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il corvo picchiettava sulla finestra della stanza...
Dervel aveva appena finito le flessioni, appena alzato vide Gaurung che chiedeva di entrare, camminando con passo svelto aprì la finestra lasciando entrare l'uccello che si appollaiò subito sulla sedia accanto al tavolo.
L'uomo sistemò i suoi abiti, su cui poi appoggiò la spilla rossa a otto punte
"E così ora sono un Mago della Gilda di Hillsfar, devo dire che è sorprendente quanto sia aperta la mentalità di queste zone, l'accesso a questa associazione è stata molto più semplice di quello che mi sarei aspettato..."
Prese un sorso di birra dal boccale sul tavolo, per poi scoppiare a ridere da solo
"D'altronde non siamo più ad Halarahh mio veccio amico, a quanto pare inoltre qui ci sono individui interessanti, ho sentito che il capo della gilda degli avventurieri che ha sede qui sotto è un incantatore e uno spadaccino, dubito mi prenderà come apprendista, ma forse in futuro potrei vederlo in azione e comprendere meglio la sua tecnica.."
il corvo lo guardava a tratti, distranedosi poi con le noci lasciate sul tavolo e rompendole a beccate
Dervel prese la sua spada dai riflessi rossi, osservandola alla pallida luce che filtrava dalla finestra, iniziò quindi a moverla, la tecnica era ancora troppo imprecisa, il corpo non rispondeva come la sua mente avrebbe voluto, ma con l'addestramento e la costanza questo sarebbe cambiato
"la Spada e la Magia si possono fondere, il Popolo Elfico lo fa da secoli, molti umani sono giunti a ottenere questo risultato, mia madre è sempre stata convinta fosse una inutile perdita di tempo, mio padre non comprendeva come la magia e la Spada, alla quale lui mi aveva istruito, potessero coesistere...
Recarmi in questo luogo è stata una buona idea, a poco tempo dal mio arrivo ho potuto vedere molti avventurieri, le voci dei movimenti in questa zona sono numerose ed offrono molte sfide, dovrò riuscire a dimostrare di cosa sono capace, sono ancora solo un dilettante..."
Posata la spada sul letto si stiracchiò appena, la runa rossa sull'elsa di quella spada di notevole fattura era quella del mago il cui soprannome era uno scherno di disprezzo nella sua terra natia, Dervel sorrise a ripensarci...
"inutile come una lama ad Halarahh... così si diceva... ed io ero il Mago delle Lame, per i miei compagni ero il mago dell'inutilità, ma l'ottusità non porta mai benefici... beh, dovrò dimostrare come le loro idee siano solo un punto di vista limitato"
Era molto difficile abbattere lo spirito di quel Mago, vedeva sempre nel prossimo una possibilità di migliorarsi, non si sarebbe fermato di fronte alle sfide del destino e sarebbe diventato ciò che ambiva fin da quando aveva memoria...
"Chissà se al buon fabbro di questa città può servire un apprendista"
una risata fragorosa si sentì fino in corridoio
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La donna, elegante e dallo sguardo gentile, osservava l'atrio aperto della villa nella periferia di Halarahh, il caldo era pressante e lei sorseggiava una bevanda ghiacciata, quella stessa mattina era giunto il carico settimanale di ghiaccio dal centro della città, dove innumerevoli maghi univano i loro poteri per crearne in enorme quantità per alleviare il calore tipico della regione per coloro i quali potevano permettersi di acquistarlo...
suo marito era al centro dell'atrio, a torso nudo, con la sua enorme spada, mentre mostrava al ragazzino al suo fianco come impugnare il bastone, a colpo d'occhio si capiva immediatamente che fosse suo figlio, per quanto ancora giovane, lo sguardo aveva la stessa fiamma divampante...
"Non capisco per quale motivo voi far perdere così tanto tempo al piccolo, dovrebbe studiare di più se vuole diventare qualcuno in questa città..."
I toni erano sempre gentili ed affettuosi, per quanto fosse davvero convinta delle sue parole...
L'uomo, alto e robusto, uno straniero in quella terra, si girò guardandola con affetto, per poi scoppiare a ridere, una risata fragorosa, calda e rassicurante
"Dervel è anche figlio mio, amore, per quanto voi qui siate così poco inclini all'uso della spada, sapersi difendere anche senza l'Arte è qualcosa che voglio per lui...
Deve conoscere l'onore dello scontro, e quale migliore avversario se non il suo vecchio?"
