in un fiume che scorre lento, lambendo il mio dolore dolcemente, per trascinarlo alla deriva fino a un oceano profondo e denso di tutta la consolazione che potrei desiderare.

"Bisogna solo trattenere il fiato fino al momento in cui non si è sommersi completamente.
Solo allora nulla potrà toccarci."


Non mi serve sentire altro. Si chiuda il sipario, si spengano le luci. 
Sonno della coscienza. Una melodia che sfuma nella notte che resta.

[Immagine: elf.jpg]
[Immagine: firma_dy_2.png]
Dyane Alfarham
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