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[Dm Q] Alla ricerca dei mannari Seluniti
#1
* Alla locanda seduti ad un tavolo appartato Luth, Echo ed Eric parlottano a bassa voce e alla fine Luth fa un breve riepilogo di quanto hanno detto. *

"Dal ritorno da Elmwood abbiamo raccolto ben poche informazioni utili per provare a rintracciare i mannari Seluniti."

"Ci hanno parlato dell'enclave Smeraldo ma non sappiamo dove sia, dell'incontro con una mannara ospite alla locanda di Myth Drannor che ha parlato di un branco o di una famiglia che si trovava da qualche parte nel Cormanthor ma questa informazione è troppo generica."

"Insomma non abbiamo praticamente nulla da cui partire, dovremo cercare aiuto per fare delle ricerche anche nelle biblioteche."

"Ho pensato che potremmo chiedere anche a Miz, lei è sempre in giro per la foresta e forse avrà qualche informazione e penso che ci aiuterebbe volentieri." 

"Altre idee ?"

* Guarda i compagni in attesa di risposte.*
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#2
A dire il vero sappiamo già dov'è L'Enclave di Smeraldo. L'abbiamo trovata grazie al Sacerdote Lennar, in occasione di farci donare un crine di unicorno per salvare la Fonte Sacra. Possiamo benissimo passare da Miz e poi recarci all'Enclave, sperando i druidi abbiano informazioni da condividere con noi... magari due righe di garanzia della Sacerdotessa Moonray potrebbero giovare. Non è vicinissima, ci sarà da camminare, vi avverto.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#3
"Allora potremmo cominciare andando ad  Elmwood al  Tempio e approfittarne per vedere come sta Alice, lì potremmo chiedere alla Sacerdotessa Moonray una lettera di presentazione. Poi inoltrarci nella foresta alla ricerca di Miz ed eventualmente proseguire per l'Enclave."

"Dici che ci sarà da camminare parecchio, ma quello non mi pare ci abbia mai spaventato." * sorridendo*
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#4
Raggiunto l'enclave dello smeraldo il giovane Warlock, guardando i suoi compagni, intuì che erano sulla giusta strada.
Echo aveva preso accordi con un druido del luogo che li affidò a una erudita.

Il viaggio continuò fino alla fonte sacra di Mielikki dove stabilirono un campo base.
Il fuoco era vietato, pertanto Xovar dovette farsi bastare un paio di pergamene di contrastare elementi per quelle notti gelide.

Durante la seconda notte comparvero i mannari dal pelo bianco e, dopo aver dialogato con gli avventurieri, trovarono il giusto compromesso per il futuro di Licia. Alla ragazzina fu data la possibilità di unirsi all'antico branco elfico.
1 - Xovar
2 - Charles
3 - Morgan
4 - Raphael
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#5
[Parte I]
Il freddo era pungente sull'acqua. La superficie del laghetto era liscia come il vetro e si increspava solo lungo i fianchi delle rocce. Grigor aveva insistito per viaggiare senza cibo ne acqua, insegnando alla piccola Licia l'arte del procacciarsi cibo e acqua da soli. 
Non era facile. 
La piccola non era nata a differenza sua nei boschi, non aveva dovuto vivere e comprendere il vero significato "della legge del più forte". Ed ora era lì, a riposare tutta rannicchiata in un angolo, coperta dall'enorme mantello di pelliccia di Grigor.
La foresta era immobile, gli alti alberi che si stagliavano come torri scolpite dagli dei, circondavano il rifugio.
Era stata l'erudita Tinuviel a invitare lui e Luth a occuparsi della bambina in maniera più concreta.
Era desiderio di quest'ultima, che Licia fosse messa alla prova, per comprendere e sperimentare cosa significhi vivere nei boschi, e infine capire la vita di un figlio della luna nomade. 
Non era facile.
Per Grigor sembrò tutto ridicolo, la piccola Licia non era un elfa ne tantomeno una Lythari, non avrebbe potuto mai comprendere veramente la cultura e le tradizioni di quel branco. E lui lo sapeva meglio di chiunque altro, e per questo ne era contrariato, ma sapeva che doveva scegliere il male minore.
Guardò a Nord, verso la direzione da cui erano venuti. La nebbia si era rinchiusa dietro di loro, come a dire: è troppo tardi per cambiare idea, il percorso è stato segnato.
Non stava andando in battaglia, eppure il petto gli doleva per una tensione familiare: sapeva bene che il futuro di una bambina dipendevano da lui, e la paura di sbagliare era ormai un parente stretto, a volte impossibile da dissipare.