Il ragazzino ansimava, stremato da quell'addestramento, il caldo non aiutava, i suoi studi gli permettevano di padroneggiare solo qualche trucchetto, totalmente inutile di fronte a quella montagna che era suo padre, avrebbe dovuto usare solo forza, velocità e tecnica, e in tutte e tre queste caratteristiche era nettamente inferiore a lui...
"Ti sei distratto!"
Il ragazzino si lanciò alla carica con tutte le forze che gli restavano, l'uomo del Nord si mosse appena, scivolando con un piccolo passo di lato facendo andare a vuoto il colpo del giovane e, con un leggero tocco del piatto della spada sul fondo schiena, lo fece capitolare fino a raggiungere il bordo dell'atrio
Layra lanciò uno sguardo di ghiaccio a suo marito, che durò solo un istante, quando Dervel si rialzò di scatto sbraitando di non beffarsi di lui, la maga iniziò a ridacchiare tra sè, Raghnar, guardando entrambi per un istante, scoppiò nuovamente a ridere...
"Per oggi abbiamo finito, dovresti decisamente farti un bagno piccolo mio..."
Il giovane lo guardò imbronciato, non voleva smettere, per quanto fosse distrutto, quindi credendo di poterlo in qualche modo colpire lanciò il bastone con tutta la sua forza verso il padre.
In meno di un istante l'uomo del Nord impugnò la spada, che stava posando al muro, e tagliò di netto, per tutta la sua lunghezza, il bastone che gli era stato scagliato contro...
La risata fragorosa riempì nuovamente l'aria afosa dell'atrio
"Dovrai fare molto meglio di così se vuoi colpirmi, piccolo sgorbietto, ma continua a non arrenderti, sei proprio mio figlio..."
l'uomo con pochi passi rapidissimi raggiunse il ragazzino, afferrandolo e caricandoselo in spalla senza che riuscisse nemmeno ad opporsi
"E ora ti lancio nel bagno! tra poco andrai a scuola, e non posso certo mandarti così ridotto e con questa puzza!"
il Guerriero lanciò un'occhiata affettuosa alla moglie, seduta all'ombra, e si avviò verso i bagni della villa...
La donna sorrise guardando i suoi due uomini allontanarsi, tra le lamentele del piccolo, per poi tornare a osservare le pergamene magiche posate sul tavolo...
"Quei due stupidi mi faranno venire un malanno un giorno o l'altro...."
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07-02-2022, 18:03
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 07-02-2022, 18:09 da Askelaad.)
Erano trascorsi due mesi dalla partenza del Padre, si era recato nelle sue terre natie per saldare dei conti in sospeso, o almeno così disse a suo figlio, ormai dodicenne...
Dervel trascorse quelle settimane provando ad allenarsi da solo con la spada di legno che Raghnar stesso aveva intagliato per farlo allenare, con scarsi risultati, era costretto ad ammettere, dedicando quindi più tempo del solito allo studio dell'Arte, per somma gioia di Layra.
Tornò a casa dopo le lezioni all'Accademia, distratto dalla mancanza di quello che, in molti aspetti, era il suo modello...
Layra lo aspettava sull'uscio della piccola magione, col suo sorriso amorevole e una luce negli occhi che il piccolo riconobbe all'istante, suo padre era tornato!
Corse come un forsennato per gli ultimi metri, saltando per dare un bacio di sfuggita sulla guancia della madre e precipitandosi dentro casa, correndo nell'atrio interno, bloccandosi vedendo la figura di suo padre, di spalle, seduto su una panca...
A volte il giovane mago lo scordava, ma quando rivedeva la schiena del padre, il ricordo dei racconti della sua gioventù lo travolgeva con più forza dei ceffoni presi dalla ruvide mani di Raghnar durante gli allenamenti...
Un Guerriero delle Terre Selvagge, nato da una povera famiglia, venne barattato con degli schiavisti in cambio di un sacco di grano...
Come si può scambiare una vita così facilmente? cedere un individuo come fosse un capo di bestiame... un figlio tra l'altro...
Venne trascinato nientemeno che a Skullport, quando era poco più che un ragazzino, ma era robusto e sveglio, venne addestrato come guerriero, per intrattenere combattendo, uccidendo, venendo ferito, versando sangue...
Tutto ciò che aveva conosciuto nella sua vita erano la sofferenza, la solitudine, la rabbia, la sete di sangue...
Una volontà che spesso provavano a spezzare a colpi di frusta, il suo corpo ne portava ancora i segni.
Layra era una giovane ricercatrice, doveva presentare una tesi all'Accademia di Halarahh per ambire a diventare un'insegnante, a questo scopo partì con una piccola compagnia, in incognito, per avventurarsi in uno dei luoghi più pericolosi di tutto Faerun... Sottomonte...
