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Xovar incontrò sulla strada di Myth una carovana diretta ad Alberi Intrecciati. Diede al conducente una lettera indirizzata a Brighton da consegnare al locandiere dell’avamposto.
Brighton frequentava spesso quel posto ed era sicuro che il messaggio sarebbe arrivato a destinazione.
“Le voci sono confermate, Shadowdale è scomparsa. Esploratori riferiscono che ci sia un cratere dove sorgeva la città. Non si conoscono sopravvissuti almeno su questo piano di esistenza.
X.Z.”
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07-04-2020, 14:23
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 07-04-2020, 20:27 da Legion.)
Il giorno in cui mi imbarcai lasciandomi alle spalle Westgate con tutti i suoi colori, le sue sfaccettature, le sue razze, i suoi crimini e la sua umanità nei bassifondi, pensavo di essermi lasciato alle spalle un certo tipo di miseria e di disgrazia nella quale sono anche cresciuto e che mi ha reso, per certi versi, spietato.
Nel mio viaggio portavo tanta rabbia, sete di vendetta, ma anche innato desiderio di sopravvivere cercando lidi più fertili dove mettere le radici.
Attraversato il Mare delle stelle cadute, risalito l'Ashaba, dopo aver superato il ponte di Piuma Nera, le valli erano li, rigogliose, verdi, floride, coperte da campi di grano dorati.
Le valli miti e placide come i contadini che curavano la terra in un rapporto "madre-figlio" che da secoli ha accompagnato le civiltà.
Una parte di me sapeva di essere alieno in quel contesto, ma ognuno di noi indossa infinite maschere e queste servono per adattarsi al contesto in cui ci si trova.
Adattarsi è un elemento cruciale per sopravvivere e i miei trascorsi mi hanno reso protagonista di tante vite, tanti personaggi, tante vicissitudini in cui pur essendo -nessuno-, dimostravo di essere chiunque volessi, tuttavia, con il trascorrere dei giorni, la distruzione di città, la mole impressionante degli attacchi, dall'inizio di questa catastrofe, ci siamo resi conto che non ha nessuna importanza essere qualcuno.
Siamo vittime tutte uguali, con lo stesso terrore negli occhi, come condannati che attendono l'ora di essere condotti al patibolo.
Migliaia di sfollati, affamati, terrorizzati, deboli e poi alcuni di noi che discutono all'infinito del come fare qualcosa, spesso senza mai essere univocamente d'accordo.
Oggi abbiamo bisogno di leader carismatici, abbiamo bisogno di condottieri fieri, un'unica voce, non un crogiolo di chiacchiere tanto per dare fiato alla bocca.
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Ripensava ai compagni e se stesso nelle loro discussioni.
Tuttavia sapeva benissimo che non si sarebbe mai raggiunto una posizione univoca poichè ognuno aveva una visione diversa.
Chi avrebbe ceduto ai propri ideali? Chi avrebbe messo da parte il proprio credo? Chi avrebbe posto in secondo piano la propria visione del mondo per assecondare gli altri?
Questo era il vero problema a cui forse soluzione non ci sarebbe stata. Forse se ci fosse stato un Re a guidare la popolazione, egli solo avrebbe avuto la scelta finale, ma così non era. Pertanto solo retrocedendo sul "se stessi" si sarebbe potuto addivenire ad una sintesi.
Era certo che non l'avrebbero raggiunta se non trovandosi innanzi alla catastrofe imminente. Come avveniva durante gli attacchi, ma li era solo questione di azione e non di pianificazione.
Forse molti consideravano un Re una limitazione alle loro libertà, ma in quella situazione forse poteva essere l'unica soluzione. Ma non c'era, ne un Re ne un Lord.
Quindi erano solo un crogiolo eterogeneo di idee e aspirazioni che troppo distante nelle sue ragioni non avrebbe potuto trovare un unità d'intenti.
Per quanto egli poteva avrebbe messo la sua lama al servizio della scelta che sarebbe stata presa.
Egli almeno in quello era sicuro avrebbe potuto dare il suo apporto. Avrebbe dato la sua guida alle poche milizie rimaste se gli fosse stato chiesto e non si sarebbe tirato indietro.
Su questo almeno era certo, egli avrebbe combattuto verso qualsiasi orizzonte questo li stava conducendo.
