26-10-2017, 12:37
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 06-11-2017, 14:16 da elyss.)
*ritratto di aslaug al suo arrivo nel continente, due anni prima*
Aslaug osservava il ritratto un po rovinato, erano passati più di due inverni ormai e notava la differenza, come aveva detto fjolnir era stato fatto da uno dei marinai, in un momento naturale che raramente esprimeva, era più giovane e la cosa la fece riflettere, ormai erano tre inverni che mancava da casa, sua madre, amante dello jarl era ambiziosa, contraria alla sua partenza e ora cosa stava facendo? sedeva nello scarno dello jarl sola? come moglie? era certa fosse riuscita nel suo intento, cacciatrice e guerriera temibile era molto rispettata nel clan, almeno quanto lo jarl stesso, che si era invaghito di lei sin da quando suo padre Ulric era vivo, sospirò al pensiero del padre, una montagna dai capelli rossi, temperamento mite e riflessivo, di lui aveva preso il colore dei capelli ma non il fuoco che le bruciava in petto, quello era di sua madre, i suoi primi passi nelle fredde terre dei ruathen erano stati subito difficili, diversa dai coetanei con una curiosità insaziabile e una sensibilità verso la diversità fuori dal comune, aveva imparato a nascondere i propri sentimenti e le debolezze, anche in casa, il fratello, di un anno più piccolo era tutto il suo contrario, rispecchiava le normali attitudine di un ruathen, mentre la madre era scaltra come pochi nel clan, ricordava ancora le lunghe cacce fuori da casa, sin da piccola per scappare da quella realtà che le stava stretta.. poi l'uccisione del grande cervo le aveva dato visibilità e lì tutto era diventato complicato.
*La madre Lagherta*
Ricordava ancora la grande sala, lo jarl che chiamava chi avrebbe partecipato alla razzia di primavera, fuori la neve ancora cadeva, ma diventava sempre più rada, sua madre vicina, il fratello poco distante, imbronciato perché ancora doveva attendere, con sorpresa sentì il suo nome, tutti gli sguardi caddero su di lei, era una cosa rara che una ragazzina partecipasse alla razzia, guardò la madre e vide un sorrisino furbo, aveva dei progetti per lei, il fatto di aver ucciso il grande cervo che aveva ammazzato il figlio dello jarl pareva aver colpito nel segno.
Ricordava gli spruzzi del mare, la sua prima uscita in mare l'aveva sconquassata, ancora magrolina, più agile che forte aveva vomitato tutto il primo giorno, man mano si era abituata, attenta a stare vicina alle altre guerriere, amiche della madre, lei non era venuta, rimanendo accanto allo Jarl che ormai non lasciava quasi mai.
Ricordava le fiamme, il sangue e i morti nella razzia, la sua prima uccisione, un ragazzo che la voleva fermare mentre portava le faretre dietro il muro di scudi, l'aveva colpito più per istinto che altro, alla gola con un pugnale, nei suoi occhi lo stupore, che una ragazzina sporca e selvaggia l'avesse ucciso, che da preda fosse diventata carnefice, lo guardò morire fino all'ultimo, tra un turbinio di sentimenti contrastanti, la sera stette male ma si nascose da sguardi indiscreti.
*aslaug da ragazzina*
Ricordava il grosso uomo, guerriero riconosciuto.. che la stringeva tra le braccia, di li ad un inverno sarebbe divenuta una donna completa e alta ma lui l'aveva presa, era la seconda razzia e il nome di aslaug girava tra il clan, una ragazza baciata dal fuoco, focosa in battaglia e coraggiosa, divenne una preda ambita dai guerrieri, non era fisicamente forte però, il guerriero la prese senza difficoltà, perse le ultime vestigia della sua innocenza, dopo aver versato sangue e razziato, ma al suo ritorno tornava nella foresta, rientrando al villaggio solo per bere, la sua bellezza che sbocciava sempre più però la convinse a partire, voleva rafforzarsi prima di essere presa ancora e magari sistemata secondo i voleri della madre, che ormai acquistava sempre più influenza con lo jarl che l'adorava, da un lato apprezzava la sua scaltrezza ma sapeva che non avrebbe esitato a rafforzare la sua posizione sacrificando la sua libertà, ricordava ancora la sfuriata quando comunicò che sarebbe partita, essendo ormai una cacciatrice e guerriera affermata, la madre non poté opporsi, quel giorno vide fjolnir, portato da due guardie, l'aspetto fiero nonostante lo status di prigioniero, si era distinto in battaglia, c'era un'aria di rispetto intorno a lui, Aslaug ne fu colpita ma la rabbia montò subito, un guardiano l'avrebbe ostacolata, lei voleva la sua libertà, ma lo jarl si impose, Lagherta era pur sempre sua madre, la voleva viva e in salute, sperando in un rientro sicuro e poco distante.
il sorriso, nascosto, era l'ultima cosa che le rimaneva di un tempo distante, infantile che esprimeva quel genere di emozioni, così lo copriva con ambigua selvaggio scherno.