Dervel non aveva idea di cosa la madre fosse riuscita a trovare in quel terribile luogo, né di quanto tempo ci avesse passato e quanti compagni avesse perduto, lei non ne parlava mai, ma questo viaggio la fece arrivare al Porto delle Ombre.
In una piazzetta vicino al quartiere del porto c'era un'asta di schiavi, usanza che Layra malsopportava, ma era abbastanza furba da non immischiarsi, quando la sua attenzione fu attirata da un giovane uomo, alto e robusto, dai lunghi ed incolti capelli rossi, lo schiocco della frusta alle sue spalle la fece trasalire, il sangue schizzò fino a raggiungere il volto dello schiavista...
Non una singola smorfia segnò il volto del giovane, non un fremito... La frusta schioccò nuovamente, altro sangue scaturì dalla schiena, iniziando a gocciolare sulle assi di legno del palchetto su cui si trovava...
Non era altro che una dimostrazione, il padrone di quel gruppo di schiavi era stato ucciso, ora quelle che erano poco più che bestie per molti degli abitanti di Skullport erano messe in vendita, quelle frustate servivano a far notare la resistenza dell'uomo...
Dervel non seppe mai nel dettaglio cosa accadde durante l'asta, ciò che sapeva era che così i loro genitori si incontrarono, Raghnar lasciò Skullport come guardia personale di Layra, tracorsero molti mesi prima che tornassero ad Halarahh.
Il ragazzino non riusciva ancora a capacitarsi di come suo padre, sempre sorridente, allegro, gentile, ben educato, istruito, potesse aver vissuto tutti quegli anni in quelle condizioni... Raghnar aveva raccontato, mentre il figlio cresceva, vari avvenimenti di quel periodo, facendogli comprendere la profondità del dolore che la schiavitù poteva comportare...
Dervel tornò in sé quando sentì un gracchiare stridulo e quasi fastidioso, Raghnar si voltò vedendo lo sguardo incupito del figlio e scoppiò a ridere, la sua calda, dirompente risata riempiva tutta la casa ogni volta...
"Vieni, mostriciattolo, ti ho portato qualcosa dalla terra in cui sono nato"
Dervel corse e abbracciò il padre, il quale ridacchiando posò sul tavolo un pulcino dallo sguardo vispo
"Sei quasi pronto a legarti ad un Famiglio, tua madre mi ha spiegato più o meno come funziona...
Lui è Glaurung, volevo che avessi sempre con te, qualunque cosa accada, un pezzo della mia terra..."
Dervel lo guardò a bocca aperta, per poi concentrare tutte le sue attenzioni sul piccolo corvide
"Glaurung... già mi piaci! sono sicuro che andremo d'accordissimo!"
L'uccellino osservò un momento il ragazzino, avvicinandosi appena sul tavolo facendo quale saltello, Dervel allungò la mano per provare a toccarlo ed una fulminea beccata gli fece sanguinare l'indice
La fragorosa risata del padre coprì le imprecazioni del giovane mago...
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La giornata era torrida, il sole splendeva su Halarahh, per le vie soleggiate solo le carrozze incantate per il refrigerio dei loro passeggeri giravano, oltre ai carri che, dalla Casa del Ghiaccio, portavano il loro carico rinfrescante a tutte le dimore dei nobili della città...
La missiva era da poco stata consegnata presso la dimora, nella periferia della grande città che traboccava di magia.
L'uomo, alto e robusto, non più giovane, osservando la runa che era incisa sulla ceralacca rossa che chiudeva la lettera, ebbe un sussulto, riconoscendo quel simbolo, visto così spesso sui libri e sulle prime lame che aveva insegnato a forgiare a suo figlio, Layra era presso il Consiglio per svolgere i suoi incarichi, l'uomo non ebbe la pazienza di aspettare il ritorno della sua amata per sapere come stesse il loro giovane figlio...
"Salute, Padre, Salute, cara Madre...
Confido non sia necessaria alcuna dichiarazione sulla mia identità.
Sono finalmente arrivato a scrivervi, dopo molto dalla mia partenza, poichè mi sono stabilito in maniera continuativa in una cittadina.
Mesi fa giunsi ad Hillsfar, sul Mare della Luna, forse, Padre, voi ci siete passato nella vostra gioventù, anche se, temo, a quei tempi fosse un luogo ben diverso.
La Città ora è retta da un consiglio eletto e il controllo degli Zhentarim è stato bandito.
Al mio arrivo sono stato accolto da altri avventurieri, alcuni colleghi arcanisti, altri sacerdoti, altri ancora abili combattenti.