Poi pensò a quell'idea, ma avrebbe avuto bisogno di aiuto per metterla in pratica e forse ora era anche tardi visto il momento. Guardò in lontananza verso Hillsfar e scosse la testa...
Poi pensò nuovamente all'infinita discussione per trovare l'obiettivo e gli tornò alla mente una frase sentita da qualche parte. E facendo una lunga tirata della pipa si trovò a mormorarla:
"Beati quei popoli che non hanno bisogno di eroi."
Leonides Nathos
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Ramses Amosis
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07-04-2020, 19:43
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 07-04-2020, 19:50 da Teg.)
La gente delle Valli si trovava in piena lotta per la loro stessa sopravvivenza contro un nemico e creature da incubo che potevano a mala pena concepire e affrontare e nonostante questo e le condizioni generali disastrose, qualcuno di quel gruppo stava già ragionando sulla possibilità d'intraprendere una guerra per la conquista di Hillsfar contro altri umani.
Annette identificava il Paladino Valen di Tyr come il principale promotore di quella linea che considerava violenta, avventata, estremista, totalmente illegittima ed estremamente pericolosa per la sorte di tutte quelle persone e non aveva alcuna intenzione di lasciargli campo libero senza opporsi.
Non aveva molte notizie dal coniglio di Mistledale ma sapeva che alcuni membri erano sopravvissuti e si trovavano ad Alberi Intrecciati. La decisione definitiva sarebbe spettata a loro e se Valen e chi lo supportava non avessero cambiato idea, lei era perfettamente pronta a lottare per una linea d'azione più prudente, conservativa e pacifica per condurre quelle persone ad Hillsfar come profughi in cerca di nuove terre coltivabili e di una nuova casa e non come una minaccia che avrebbe portato ad altri spargimenti di sangue.
Avrebbero dovuto trattare con gli Zhentarim che si trovavano al potere nella regione e di sicuro non sarebbe stata una strada semplice, ma aveva bisogno di sperare per quella gente che una coesistenza pacifica sarebbe stata possibile e che Fzoul si fosse dimostrato più ragionevole e lungimirante di un Paladino di Tyr.
Darius.
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08-04-2020, 14:18
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 08-04-2020, 15:29 da Sio.)
"Oh che bel cerchio" pensò tra sé e sé Xovar modellando il fumo della pipa.
Guardava divertito gli avventurieri seduti nella locanda che, inizialmente contrari, si erano rassegnati all'idea, che aveva suggerito loro, di muovere verso Hillsfar.
Conosceva molto bene quel posto anche se era stato distante molti anni.
"A quanto pare si torna a casa" disse spegnendo la pipa.
C'era solo da capire se stavolta avrebbero bussato o sfondato la porta.
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Nonostante le emergenze che richiamavano Leonides a dover far fronte alla minaccia con la sua presenza e le missioni chieste da Elfeor o chi per lui. Il guerriero non smetteva di tenere i contatti con la milizia. Sapeva come capitano che il compito degli uomini di difendere la popolazione era ancor più necessario ora che era deciso un altro esodo. Chiedeva ai suoi uomini di mostrare fiducia e determinazione agli occhi dei civili e sapeva che per far questo la cosa più importante per i soldati era l'esempio. Non li avrebbe lasciati a loro stessi proprio in quel momento ed anche in virtù del fatto che presto avrebbero dovuto dare una prova ancora più grande: essere in qualche modo il sostegno e punto di riferimento per molte persone sparse chissà dove.
Non sapeva cosa avrebbe portato loro il domani, ma sapeva che per giungere a domani intanto bisogna vivere l'oggi. Un oggi incerto, difficile e perciò ancora più importante da superare...
Leonides Nathos
Sek Nefer
Ramses Amosis
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09-04-2020, 19:18
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 09-04-2020, 19:20 da Teg.)
Le cose a Myth Drannor peggioravano, gli sforzi per contenere lo strappo planare si stavano dimostrando meno efficaci di quanto sperato. Nel tentativo di migliorare la situazione Elfeor aveva inviato il gruppo a recuperare tre potenti sigilli magici che si trovavano in una magione in mezzo alla foresta.
Annette ricordava fin troppo bene la magione in questione e la fondamentale funzione dei tre sigilli posti ognuno a difesa di un portale chiuso e collegato a Sholo Tovoth, il trentaduesimo strato dell'abisso.
