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07-10-2017, 14:55
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 07-10-2017, 15:38 da elyss.)
La terra delle bestie era un luogo assai desolante, tribù di orchi e umanoidi vari infestavano la zona, scontri tra clan, fortini in mezzo alla polvere e avventurieri che cercavano fortuna nelle rovine disseminate in quel luogo
Aslaug ci era stata molte volte, ma questa volta era diverso, mentre avanzava china, intenta a seguire la pista lasciata da due sacerdotesse, era successo poche ore prima, l'amica di fjolnir e conoscente di aslaug, sacerdotessa dai capelli rossi del tempio di PH, aveva chiesto loro di cercare due novizie che erano uscite per cercar erbe, insieme a Sitkat, immancabile al fianco di fjolnir, Renfri e altri avventurieri erano partiti per la cerca, la ricompensa era in pozioni, il che non era male visto il costo delle cure
La pista era stata chiara sin da subito, si erano spostate fino all'interno, poi le tracce parevano confuse, infine trovarono le due vicino ad un'altura, tra vecchie pietra, vive ma prive di sensi, esaminandole saltò subito all'occhio due morsi sotto l'armatura, simili a quelli di un vampiro.
Il ritorno fu una corsa contro il tempo, non sapevano le condizioni delle due e le conseguenze del morso, giunti al tempio furono messe al sicuro e il sospetto della sacerdotessa espresso
Vampiro
Il ricordo del villaggio, della sua avventura la fece rabbrividire, un solo vampiro aveva sterminato un intero villaggio nella sua terra, creando un piccolo manipolo di non morti di ogni sorta.. si chiese cosa poteva fare qui, in questa terra così abitata e piena di "sangue"
Da qui partì la ricerca, promisero di tornare dalla sacerdotessa da li a poche lune, per aiutarla in questa faccenda, al loro ritorno fu indicata una sola "stranezza" nella zona, una grotta a sud con un aumento di pipistrelli, così la meta fu subito chiara....
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Sotto il tiepido sole di una normale mattinata di fine inverno, i cui raggi sembravano lottare con le l'addensarsi delle nubi grigie nella conquista del cielo, le due figure avanzavano per il paese, uno sferragliando, come una stufa che vien gettata giù da una scala, l'altro picchiettando con il bastone sulla terra battuta, con la stessa ritmicità che avrebbe potuto avere un fabbro intento a raffinare un pezzo di ferro grezzo. Gli occhi verde acqua del biondo spaziarono sulla piazza mentre procedeva con passo deciso, soffermandosi sui vari abitanti intenti a svolgere le loro mansioni, forse inconsapevoli della minaccia che incombeva sul loro villaggio durante la notte, o forse convinti, com'era usanza sul continente, che fosse compito di qualcun altro sistemare i problemi.
Nonostante tutto però, quel posto gli piaceva. Quel piccolo villaggio di cacciatori, circondato da mura, gli ricordava casa. Sia per l'aspetto che aveva, sia per la gente che lo abitava, decisamente più alla mano rispetto a quella che viveva ad Ashbenford o Essembra. E cosa ancor più importante, la birra era più buona. Non ai livelli della birra nanica di Glen certo, ma tra i villaggi umani era forse quello che l'aveva migliore.
Attraversarono il ponticello che sormontava il fossato, mentre le assi gemevano di tanto in tanto sotto i passi pesanti e corazzati del guerriero nordico ed il suono ritmico del bastone del mago assumeva una tonalità decisamente più secca trovandosi ad affrontare il legno anziché la soffice terra battuta. Incrociarono un gruppo di viaggiatori, stranieri probabilmente, che osservarono incuriositi il colosso, con spada e scudo saldamente legati alla schiena da cinghie di cuoio e completamente avvolto nelle spesse piastre in acciaio della corazza che apriva la strada alla figura decisamente più esile del mago, sempre coperto dagli abiti scuri, che lo seguiva con passo lento e flemmatico. Mentre il guerriero rallentava, di tanto in tanto, per dar tempo al mago di tenere il passo, raggiunsero e superarono la siepe che circondava il Tempio della Luna, avviandosi lungo il vialetto sterrato che li condusse infine a varcare la soglia dello stesso.