Passò la notte tra dubbi e incertezze ma alla fine fù il momento di spiegare a Licia cosa significhi convivere con il sangue di lupo.

***
Yves Borealvalley
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#6
[Primo giorno]

La proposta di Tuniviel di trascorrere alcuni giorni nella foresta con la piccola Licia per verificare se ci fosse la possibilità di prepararla alla prova che avrebbe dovuto superare aveva lasciato Luth perplesso poi riflettendo però giudicò che effettivamente seguire l'idea dell'elfa era la cosa migliore da fare.

Gli restava un dubbio però infatti quando la ragazzina uscendo gli era passata non troppo vicino aveva percepito chiaramente la sua diffidenza, non era più l'odio che leggeva nei suoi occhi le prime volte che l'aveva incontrata ma si domandava come avrebbe potuto istruirla su come sopravvivere in un ambiente così pericoloso senza avere la sua fiducia.

Venne assalito dallo sconforto quando Licia tornò con gli occhi pieni di lacrime e ancora di più quando i goffi tentativi di calmarla sia suoi che di Grigor ebbero come unico risultato di farla scoppiare a piangere, im quel momento pensò a quanto avrebbe voluto che Echo fosse lì, lei si che ci sapeva fare con i bambini.

Per fortuna la sacerdotessa Moonray la calmò e la convinse a partire con loro.

Con Grigor non avevano stabilito un piano ma appena in viaggio venne naturale una divisione dei compiti iniziarono quindi con l'impartire le regole di base: non allontanarsi, rimanere sempre accanto a Luth soprattutto in caso di pericolo, ascoltare quello che le  veniva detto e se le veniva chiesto fare silenzio e non fare rumore.

Poi avanzando nella foresta ci fu occasione di insegnarle come orientarsi, a prendere punti di riferimento, a individuare orme sul terreno, a sentire gli odori della foresta.

Camminarono tutto il giorno e Licia si rivelò sveglia e attenta poi, mentre si avvicinava la notte, manifestò tutta la sua stanchezza e quindi Luth le propose di essere il suo cavallo al che lei lo guardò con uno sguardo che non era più quello di prima poi si avvicinò tendendogli la manina.

Camminare con Licia in spalla aggrappata ai suoi capelli sarebbe stato un supplizio ma in quella situazione per Luth era prevalente al gioia per essere riuscito a conquistare un po' di fiducia, per fortuna il tragitto fu breve infatti dopo una mezz'ora trovarono una nicchia profonda scavata nella roccia e decisero che era un buon posto per trascorrere la notte.

Luth rimase con Licia mentre Grigor si occupava di cercare la cena, tornò con delle bacche, alcune grosse radici e soprattutto con un grosso tasso insomma non un banchetto ma abbastanza per sfamarsi.

Mentre mangiavano Licia che aveva nel frattempo ripreso un po' di forze interrogò Grigor su come si era procurato il cibo e lui le disse che il giorno dopo le avrebbe mostrato come fare.

Dormì qualche ora di un sonno leggero ma ristoratore poi, mentre era il suo turno di guardia, guardò i due compagni Licia dormiva serenamente mentre il sonno di Grigor sembrava decisamente più agitato, mentre aspettava l'alba cominciò a pensare a cosa li aspettava il giorno dopo.

[....]
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#7
[Secondo giorno]

Alle prime luci dell'alba chiamò Grigor, poi quando fu il momento di svegliare Licia la smorfia che fece e poi vederla stropicciarsi gli occhi e stiracchiarsi gli ricordo le sue sorelline e fu preso per un attimo dalla tristezza, ma la voce di Licia che chiedeva cosa c'era per colazione lo fece ritornare bruscamente alla realtà, c'erano solo gli avanzi della cena.

Ripreso il cammino la mattina passò tra la raccolta di frutti selvatici e le spiegazioni di Grigor su come aveva procurato la cena, Luth cominciò anche ad insegnarle a riconoscere gli alberi e le piante della foresta soffermandosi soprattutto su quelle che potevano avere una utilità o essere commestibili ma ancor di più su quelle da evitare perché pericolose, velenose o urticanti.