Molto tempo prima l'ex warlock Shedrimnes aveva guidato quella che allora appariva come una missione senza speranza, attraverso il piano della consunzione, sfidando la sorte e la fame per ritrovare i suoi genitori e chiudere i portali.
Adesso a distanza di tempo, si trovavano in una situazione così disperata tale che chi sapeva era pronto a prendere quei sigilli e disposto a correre il rischio di privare i portali di quel sistema di sicurezza che li proteggeva da tentativi di riapertura nella speranza di far guadagnare a Myth Drannor altro tempo prezioso per la ricerca di una soluzione.
Darius.
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09-04-2020, 21:25
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 09-04-2020, 21:29 da Teg.)
Una soluzione difficile. Annette non ce la faceva proprio a restare senza far nulla pur con la sua magia mutilata aveva ancora un cervello.
Si trovava alla torre dell'arte a ragionare come tutti ad una soluzione e a trovare il modo per rendersi utile quando pensò all'incantesimo di Neth Hendar.
Si trattava di un complesso incantesimo che molti anni prima assieme alle amiche Rei e Alyssa di Lurue, Axel, Shedrimnes ed Ivor ed altri vecchi compagni avevano usato per sigillare lo squarcio planare sotto Castel Krag.
In quel caso si trattava di un collegamento instabile con il Gehenna, generatasi dal collasso di un altare intriso del potere del Dio Bane.
L'incantesimo era basato sul Potere e aveva bisogno essenzialmente di tre componenti per funzionare: Un simbolo sacro intriso di energia negativa, un oggetto legato al piano dello squarcio da chiudere, ed un contenitore elementale carico di energia elementale pura.
Una copia dell'incantesimo con l'esatta e complessa formulazione si trovava alla scuola di magia di Elven Crossing ormai distrutta ma l'originale doveva ancora trovarsi negli archivi del tempio della Triade ad Ashabenford e forse era ancora recuperabile.
Cercò rapidamente tra le sale della torre il maestro Elfeor per esporgli le caratteristiche dell'incantesimo ed il contesto in cui fu impiegato perché potesse valutare l'utilità di un eventuale riadattamento se mai fosse stato ritrovato.
Darius.
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Urdo preparo’ lo zainetto in maniera svogliata. Era un viaggio lungo ma neanche la citta’ del canto aveva piu’ nulla da offrire. La stessa corte della conoral si era trasferito, la gente non era all’ordine del giorno. Ridette di un riso amaro. Eh gia’, gli elfi non erano poi tanto differenti dagli umani. Tutti alti.
Forse il lasciare queste valli lo avrebbe aiutato a trovare il buon umore, anche se le alternative non sembravano troppo buone. Chiuse lo zaino e guardo’ sul piccolo tavolino di fianco al letto. Una spilla con il simbolo della milizia, un libro con scritte descrizioni, una chiave con il simbolo PV ed un biglietto con una strana frase scritta in halfling. Urdo lascio’ la stanza e mentre chiudeva la porta osservo’ per l’ultima volta quegli oggetti ancora appoggiati al tavolino. Poi si avvio’ fuori.
Jack Coppercloak
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Ronli Tosscobble verso il matrimonio e l’addomesticazione
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L'incontro avuto insieme a Graster nel Tempio di Tempus ad Hillsfar non era andato nel modo peggiore che potevano attendersi tutto sommato. Ripensava ancora all'anziano sacerdote e non poteva che riconoscere nell'uomo una salda fede nei suoi principi.
Mentre cavalcava lungo la via per tornare a Myth Drannor, sperando che non fosse successo nulla di grave, tanti pensieri si affollavano nella sua mente. Di certo se era accaduto qualcosa Davian o Darsa lo avrebbero richiamato col braccialetto magico. Quindi la sua apprensione era mitigata da quel pensiero.
Spronava il cavallo sapendo che il suo apporto per lo spostamento degli esuli era utile. Ora più che mai doveva rispettare il suo obbligo di proteggere quelle persone finchè non avessero trovato la loro nuova dimora.
Poi la Dea avrebbe provveduto anche a lui.
Fù allora che vide in lontananza i primi esuli venirgli incontro e capì che qualcosa era andato storto. Il sangue gli si gelò e già maledisse la sua scelta di allontanarsi da Myth Drannor...
Leonides Nathos
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