L'interno della struttura, illuminato dalle ampie vetrate, i cui giochi di luce si districavano sul pavimento come un dipinto mutevole, era tranquillo, fatto salvo per qualche fedele intento a pregare o qualche giovane sacerdote perso nelle sue mansioni. Nanth, la Sacerdotessa alla guida della struttura, finì di parlare con una sacerdotessa, che si allontanò dopo averle rivolto un rispettoso cenno del capo portando con se alcuni rotoli di pergamena. Poi volse lo sguardo sui due, il cui avanzare rumoroso non sarebbe passato inosservato neanche nel mezzo del mercato cittadino. Era sempre stata gentile con il ruathen, regalandogli dei dolciumi ogniqualvolta si era trovata a rimetterlo in piedi, anche quando sembrava ormai destinato a varcare le soglie dei Cancelli di Tempus. Parlava in modo semplice, o almeno cercava di farsi capire, forse rendendosi conto che la mente ingenua ed ottusa del nordico non era adatta ai discorsi complessi. Erano entrambe gesti semplici, tanto banali da passare inosservati per chiunque fosse preso tra i complicati ingranaggi della vita del continente. Ma la mente del guerriero lo era altrettanto, e, forse per questo, li apprezzava. Era questo il motivo che l'aveva spinto a gettarsi in quella caccia al mostro, qualunque cosa fosse, la volontà di fare un favore ad una persona, tra le poche, che riteneva rispettabile.
Il guerriero la salutò con un cenno, come faceva con tutti coloro che non erano ruathen come lui, mentre la donna scendeva dall'altare raggiungendoli nella sala principale del tempio, mentre Mikael andava a prendere posto su una delle panche, chiedendosi se Nanth fosse davvero felice delle loro continue visite, ed arrivando persino a pensare se avesse qualche interesse verso il biondo, giungendo infine a ripensare alla bambina. Una mocciosetta che l'avrebbe sicuramente impiastricciato.
“E' comunque una bambina” “Ha comunque le dita appiccicose e piange e geme e si lamenta e non è funzionale”…”Tanto lo farai lo stesso” Stupido topo.
Il nordico nel frattempo rimase in piedi, in mezzo al salone con le braccia conserte, dopo aver lanciato un'occhiata dubbiosa all'incantatore quando capì che avrebbe dovuto essere lui a parlare. Appena pensava di aver capito qualcosa di questa gente, cambiavano idea. Prima gli dicevano di tacere, che faceva confusione. Ora si pretendeva che fosse lui a parlare. Scrollò le spalle volgendo l'attenzione a Nanth.
- Quanto tempo è rimasta nascosta la bambina? - esordì. Una domanda semplice. Diretta. Come andavano fatte, senza tutti i giri di parole che facevano da quelle parti. Attese una risposta, rimuginando sul fatto che forse, nel breve tempo che il giovane cacciatore, Aaron, nel breve tempo che aveva trascorso tra le mura di casa, poteva aver detto qualcosa alla sorella. Qualcosa di importante magari. Lo avrebbe chiesto dopo, alla sacerdotessa o alla ragazzina stessa. Per quanto ne dicessero gli altri, anche lui era in grado di chiedere qualche informazione. O almeno ne era convinto.
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Si era proposta di essere lei a parlare con la bambina perché nessun altro dei suoi compagni di viaggio ne sembrava portato, ma se ne pentì quasi immediatamente entrando nella stanza dove la piccola era alloggiata.
Tutta la vicenda, purché con accenti diversi, le sembrava molto familiare, e ne ebbe conferma quando ottene metodicamente le informazioni che andavano cercando. Si congedò, qualcuno si complimentò per il successo, lei non rispose andando fuori a sedersi qualche momento da sola vicino la fontana di fronte il tempio: un'altra ragazzina la cui famiglia era stata rovinata da una donna.
