29-11-2017, 17:34
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 30-11-2017, 12:05 da Owl.)
~ Hap, Battledale ~
C'è una luna pallida stasera. Batte i suoi colpi contro le tenebre, ansimando ad ogni passaggio di nuvole minacciose addensate sopra i tetti di quest'insignificante villaggio di provincia.
Cerco aria nuova e luoghi da scoprire, ma mi ritrovo tra gli stessi contadini e commercianti dalle ambizioni banali, immersa in un flusso di vite scontate e prevedibili. Eppure sono sicura che il viaggio non sia stato del tutto vano, perchè chi mi attende ha una mente brillante ed ambizioni allettanti.
Fare affari non è il mio forte, ma so leggere dentro le persone, so cogliere il fuoco nello sguardo di chi ha una mente lucida e spietata quanto basta per scavarsi una via spianata verso i propri scopi, più o meno leciti.
Interessi reciproci, non per forza condivisi ma piuttosto combacianti in un mosaico complesso ed affascinante.
Acconsento a far parte del gioco prima ancora di conoscerne tutte le regole. Sono sempre stata attratta da chi rompe gli schemi con mosse da astuto giocatore. Sono perfettamente cosciente di essere in grado di gestire una partita come questa.
* * * * * *
Deboli fiammelle scoppiettano nel camino aggrappandosi ai residui di braci destinate a soffocarle. La piccola stanza sembra ancora più oppressiva ed incombente nella semioscurità. Una decorazione rudimentale e selvaggia che si trasforma in una foresta buia e fitta proiettata tutto intorno. Una tana perfetta per un predatore, e una prigione asfissiante per la vittima.
La notte affoga in un limbo di acqua putrida, macchiata dalla densità del sangue che persiste sulle labbra. Non si toglie, si attacca come bava di ragno alla pelle, e so che anche una volta lavato via persisterà quella sensazione di macchia indelebile.
Respiro l'aria satura e stantia, non ho quasi la forza di muovermi. Sfinita, svuotata, esangue...una sensazione che già conosco ma che assume connotazioni differenti.
Forse sono davvero una masochista come qualcuno ha osato sentenziare, o forse semplicemente adoro la sensazione del dolore che più si fa acuto e più tramortisce i sensi fino ad annullarli, nella meravigliosa consolazione di una vacuità intrisa di consapevolezza.
Più cerco di staccarmi dalle contingenze e più quel che mi circonda diventa parte di me. Si infiltra nella sensazione della carne e dell'esistenza, mi unisce forzatamente a ciò che mi è prossimo, imprigionandomi in un letto di morte lenta e insesorabile.
Ma mi rimane la notte. La notte che scava negli angoli remoti che abbiamo dimenticato, la notte in cui emergono rivelazioni terribili come geroglifici insensati di stelle nel buio.
La notte che mi lascia sfinita in questo letto a fissare le ombre allungarsi sul soffitto.
Lentamente il mio corpo si adatta a questa sensazione di morte apparente. Arrendevole, smetto di aggrapparmi alle ultime energie residue e mi lascio scivolare verso l'abbraccio ovattato dell'indebolimento che mi pervade.
Per un attimo penso che sia splendido scivolare così verso l'oblio. Potrei chiudere gli occhi e probabilmente sverrei per qualche ora, sparendo da questo mondo senza dovermene preoccupare.
Invece continuo a tenere gli occhi sbarrati verso il soffitto, tramortita ed inerme mi abbandono a una sorta di trance in cui rivedo immagini confuse sovrapporsi alle ombre reali.
E' un'ebbrezza simile a quella del vino, forse solo più dolorosa e perversa.
La rossa che incombe su di me come un predatore vorace e spietato, decisa a dominare la situazione in una danza selvaggia e violenta che sembra aver imparato a gestire con una naturalezza disarmante. E tra le righe della sua innata arroganza quegli spiragli di incertezza che sono riuscita ad instillarle.
L'odore intenso del sangue, il respiro che accelera e lo sguardo della cacciatrice così colmo di desideri, aspettative, sentimenti contrastanti e totalizzanti. Ne assaporo ogni sfumatura lasciando che il dolore fluisca attraverso il mio corpo ricordandomi quanto io sia diversa, condannata a dissetarmi delle emozioni altrui, incapace di provarne.
L'odore intenso del sangue, il respiro che accelera e lo sguardo della cacciatrice così colmo di desideri, aspettative, sentimenti contrastanti e totalizzanti. Ne assaporo ogni sfumatura lasciando che il dolore fluisca attraverso il mio corpo ricordandomi quanto io sia diversa, condannata a dissetarmi delle emozioni altrui, incapace di provarne.
La sua figura scattante e sottile che si staglia sopra di me diventa improvvisamente traslucida, sfuocata, si sdoppia e scompare, lasciando il posto ad un'ombra scura che mi fissa con occhi di fiamma, infernali.
Sento i sussurri distorti di una voce che non conosco sovrapporsi a quelli di lui. L'espressione trasfigurata d'odio, disperazione, frustrazione. Non ho modo di trattenerlo, siamo oltre il punto di non ritorno e posso solo lasciare che il buio fluisca, si abbatta con la forza di un uragano e si estingua, lasciandoci attoniti a rilfettere su ciò che siamo e ciò che abbiamo scelto per noi stessi. Pedine e burattinai al contempo, ma in un gioco alla pari, con tutte le carte scoperte.
La pelle conserva i segni ma è confuso il ricordo sinistro di cosa sia accaduto e come.
Una fiamma nera evanescente che sfuma verso il buio indistinto.
E in quel nero la notte, un cielo distante, trapuntato di immobili stelle pulsanti che gelide osservano il nostro bruliacare sulla terra.
Due occhi innocenti, grandi e scuri, che osservano quel cielo distante e se ne riempiono per gli anni a venire.
- Sarò lì quando crescerai, e l'oscurità ti avvolgerà il cuore riempendolo di domande. A tutte vi sarà un'unica risposta. -
Dyane Alfarham