Sono entrato a far parte della locale Gilda degli Avventurieri, nonchè della Gilda dei Maghi cittadina, so che la prima scelta farà molto piacere a voi, Padre, mentre la seconda farà sorridere voi, Madre...
In particolare un abilissimo combattente, il cui nome è Darry Arner, proprietario di una Forgia presso il quartiere portuale della città, mi ha preso sotto la sua ala, permettendomi di lavorare per lui ed addestrandomi all'uso della spada, ammetto che durante i suoi allenamenti ho ricevuto colpi paragonabili solo a quelli di mio padre durante i nostri scontri.
Dubito che la notizia possa essere giunta fino ad Halruaa, ma in queste regioni si è svolta una guerra, Yulash, città vicina ad Hillsfar ed a Zhentil Keep, la quale non necessita di presentazioni, è stata liberata da un manipolo di avventurieri e da un esercito composto da uomini e nani principalmente, ho personalmente preso parte a tale battaglia, so che non approverete questa mia avventatezza, ma non avrei mai permesso che le persone che mi hanno accolto, aiutandomi a crescere, rischiassero la vita in nome della libertà di una città senza che facessi nulla per aiutarle..."
Lo sguardo dell'uomo si fece più serio, il sorriso che lo accompagnava così spesso sparì per un istante dal suo volto, alzò lo sguardo al cielo, osservando dall'atrio interno dell'abitazione le poche nuvole che lentamente attraversavano il cielo limpido.
"Che gli Spiriti dei miei Avi proteggano questa progenie sconsiderata..."
Riprese poi la lettura
"Non crucciatevi per la mia incolumità, per quanto la battaglia sia stata davvero difficile e sia rimasto ferito, a breve queste non saranno altro che cicatrici in più, come voi, Padre, siete solito dire delle vostre...
Vi scrivo, oltre che per aggiornarvi sul mio stato, anche per informarvi che ho finalmente compiuto il primo passo della Via che unisce Arte e Scherma e, per la ricerca della quale, ho lasciato la nostra terra, ho difatti incontrato una donna che padroneggiava tale arte e, dopo alcune avventure per provare che fossi degno della sua attenzione, è stata disposta ad iniziarmi a tale percorso.
Questa donna, di nome Jelene, ha definito questa Via come quella del Cavaliere Mistico, so che questo farà scuotere la testa ad entrambi voi, ma, come più volte vi avevo ripetuto durante la mia gioventù, il frutto della vostra unione intendeva unire anche le due Arti in cui voi eccellete...
Nell'ultimo periodo, dopo la battaglia, il mio mentore ha preso moglie e gli è stato chiesto di assumere una carica che non gli avrebbe più permesso di gestire la Forgia in cui lavoravo, così, accordandoci, ho rilevato una parte di quell'attività che ora cercherò di portare avanti, mentre proseguo con gli allenamenti e gli studi per diventare più abile sia con le Lame che con l'Arte, questa guerra mi ha dimostrato come sia ancora ben lontano dall'abilità di cui sento il bisogno per poter proteggere le persone a cui tengo..
Comunque Vi scrivo anche per avvisare che potrete mandare eventuale corrispondenza per me presso la Forgia Arner, al Quartiere del Porto di Hillsfar.
Aggiungo che l'uomo che ha fatto così tanto per me qui dal mio arrivo sembrava talmente interessato alle meraviglie della nostra terra che mi ha detto che avrebbe piacere di visitarla, un giorno o l'altro, vi pregherei, a tal proposito, di considerarlo come un caro amico e riservagli tutti gli onori che merita.
Confido che stiate sempre bene, che voi, Padre, non siate troppo denigrato per le Vostre spade, e che voi, Madre, non stiate troppo in pensiero per la mia passione per le armi, continuerò a migliorare, continuerò ad apprendere ed a lottare, quando necessario...
Con affetto.
Dervel, il vostro Mago delle Lame"
La lettera si concluse con la solita runa rossa, simile ad una spada, ed, in fondo, alcuni segni di zampe di rapace, Raghnar ci mise poco a riconoscere i segni di Glaurung...
Ripiegò la lettera e si sedette su di una panca di pietra, una leggera brezza ora sembrava attenuare il torrido caldo della giornata, un lieve sorriso inarcò le labbra dell'uomo, il suo piccolo mostriciattolo diventava un uomo, prima o poi sarebbe stato bello incrociare nuovamente la sua spada con una delle lame del figlio, per capire fino a che punto la via che aveva scelto poteva essere adatta a lui...
Layra sarebbe arrivata quella sera, le avrebbe raccontato delle avventure del figlio, magari omettendo come si fosse lanciato in una guerra...
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