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Diario bello [Sandris]
#3
Un avventura da favola!

Tolmet Longbeard per me fu qualcuno tanto più vicino ad un parente stretto di quanto in effetti non era, perché era un nano infatti, ma un nano veramente simpatico e tosto. Il fatto è che dalle mie parti non esistevano comunità di nani, fatta eccezione per la gilda artigiana nella non vicinissima Baldur's Gate. Comunque Tolmet non veniva da li ed anzi era una specie di studioso della pietra nonché un abile artigiano e buon birraio. Proprio grazie a lui negli anni i miei hanno saputo rendere migliori liquori e birre anche se Tolmet non ha mai veramente svelato le ricette della loro tradizione a noi. Oh... comunque ho avuto modo di assaggiare una birra che a distanza di anni ancora mi sembra di ricordarne il sapore per quanto era buona, decisa e con quel pizzico di sapore terroso o di vera roccia come mi disse Tolmet. Comunque lui era solito venirci a trovare almeno una volta l'anno e da quanto ci disse il suo compito era semplice, mettere nero su bianco tutte le grandezze del suo popolo lungo la costa della spada. Ogni anno, quando lui tornava, ricordo che ero letteralmente eccitato all'idea di incontrarlo per ascoltare le sue grandi storie e quando ero piccolo mi divertivo anche a tirargli la barba, ci credereste? Grazie a lui ho imparato anche a fare delle trecce meravigliose, odio ammetterlo ma per quanto riguardava trecce ne sapeva più di mia madre e lei fidatevi, era proprio esperta per tutto quel che riguarda il fascino. Ad ogni modo, quando ebbi circa quindici inverni mi fu fatta una proposta (dopo averne parlato con i miei) di accompagnarlo in un viaggio che non mi avrebbe impegnato troppe settimane. A mio padre il “grande mago” non gliene fregava granché di non avermi tra i piedi e per mia madre invece era una buona idea per farmi vedere come era un po' il mondo fuori dall'Altro Braccio (la nostra locanda). Quindi mi unii alla spedizione di zio Tolmet con grandissime aspettative. Nella compagnia erano tutti nani a parte me, ma ero un ragazzino comunque e non ero troppo più alto di loro alla fin fine (ahahah). I nani devo dire sono gente pratica ed escludendo la cura per la barba, le armi, e l'artigianato in generale sono piuttosto monotematici come compagnia, ma hanno uno spirito di gruppo e di unione che non si vede di frequente in giro. A dispetto di quanto chiunque possa immaginare io ero considerato uno di loro, una specie di portafortuna a volte fastidioso ma ricordo bene che mai mi negavano un sorriso o un buon boccale di birra! Tolmet poi era molto rispettato e da quello che ho potuto capire era anche una persona di un certo rilievo dalle sue parti e questo di sicuro ha aiutato molto nella mia integrazione. Tra i nani è infatti usanza rispettare molto il parere di individui considerati degni di rispetto anche se su questa faccenda ci sarebbe molto da spiegare e non è questo l'argomento di oggi. Quindi come dicevo noi ci incamminammo verso questa misteriosa destinazione con una piccola ma rifornita carovana di pony! Oh... ma ci credereste che nella carovana i nani si erano portati dietro anche un incudine?!? voglio dire, loro dicevano che era un ricordo di casa ed inoltre un buon modo per fare delle riparazioni urgente sul momento! Che tipi tosti che sono i nani, e che tipo tosto era zio Tolmet. Ora ero troppo piccolo per capirci qualcosa su direzioni e percorsi, ma ben ricordo che raramente percorremmo delle strade, nonostante questo però i nani sapevano sempre dove andare e mai e dico proprio mai ci furono problemi con i carri o con gli animali. Era come se i nani seguissero delle strade invisibili anche se stavamo in mezzo alla natura. Comunque, il viaggio non filò sempre liscio, a volte incappammo in qualche problema, un problema che solitamente riguardava gli Gnoll. I nani dicevano che quelle stupide bestie avevano dei clan in quel territorio ma con la stessa disinvoltura con cui ne parlavano le loro asce e martelli li mandavano in rotta all'occorrenza. Io non ho mai partecipato agli scontri, però non mancavo mai di sbirciare dalla carovana come si svolgevano i fatti. Gli scontri con questi Gnoll all'inizio furono più feroci ma dopo le prime tre sconfitte impararono a tenersi alla larga da una carovana piena di nani armati fino ai denti e spesso su di giri per la birra. Dopo un paio di settimane di viaggio lasciammo