16-12-2017, 22:53
XXXVI
Gli aveva inciso la fronte con un lungo taglio orizzontale, così che il sangue potesse sgorgare e lentamente scendere verso il basso a mascherare di rosso tutto il viso.
Poi gli aveva squarciato una guancia. Dall'estremità della bocca, passando per lo zigomo, fino all'orecchio.
Era il termine di un lungo supplizio ove l'inizio era perso nel tempo.
Sturm non sapeva da quanto tempo la rossa cacciatrice lo stesse martoriando, non sapeva se aveva resistito o ceduto a quelle inimmaginabili brutalità, se avesse pianto o urlato dal dolore, se avesse stretto i denti resistendo, vomitando oscenità e insulti.
O se l'avesse pregata di continuare quelle sevizie, sollecitandola nel fare del suo peggio.
Tutto questo, non lo sapeva.
Sapeva però che avevano raggiunto il culmine e che ora, lei, la Baciata dal Fuoco, pretendeva di banchettare con il suo sangue.
Sotto una palpebra resa pesante dalla stanchezza, dal dolore, dalla sofferenza e dall'immane quantità di sangue persa, Sturm potè incontrare lo sguardo selvaggio e acceso della cacciatrice.
La pupilla di quegli occhi azzurri completamente dilatata in una sensazione di frenesia sempre maggiore.
Il sorriso affilato e predatore, di chi sa di avere il più completo potere e che già pregusta la prelibata leccornia postagli su di un piatto d'argento.
Il dolore persisteva, ed era tanto.
L'eccitazione e il piacere perverso erano altrettanto.
Le vene presero a pompare più forte quando la cacciatrice s'avvicino di più al volto di lui, con sguardo avido e feroce.
Poi come una lupa assetata da tempo immemore la Baciata dal Fuoco tirò fuori la sua lunga rosea lingua, deponendola sul volto del grosso ruathen.
Leccò lentamente, portandosi via abbondanti porzioni di sangue, schioccando piacevolmente la lingua una volta bevuto il nettare che la predatrice andava cercando.
La guancia. Lo zigomo. Il mento. Le labbra. Poi di nuovo lo zigomo, e poi il collo, e poi la fronte.
Sturm si beava e si contorceva sotto quel tocco sublime, impossibilitato a muoversi.
Il tocco umido della lingua indugiò all'altezza del naso e poi di nuovo sulla fronte, e successivamente ancora sul naso "Ma cosa sta facendo? Cosa vuole?" pensò Sturm.
Riuscì a scostare la testa da quelle strane leccate e guardò meglio la sua feroce aguzzina. Questa ricambiò con uno sguardo ora vacuo e quasi perplesso. Tentò di dire qualcosa ma quel che ne uscì fu solo uno stranissimo bramito.
Sturm rimase decisamente perplesso.
Di nuovo un bramito.
Poi un altro ancora.
Saliva, lingua, bava sul volto, lingua.
I bei tratti nordici della rossa ondeggiarono spaventosamente, distorcendosi, mutando ed infine assumendo le reali forme del muso di un cammello che sostava lì a leccare il volto del ragazzone.
Un camminatore del deserto !
Sturm per quel che potè piegò indietro il capo cercando di distanziarsi dalle attenzioni dell'animale. Non era mai stato bravo ad ammansire gli animali. Persino con i cavalli aveva trovato enormi difficoltà.
«Ehi mrh, bello, eddai, piantala... piantala... PIANTALA!»
Di tutta risposta il cammello emise un lungo lamento, ritraendo il muso nell'alzare il collo lungo. Poi lentamente e con superficialità si voltò dando il posteriore al volto del guerriero.
Aveva una sella aggrappata intorno al corpo peloso che tuttavia pendeva solo da un lato, strusciando sulla superficie sabbiosa. Il cavaliere di quell'animale doveva essere stato disarcionato chissà dove e quanto tempo prima.
«No bello... rimani qua, aiutami a uscire, vieni qua ch ch ch ch».
Il cammello ruotò il muso ad osservare l'umano piantato nella sabbia, emise un altro bramito, dopodiché defecò direttamente sulla testa del grosso ruathen.
Sturm non potè far altro che trattenere il respiro, chiudere gli occhi ed inclinare il capo.
Neanche a dire fosse fresca.
Sembrava lava, ma decisamente più puzzolente.