Ogni tanto sia lui che Grigor interrogavano Licia, come fosse un gioco, per verificare se sapeva orientarsi o se aveva colto qualche particolare o riconosciuto una pianta
e lei, a parte qualche momento di distrazione, non se la cavava affatto male e dopo aver risposto correttamente si vedeva quanto ne era soddisfatta dal suo sorriso e 
da come i suoi occhi si illuminavano.

Dopo aver camminato per parecchie ore si fermarono in un a piccola radura dove scorreva un torrentello e qui Grigor le fece vedere cosa doveva verificare prima di bere, poi Luth le mostrò alcune tracce di un coniglio selvatico e le mostrò come mettere un laccio per catturarlo e le fece vedere anche come costruire una trappola utilizzando una pietra piatta e un ramoscello mettendo un gheriglio di una noce come esca.

Dopo aver riposato tornarono a verificare le trappole e scoprirono di essersi procurati la cena un bel coniglio paffuto era stato preso dal laccio e nella trappola trovarono 
un grosso uccello colorato, non fu semplice spiegare a Licia che entrambi erano belli ma erano anche l'unico cibo che avevano e quindi come previsto dalla legge della natura li avrebbero mangiati, quindi non per ucciderli per il semplice piacere ma per la loro sopravvivenza.

Continuare a vagare per la foresta sfruttando ogni occasione per insegnare qualcosa a Licia e contemporaneamente cercare di evitare guai e aggirare ogni creatura pericolosa non fu cosa facile ma evidentemente la benedizione della sacerdotessa Moonray li stava accompagnando infatti arrivarono a sera senza problemi e si accamparono per la notte.

Durante il turno di guardia si voltò verso Licia e vide che solo parte della sua testolina spuntava da sotto la pelliccia con cui Grigor si era premurato di coprirla, si ritrovò a pensare a cosa sarebbe stato di lei e al pensiero di cosa avrebbe dovuto affrontare un nodo gli strinse la gola.
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#8
[Parte II]
La pioggia cadeva dal cielo greve del Cormanthor. Avrebbe probabilmente continuato per tutta la mattinata, forse.
Grigor pensò che andasse bene anche così. La pioggia avrebbe coperto il loro passaggio, e ne gli animali predatori della foresta ne altro li avrebbe individuati.
Erano circondati da una foresta viva, ricca di fauna, ricca di cibo nonostante l'inverno. Sopra di loro si stagliava un cielo greve di nubi grigiastre, e gli alti alberi che svettavano come torri naturali sembravano afferrare il ventre del cielo come artigli.
Se Grigor chiudeva gli occhi, poteva udire il cinguettio degli uccelli non molto lontani da loro.
Si avvicinò alla piccola Licia, che era sempre accanto a Luth e gli passò un pugnale.
"Mi rendo conto che sei ancora una cucciola, ma devi imparare a essere autonoma, è il momento che impari a recuperare la carne e la pelliccia dalle tue prede."
Quello, pensò, era un momento buono per insegnarle la dura legge della sopravvivenza, uccidere per sfamarsi, non per sadismo.
Non fu affatto facile, la piccola, giustamente, non era pronta a spellare il coniglio che poco prima era stato catturato da Luth, ma era una lezione importante, fondamentale quasi. 
Sicuramente, rispetto a Luth, era l'insegnante più brusco, con i modi meno delicati, ma lo era, perché sapeva benissimo che la natura non perdonava, e che non ci si poteva mostrarsi deboli o avere delle esitazioni quando in gioco c'era la propria sopravvivenza.
La mattinata passò e con lo scorrere del tempo passò anche la pioggia.
"Fa freddino ora, eh?" Grigor avvolse il mantello di pelliccia attorno a Licia, mentre seguivano la strada tracciata da Luth. 
"Domani, vorrei insegnarti una cosa molto importante, è il momento che tu apprenda il modo  di sfruttare e controllare i doni che ti sono stati concessi alla nascita." Licia silenziosa si limitò ad annuire.
"È importante per te capire chi e cosa sei, per il tuo bene e non solo." 
Grigor chiuse gli occhi e ispirò profondamente. Il sentore dell'inverno persisteva nell'aria umida e si mescolava con il profumo dei fiori che fieri resistevano al clima rigido. Era un buon odore. Sapeva di famiglia, un odore che portava tanti ricordi. 
Gli stivali dell'esploratore non facevano alcun rumore mentre proseguivano lungo la strada. Come sempre era Luth ad aprire la strada e a guidarli nella profonda foresta. 
Per diverso tempo, Grigor rimase in silenzio, lasciando il chiacchiericcio a Licia e a Luth, godendosi semplicemente la loro compagnia. Gli unici suoni, oltre il loro parlare, erano il canto degli uccelli che salutavano il sole calante e il dolce bramito dei cervi, dolce perché stava a significare che quella sera, per cena si sarebbe mangiato dell'ottima carne di cervo. 