le verdi distese a cui ero abituato per trovarci davanti quella che era una foresta cupa e nera fino a perdita d'occhio ed oltre questa si poteva scorgere una colossale montagnola grigia e nera avvolta dalle nubi. Tolmet in quella circostanza mi fece guardare il paesaggio da un cilindro nanico e non gnomico (specificò bene questo dettaglio) dove incredibilmente potevo vedere le cose distanti come se fossero molto più vicine. Lo zio mi fece osservare molto meglio la “montagna” ed infine riuscì a vedere qualcosa tra quelle nubi, una costruzione snella ma dall'aspetto robusto che come un dente usciva fuori da quella roccia. Tolmet mi disse che quella sarebbe stata la nostra destinazione ovvero la Torre di Durlag. Quella sera, dopo esserci accampati all'esterno della foresta Tolmet decise di raccontarmi un po' (finalmente) lo scopo della nostra spedizione. Appresi che l'area che stavamo costeggiando era il pericoloso Bosco dei Denti Aguzzi e che noi lo avremmo costeggiato fino a raggiungere la valle che si apre direttamente sotto l'enorme roccia dove troneggiava quella torre. Durlag Trollkiller fu il nano che la costruì molto tempo prima e tra i nani questo individuo era visto con una certa curiosità per vari motivi. Ricordo che a Tolmet dissi che perfino io sapevo che i nani erano soliti costruire le loro città nelle montagne ed infatti mi fu risposto che era proprio per tale motivo che noi stavamo andando a vedere che razza di influenza architettonica avesse influenzato lo stesso Durlag. Tra le chiacchiere tra nani (che parlavano sempre in comune davanti a me) appresi inoltre che uno degli argomenti sulla faccenda riguardava proprio la mia innocente domanda riguardo il fatto di costruire “fuori” dalla montagna. Il discorso verteva su antenati e dei in particolare Morradin o Moradin se avesse o meno accettato questa struttura cosi lontana dai loro precisi obblighi edilizi. Comunque la storia che appresi riguardo Durlag suonava abbastanza bizzarra. Questo ero nano era onorato e rispettato ma tra la narrazione trapelavano molte ombre e forse qualche contraddizione. Durlag fu come dicevo un eroe tra la sua gente, ed il suo cognome la diceva molto sul suo conto ma era di fatto anche un avventuriero (ah! Che novità). Zio Tolmet mi spiegò dopo dieci birre che i nani sono molto famosi tra le altre razze per la loro “avidità”, ma questo perché gli altri non conoscono bene la loro cultura. L'avidità secondo zio, appartiene ad altri e non certo ai nani, il fatto che loro apprezzino i tesori della terra ha un significato che va oltre la nostra comprensione ma che di fatto è molto legato agli antenati ed ai doni degli Dei, uno in particolare che è il loro padre ancestrale. Tuttavia Tolmet mi disse che tra le razze avide con cui si contengono i doni divini esistono i draghi o lucertole alate (come le chiamavano loro) e che questo Durlag per decenni andò proprio a menar le mani con le lucertole per privarle dei loro tesori che in realtà appartenevano per diritto ai nani. Tolmet mi spiegò inoltre che questa ricerca dei tesori ossessiva può far perdere la bussola anche ai nani più temprati che vengono in quel caso chiamati occhiodoro per l'ossessione che maturano per tesori e pietre preziose. Durlag, mi è quindi parso di capire che rientrasse in questa narrativa. Quindi questo eroe visse per decenni sconfiggendo mostri di ogni genere ed accumulò tantissimi tesori prima di costruire questa torre. La torre un tempo ospitava Durlag e la sua famiglia, ma quando l'eroe fu in punto di morte lanciò la sua sfida. Chiunque avesse preso possesso della torre avrebbe avuto accesso anche ai suoi magnifici tesori. Zio mi raccontò di quanti avventurieri e non solo si diressero li per reclamare il tesoro per poi scoprire con orrore che la torre era una trappola vivente! Tolmet mi spiegò che Durlag era proprio uscito dagli schemi ordinari dei nani perché secondo accurate testimonianze e prove egli protesse la torre anche con magia, golem senza cervello, e trappole letali nonché con molti mostri che in qualche modo si erano ritrovati intrappolati in quell'inferno di torre. Del resto Durlag sembra che lasciò una sorta di ammonimento a tutti coloro che desideravano il suo tesoro e cioè che tutti gli interessati avrebbero dovuto faticare quanto lui in vita per i tesori... ma nell'ammonimento non mi sembra che fu specificato che la morte era inclusa come alternativa alla fatica.