Aslaug osservava il ritratto un po rovinato, erano passati più di due inverni ormai e notava la differenza, come aveva detto fjolnir era stato fatto da uno dei marinai, in un momento naturale che raramente esprimeva, era più giovane e la cosa la fece riflettere, ormai erano tre inverni che mancava da casa, sua madre, amante dello jarl era ambiziosa, contraria alla sua partenza e ora cosa stava facendo? sedeva nello scarno dello jarl sola? come moglie? era certa fosse riuscita nel suo intento, cacciatrice e guerriera temibile era molto rispettata nel clan, almeno quanto lo jarl stesso, che si era invaghito di lei sin da quando suo padre Ulric era vivo, sospirò al pensiero del padre, una montagna dai capelli rossi, temperamento mite e riflessivo, di lui aveva preso il colore dei capelli ma non il fuoco che le bruciava in petto, quello era di sua madre, i suoi primi passi nelle fredde terre dei ruathen erano stati subito difficili, diversa dai coetanei con una curiosità insaziabile e una sensibilità verso la diversità fuori dal comune, aveva imparato a nascondere i propri sentimenti e le debolezze, anche in casa, il fratello, di un anno più piccolo era tutto il suo contrario, rispecchiava le normali attitudine di un ruathen, mentre la madre era scaltra come pochi nel clan, ricordava ancora le lunghe cacce fuori da casa, sin da piccola per scappare da quella realtà che le stava stretta.. poi l'uccisione del grande cervo le aveva dato visibilità e lì tutto era diventato complicato.
*La madre Lagherta*
Ricordava ancora la grande sala, lo jarl che chiamava chi avrebbe partecipato alla razzia di primavera, fuori la neve ancora cadeva, ma diventava sempre più rada, sua madre vicina, il fratello poco distante, imbronciato perché ancora doveva attendere, con sorpresa sentì il suo nome, tutti gli sguardi caddero su di lei, era una cosa rara che una ragazzina partecipasse alla razzia, guardò la madre e vide un sorrisino furbo, aveva dei progetti per lei, il fatto di aver ucciso il grande cervo che aveva ammazzato il figlio dello jarl pareva aver colpito nel segno.
Ricordava gli spruzzi del mare, la sua prima uscita in mare l'aveva sconquassata, ancora magrolina, più agile che forte aveva vomitato tutto il primo giorno, man mano si era abituata, attenta a stare vicina alle altre guerriere, amiche della madre, lei non era venuta, rimanendo accanto allo Jarl che ormai non lasciava quasi mai.
Ricordava le fiamme, il sangue e i morti nella razzia, la sua prima uccisione, un ragazzo che la voleva fermare mentre portava le faretre dietro il muro di scudi, l'aveva colpito più per istinto che altro, alla gola con un pugnale, nei suoi occhi lo stupore, che una ragazzina sporca e selvaggia l'avesse ucciso, che da preda fosse diventata carnefice, lo guardò morire fino all'ultimo, tra un turbinio di sentimenti contrastanti, la sera stette male ma si nascose da sguardi indiscreti.
*aslaug da ragazzina*
Ricordava il grosso uomo, guerriero riconosciuto.. che la stringeva tra le braccia, di li ad un inverno sarebbe divenuta una donna completa e alta ma lui l'aveva presa, era la seconda razzia e il nome di aslaug girava tra il clan, una ragazza baciata dal fuoco, focosa in battaglia e coraggiosa, divenne una preda ambita dai guerrieri, non era fisicamente forte però, il guerriero la prese senza difficoltà, perse le ultime vestigia della sua innocenza, dopo aver versato sangue e razziato, ma al suo ritorno tornava nella foresta, rientrando al villaggio solo per bere, la sua bellezza che sbocciava sempre più però la convinse a partire, voleva rafforzarsi prima di essere presa ancora e magari sistemata secondo i voleri della madre, che ormai acquistava sempre più influenza con lo jarl che l'adorava, da un lato apprezzava la sua scaltrezza ma sapeva che non avrebbe esitato a rafforzare la sua posizione sacrificando la sua libertà, ricordava ancora la sfuriata quando comunicò che sarebbe partita, essendo ormai una cacciatrice e guerriera affermata, la madre non poté opporsi, quel giorno vide fjolnir, portato da due guardie, l'aspetto fiero nonostante lo status di prigioniero, si era distinto in battaglia, c'era un'aria di rispetto intorno a lui, Aslaug ne fu colpita ma la rabbia montò subito, un guardiano l'avrebbe ostacolata, lei voleva la sua libertà, ma lo jarl si impose, Lagherta era pur sempre sua madre, la voleva viva e in salute, sperando in un rientro sicuro e poco distante.
il sorriso, nascosto, era l'ultima cosa che le rimaneva di un tempo distante, infantile che esprimeva quel genere di emozioni, così lo copriva con ambigua selvaggio scherno.