 * * *
Yves Borealvalley
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#9
[terzo giorno]

Il terzo giorno Licia passò molto tempo con Grigor che come le aveva anticipato si impegnò ad aiutarla comprendere chi era e a conoscere i doni, come li aveva chiamati, che le erano stati concessi alla nascita, questa era forse la parte più complicata o almeno così sembrava a Luth.

Lui per buona parte del viaggio si limitò a precederli cercando come sempre di scegliere al meglio il percorso per evitare pericoli, solo ogni tanto si fermava ad attenderli per mostrare a 
Licia una pianta, un albero o l'orma di un animale e chiederle se la riconosceva, oppure per illustrargliele nel caso non le avesse mai viste.

Quando tornavano a passare là dove erano già stati durante la prima parte del viaggio chiedeva a Licia se riconoscesse il posto, e in alcune occasioni lei trionfante disse che erano già stati lì da quella roccia o dove c'era quello strano albero con una gobba.

Al ritorno a Elmwood la sacerdotessa Moonray li accolse e con lei c'era anche Tuniviel e nonostante cercassero di nasconderla era evidente la loro preoccupazione, ma ebbero subito la risposta ai loro dubbi quando Licia corse verso di loro e cominciò in modo concitato e con entusiasmo a raccontare di cosa aveva visto e fatto in quei tre giorni.

Le due donne la fecero sedere e si sistemarono accanto a lei poi volgendosi verso Luth e Grigor non dissero nulla ma il sorriso che entrambe sfoggiavano valeva molto più di un grazie, loro due si allontanarono e quando furono soli senza troppe parole furono concordi, quello era solo l'inizio.
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#10
Quando tornarono al tempio di Selune trovarono ad attenderli la sacerdotessa Moonray e Tinuviel che iniziarono a raccontare di come nei gironi successivi al loro rientro dalla foresta Licia non aveva smesso di parlare con entusiasmo delle sue avventure con  Luth e Grigor nonostante fosse leggermente ammalata per il freddo e gli stenti della vita selvaggia a cui era stata costretta.

Dopo aver ascoltato quella buona notizia come spesso accade ne arrivò un di segno contrario, dovevano affrettare l'addestramento e anche se non era stato indicato un limite era chiaro che il tempo che rimaneva era poco.

Poi fu di conforto vedere Licia sorridente e il suo entusiasmo nel ricevere i regali che Luth aveva portato: una borsa da cui usciva un animale di stoffa che le aveva mandato Echo, un taccuino e dei carboncini con cui disegnare le orme per ricordarle e imparare a riconoscerle e infine un piccolo arco e delle frecce che aveva fatto per lei.

Poi partirono per un'altra gita, come l'aveva definita Licia, e lo scopo primario questa volta era lasciare modo a Grigor di spiegare quella che era la loro natura e conoscerla e controllarla.

Cominciò con farle usare il suo fiuto per riconoscere gli odori del bosco, e le tracce di un branco che Luth aveva individuato furono una buona occasione per fiutare i lupi, poi quando uno di essi, probabilmente il capo branco si avvicinò scrutandoli Grigor ebbe modo di dimostrare la sua parte animale facendo indietreggiare il lupo dopo che si erano affrontati a sguardi e ringhi.

Successivamente durante l'incontra con un'orso Grigor rivelò a Licia, molto spaventata dal grosso animale, la sua veste ibrida mentre quando ne incontrarono  un altro fu Licia, i cui occhi erano cambiati, a sorprenderli ringhiando e mostrando i denti mentre era pronta ad avventarsi sull'animale.

Proseguirono e Luth lasciò che Grigor continuasse la sua parte di addestramento preoccupandosi di controllare i dintorni ed evitare guai e intervenendo solo durante le soste per far esercitare Licia con l'arco.

Al rientro al tempio anche questa volta Licia era stanca e dolorante e anche se non era diventata un arciere provetto era in grado di usare decentemente l'arco dimenticando il suo primo tentativo quando la freccia era caduta nell'erba dopo aver percorso solo un paio di metri.
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