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Il Bosco dei Denti Aguzzi.



Secondo i miei amicissimi nani costeggiare il sinistro bosco avrebbe richiesto non più di qualche giorno se il tempo si fosse mantenuto buono, e cosa incredibile il tempo non sarebbe stato un problema. Ma spendiamo due parole su questo “bosco”. A volte i nomi non rendono proprio giustizia ai luoghi, e questo è proprio uno di quei casi. Il Bosco dei Denti Aguzzi è tutt'altro che un bosco ma una vera foresta! Grimnir un altro della banda dei nani mi spiegò un po' di cose riguardo quel luogo, ma non prima di essersi vantato del fatto che lui fosse uno dei pochi nani a capirci “realmente” qualcosa di boschi, foreste ed alberi. Dunque Grimnir mi confessò che il nome fu dato dai locali, in particolare dagli abitanti di Beregost una cittadella per così dire non troppo distante da dove eravamo noi a linea d'aria. Non ho mai capito comunque perché non ci siamo mai passati. Ma stavo dicendo... il nome fu dato per via delle storie riguardo gli “abitanti” del “bosco” che includevano bestie estremamente feroci e presumibilmente dotate spesso di zanne e denti aguzzi. In realtà Grimnir mi disse che questo forse era vero un tempo e che ora il bosco era principalmente la tana di enormi e pericolosi ragni e che nelle profondità del bosco vivevano creature ben più sinistre dei ragni e degli animali feroci che seppur ridotti come numero erano ancora presenti. Il bosco continuò il nano, fu spesso attraversato da ogni sorta di avventuriero in passato, ma oggi pochi osano entrarci data la sua pericolosità. All'epoca purtroppo non avevo grandi conoscenze per poter descrivere nel dettaglio il tipo di alberi che ci fossero o altri particolari più succosi ma... posso dire senza mezze misure che quel posto metteva i brividi sul serio, anche di giorno. Non saprei come spiegarlo ma gli alberi erano scuri quasi stanchi e nonostante non fossero spogli di foglie quest'ultime sembravano come ricoperte da un velo di vecchiume. Che altro aggiungere?A parte gli alberi spesso dall'aspetto nodoso ed imponente rimasi colpito dal silenzio, voglio dire... mi aspettavo cinguettii e robe simili ma nulla sembrava che anche i pennuti evitassero di far nidi da quelle parti. Bene, ora passiamo a quel che accadde circa tre giorni dopo. Zio Tolmet doveva sistemare delle cose prima di raggiungere la fantomatica torre e gli altri nani dovevano sistemare equipaggiamento, fare piccole riparazioni ai carri e permettere agli animali di riposarsi un po' dopo la lunga traversata. Posso ipotizzare che il gruppo si aspettasse qualche problema più avanti e quindi era tempo di prepararsi e fare qualcosa! Beh anch'io volevo fare qualcosa ma ero troppo giovane per mettermi li a fare quei lavori cosi faticosi e da grandi (beh si i nani non sono grandi ma insomma... capiamoci cosa intendo dire no?). Quindi, dopo lunga riflessione, decisi che potevo esplorare un po' la zona circostante. In fondo ero abituato ad esplorare intorno casa e poi avevo voglia di raccogliere qualche pianta o tesoro immaginario lasciato da qualcuno. Mi allontanai dalla carovana senza dare nell'occhio, Zio e gli altri erano ben impegnati dopo tutto. Inizialmente mi tenni bene alla larga dal bosco ma poi qualcosa attirò la mia attenzione. Una specie di suono metallico, ne avevo sentiti parecchi di quei suoni ed in effetti mi ricordava il tintinnare di una lama o robe simili... potevo farmi i fatti miei a quel punto? Naturalmente no! Quindi andai spedito verso quella direzione e ben presto mi ritrovai proprio a ridosso dei primi alberi del bosco. Il suono ora era ben più chiaro eppure non sembrava più quello che inizialmente