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[Sturm Greif] Come Folgore dal cielo.
#1
I

La notte era gelida, come molte altre prima di quella. Come molte altre ce ne sarebbero state. Pioveva a dirotto ed il vento impetuoso fischiava tutta la sua furia.
La fredda pioggia cadeva infrangendosi come tanti puntaspilli contro il collo scoperto di Vardhir che acquattandosi si avvicinò alle impronte che stava cercando.

Da giorni lui e il suo compare, Felik, erano sulle tracce dei rinnegati. Trovarli ed ucciderli avrebbe concesso loro un epiteto degno di nota oltre che le ricompense messe in palio: qualche centinaia di monete d'oro per ogni cranio di rinnegato, una terra abbastanza buona da coltivare, un modesto gregge e due servi.
Niente male come inizio per poi puntare a diventare guerrieri scelti o addirittura thane o jarl.

Giorni precedenti avevano rinvenuto tre cadaveri di quel gruppo di miserabili fuggitivi. Tutti e tre indossavano nient'altro che vesti logore. Le suole dei piedi scalzi spaccate da profonde ferite inferte dalla infida roccia costiera. Uno di loro aveva un braccio che presentava segni di una cancrena avanzata.
Poco male, uccidere i rimanenti sarebbe stato più facile. Tredici facili bersagli. Tredici morti che camminavano.

Le dita callose di Vardhir tastarono i bordi di quelle impronte fangose. Erano di Felik. Il biondo lo aveva preceduto di diverse dozzine di metri ma con l'avvento della tempesta si erano persi di vista.
Borbottando imprecazioni ed oscenità Vardhir si drizzò per avanzare contro la pioggia ed il vento. Conosceva questa zona, ci aveva combattuto e cacciato per molti anni. Ricordava che nei dintorni doveva esserci un albero abbastanza robusto che avrebbe potuto fornirgli riparo.

In tutto quel turbinio gelido ed infernale Vardhir riuscì comunque ad orientarsi. Rise quando scorse il profilo dell'albero che cercava.
Boccheggiando per la fatica si avvicinò all'albero con passi pesanti. Le vesti e le pellicce completamente inzuppate d'acqua lo avevano appesantito di parecchio. Si appoggiò di peso al tronco duro e in parte ancora asciutto, riprendendo fiato con ampie boccate, la testa inclinata, lo sguardo rivolto a terra. La barba castana gocciolava. Sorrise, anche questa era fatta, doveva solo aspettare che la tempesta si placasse.

Un tuono schioccò la sua furia nel cielo, ed un lampo di luce poco dopo apparve squarciando la distesa nera da cui si riversava impetuosamente la pioggia.
"Gli Æsir sono infuriati... " Vardhir non fece in tempo a terminare la propria riflessione che aguzzò l'udito. Gli era parso di udire un fischio prolungato. Alzò il capo ed il sorriso che poco prima gli aveva increspato le labbra svanì.
Al bordo del tronco, appeso, sollevato da terra, riuscì a distinguere un Felik senza vita, con tre grossi rami che gli avevano trafitto la clavicola, lo stomaco ed il centro del torace. La testa dai capelli biondi era inclinata in avanti, la bocca semi aperta in un'ultima smorfia di paura e morte. Gli occhi vitrei sbarrati. "Cani maledetti!"

Tuono. Lampo.
Il fischio.
Questa volta il fischio si era dilungato oltre il rombo scaturito dal tuono.
Vardhir sapeva cosa stava per succedere e non esitò ad armarsi.
Doveva aspettare che il cielo tuonasse così che i lampi illuminassero il campo di combattimento.

Tuono. Lampo.
Tre uomini stavano correndo a perdifiato nella sua direzione.
Disarmati, tutti e tre. Niente scudo, niente armatura.
Vardhir soppesò velocemente le asce da lancio prima di scagliarle in lontananza con estrema precisione e forza.

Tuono. Lampo.
Uno di loro era ancora in piedi. Zoppicava vistosamente continuando la sua offensiva.
Un'altra ascia scagliata.

Tuono. Lampo.
L'ennesimo cadavere.
«Volevate fregarmi eh?! Nessuno di voi p...!» di nuovo non riuscì a terminare l'imprecazione che altre braccia e mani lo avevano colto di sorpresa.
Pugni, schiaffi, calci. Stavano cercando di stordirlo e scaraventarlo a terra.

Tuono. Lampo.
Erano tutti. Gli avevano teso un agguato. Poteva ucciderli tutti!
Urlando a squarciagola Vardhir si liberò dei suoi oppressori mulinando al contempo il suo grosso spadone. Alcuni dei nemici vennero sbalzati a terra dalla reazione irruente del corpulento cacciatore, altri si scostarono in tempo.
«E' tempo moriate vigliacchi traditori!»
Sarebbe stato uno scontro interessante. Uno contro dieci. Anche se disarmati erano comunque in netta superiorità numerica.
«Che Hel vi colga! Morite!!!»
Vardhir caricò nel classico modo ruathen, urlando e con lo spadone sollevato in aria.

Tuono. Lampo.
Folgore.
Vardhir non seppe mai cosa accadde, fu tutto troppo veloce perchè riuscisse ad accorgersene.
Una scarica elettrica lo investì violentemente, attirata dalla lama dello spadone sollevato, sbalzandolo via, fumante e privo di vita.

Un uomo si accovacciò sul cadavere di Vardhir. Un ragazzo.
Gli strappò di mano la lunga arma ancora calda.
«Che vi avevo detto? E' una notte propizia questa»
«Come dici tu Sturm, come dici tu» fu la risposta scettica dell'omone calvo e barbuto che svettava dietro di lui, guardando timoroso il cielo rombante.
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[Sturm Greif] Come Folgore dal cielo. - da cotoletta - 09-09-2017, 19:47

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