credevo, cioè sembrava si qualcosa di metallico ma allo stesso tempo no... una via di mezzo. Ero ormai davanti al bosco ma non avevo paura, forse perché era giorno o forse perché il coraggio ne avevo da vendere. Mi avventurai tra i primi alberi faticando non poco visto il rigoglioso sottobosco. Volevo proprio capire l'origine di quel rumore, era diventata una priorità per me. Beh alla fine ci riuscii a capire da dove provenisse e non ne rimasi affatto felice. Vidi un giovane cervo steso al suolo tra le radici nodose dei vecchi alberi. Il cervo era chiaramente morto viste le ferite eppure a me non sembrava. Non so come non feci a notare il grosso ragno che troneggiava su quel corpo, in realtà la mia attenzione era sul cervo sui suoi occhi grandi che sembrava mi chiamassero e mi chiedessero aiuto. Il ragno beh... era grande quanto lui più o meno con un corpo snello e delle lunghe zampe che sembravano culminare come lame. La sua colorazione era strana, in alcuni punti vedevo ciuffi di peli ma erano piuttosto rari e la sua corazza naturale quasi sembrava una corazza fatta di metallo, tanto era lucida ed inquietante. Il ragno aveva avvinghiato la sua preda ma non vedevo ragnatele nell'aria ma solo quel coso piegato in avanti con la sua testa piena di occhietti che affondava le zanne nella carne del cervo, una specie di zecca sembrava. Cioè non è che mangiasse come uno può immaginare ma sembrava che succhiasse o qualcosa del genere. Io sono sicuro che il ragno mi notò ma non fece nulla perché come i nani anche lui stava facendo qualcosa di importante. Rimasi li per lunghi istanti a guardare la scena ed a guardare gli occhi di quel cervo. Ero triste, ero arrabbiato, anzi ero proprio incazzato di brutto. Inveii contro il ragno che continuò ad ignorarmi ed anzi muoveva di tanto in tanto quelle sue odiose zampe che sfregando tra loro producevano quel rumore “metallico”. Ma quegli occhi, li sentivo dentro come se fossero quelli di una vittima e in effetti era una vittima dopo tutto. Penso che qualsiasi ragazzino sarebbe fuggito ma io no. Io presi una buona scorta di pietre e legnetti ed iniziai a lanciarli con rabbia contro il ragno, volevo salvare un cervo morto che per il mio cervello chiedeva aiuto. I primi lanci non sortirono alcun effetto, il ragno continuava ad ignorarmi ma quando riuscii a centrare uno dei suoi dannati occhi beh... allora in un attimo fece un balzo indietro in modo cosi rapido che i miei occhi non riuscirono a seguirlo. Il ragno in un attimo aveva fatto quel balzo ed ora la sua attenzione era tutta per me. Tanti occhi per un coraggioso eroe salvatore di cervi morti! Il ragno mi osservò immobile ed io lanciai un altro sasso contro di lui che rimbalzò a poca distanza da una delle sue zampe anteriori. Ora vedevo bene la sua testa e le sue mandibole sporche del sangue del cervo. Ora credetemi sulla parola se vi dico che qualcosa scattò nella mia testa quando vidi il ragno appiattirsi leggermente sul terreno. Fu un sesto senso di sicuro perché il bastardo stava nuovamente per saltare ma questa volta non contro un cervo un tempo vivo ma contro di me! Lo intuii di istinto e mi tuffai a caso dietro l'albero che avevo vicino. Dei, ricordo ancora quel rumore forte come qualcuno che tira una martellata contro un incudine. Il ragno aveva centrato il tronco e si era aggrappato ad esso con una tale forza che riuscii a vedere dalla mia posizione due zampe che erano affondate all'interno della corteccia. Mi tirai in piedi in un attimo ed urlai al cervo di scappare mentre io naturalmente avevo gia anticipato quell'ordine. Iniziai a correre e sentii alle mie spalle i balzi del ragno che saltava da un albero all'altro presumo. Io correvo ed il ragno mi avrebbe certamente preso se non lo avesse fatto qualcun altro prima. Mi sentii afferrare da una morsa d'acciaio che mi sollevò da terra e mi lanciò dritto in un cespuglio e subito dopo un urlo e poi un altro ed un altro ancora in lingua nanica. Lo Zio Tolmet mi aveva trovato! (che culo a pensarci...). Ci misi un po' ad uscire da quel cespuglio e guardai quello che ormai era un combattimento avviato. Zio Tolmet ed altri due della compagnia stavano combattendo contro il “ragnaccio infame che ta sa porta via”. I nani erano sgraziati nei movimenti ma i loro colpi erano precisi e potenti, il ragno invece era rapido ed altrettanto forte. Ogni volta che colpiva un pezzo di corazza dei nani si lacerava ed addirittura con i suoi colpi riusciva a far retrocedere anche i nani armati di scudo. Il nani cercavano di circondare il ragno ma questo era bravo a saltare e schivare. Il ragno era forte di sicuro ma i nani sapevano il fatto loro e dopo un quantitativo di reciproche legnate le asce ed i martelli ebbero la meglio su quel ragno che crollo a terra agitandosi prima di chiudersi in una posizione tipica delle mosche spiaccicate. Quando il ragno morì io mi avventai su di lui e lo presi a calci, ricordo che mi feci male al piede ma dovevo sfogare la mia rabbia. Lo Zio e gli altri mi fecero fare e dopo che ebbi finito sfrecciai immediatamente verso la direzione del cervo. Zio li si che mi lanciò un imprecazione ed i nani mi vennero dietro. Io ero piccolo e ben più svelto di loro a muovermi e sopratutto non indossavo corazze pesanti a differenza di loro. Raggiunsi il cervo e gli urlai del perchè fosse rimasto li come un idiota. I nani non intervennero ancora anche se sentivo la loro presenza dietro di me. Mi sentii stupido, inutile credo e solo ora riuscivo a vedere bene quegli occhi che altro non testimoniavano la morte e nessuna richiesta di aiuto. Zio Tolmet mi mise una mano sulla spalla e guardò insieme a me la carcassa per un po'. Poi mi prese in braccio (assurdo ma fu cosi) e mi portò via da li. Quando un altro nano disse sorridendo che avevo fatto un buon lavoro trovando la cena io iniziai ad agitarmi ma Zio Tolmet mi rassicurò dicendomi che scherzava e che il cervo sarebbe stato sepolto. Intanto che uscimmo fuori dal bosco lo Zio mi adagiò a terra e si complimentò con me per il mio coraggio degno di un vero nanetto sbarbato. Mi disse che sarei stato premiato per il gesto ma che non sarei dovuto allontanarmi da solo, mai più e me lo fece giurare tre volte e se avessi infranto il giuramento mi sarebbe caduto il ciondolino e fu convincente con quella balla. Giurai e seguii Zio al campo. La stessa notte i nani fecero baldoria incuranti dei possibili pericoli (ci andò bene) ma sospetto che qualcuno di guardia ci fosse. Borglin un altro dei nani prese una pentola e dopo averla martellata e modificata a dovere me la donò come elmo. Ora ero un vero guerriero e mi fecero bere e mangiare carne buona. Ora che ci penso... forse lo Zio ha mentito. Forse quella sera mi hanno fatto mangiare la carne di quel cervo ma voglio pensare che Zio e gli altri non abbiano ingannato un anima così innocente. Ero fiero del mio “elmo” mi sentivo sul serio un guerriero cavolo! Quella notte dormii un po' più sollevato e credo anche di aver sognato quel cervo ma sono trascorsi tanti anni. Il giorno dopo in tarda mattina e dopo una buona colazione e birra il viaggio proseguii. La nostra tappa era la torre.

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Sandris
  
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Diario bello [Sandris] - da Nebula Noctis - 12-11-2022, 20:32
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