Passandosi una mano tra i capelli mentre si specchiava nell'acqua, capì che non sarebbero bastati una tintura e un nuovo taglio a trarre la vittima fuori d'impaccio. Ricordò gli insegnamenti di Viktor, poi le parole di Larissa, e quello che doveva fare le fu chiaro. Di comune accordo con gli altri, accompagnò il druido a chiedere se nei paraggi se fosse scomparso qualcun altro.
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Renfri ed Aslaug avevano chiesto a Nanth di sistemare le cose con la gente del villaggio, che fossero guardie o anziani o chiunque fosse in carica, per permettere loro di ispezionare la casa della famiglia della piccoletta.
Che poi la sacerdotessa ci fosse riuscita o meno alle due importava poco ed il giorno dopo erano alla porta dell'abitazione, la rossa Ruathen si prese la briga di controllare attentamente il perimetro e le tracce nei dintorni essendo piu' esperta mentre la rossa Rashemi varco' la soglia ed inizio' ad esaminare le stanze partendo dai segni della lotta.
Pelo, sangue, carne ed ogni indizio che potesse dar loro una pista per ritrovare la creatura. Raggiunta poco dopo dalla compagna si misero a controllare anche le camere superiori e lo sgabuzzino dove la bambina si era nascosta; per non lasciare nulla al caso si presero tutto il tempo necessario per mettere a soqquadro l'edificio da cima a fondo.
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(11-10-2017, 16:07)ArenDhaal Ha scritto: - Quanto tempo è rimasta nascosta la bambina? - esordì. Una domanda semplice. Diretta. Come andavano fatte, senza tutti i giri di parole che facevano da quelle parti. Attese una risposta, rimuginando sul fatto che forse, nel breve tempo che il giovane cacciatore, Aaron, nel breve tempo che aveva trascorso tra le mura di casa, poteva aver detto qualcosa alla sorella. Qualcosa di importante magari. Lo avrebbe chiesto dopo, alla sacerdotessa o alla ragazzina stessa. Per quanto ne dicessero gli altri, anche lui era in grado di chiedere qualche informazione. O almeno ne era convinto.
Nanth corruga la fronte, scuotendo la testa e sospirando. Parla piano, per non fare sentire più del necessario a chi passa per il tempio.
- Un giorno e mezzo. L'attacco è avvenuto di sera, è rimasta nascosta per tutta la notte e tutto il giorno successivo...venendo ritrovata all'alba del secondo giorno. Era disidratata, affamata, ma soprattutto...non avevo mai visto degli occhi così in una bambina così piccola. Sono vuoti, persi. Spero che Selune possa darle la forza per sopravvivere...
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(11-10-2017, 17:39)Eryx Ha scritto: Renfri ed Aslaug avevano chiesto a Nanth di sistemare le cose con la gente del villaggio, che fossero guardie o anziani o chiunque fosse in carica, per permettere loro di ispezionare la casa della famiglia della piccoletta.
Che poi la sacerdotessa ci fosse riuscita o meno alle due importava poco ed il giorno dopo erano alla porta dell'abitazione, la rossa Ruathen si prese la briga di controllare attentamente il perimetro e le tracce nei dintorni essendo piu' esperta mentre la rossa Rashemi varco' la soglia ed inizio' ad esaminare le stanze partendo dai segni della lotta.
Pelo, sangue, carne ed ogni indizio che potesse dar loro una pista per ritrovare la creatura. Raggiunta poco dopo dalla compagna si misero a controllare anche le camere superiori e lo sgabuzzino dove la bambina si era nascosta; per non lasciare nulla al caso si presero tutto il tempo necessario per mettere a soqquadro l'edificio da cima a fondo.
La piccola casa in legno, composta da appena due stanze, è completamente a soqquadro. L'attacco sembra essersi consumato nella stanza principale, che funge da soggiorno, cucina e sala da pranzo; qui vi sono dei segni di lotta, anche se pare evidente come la lotta sia stata decisamente impari.
I corpi sono stati portati via, ma nessuno ha avuto il tempo di pulire bene il sangue, quasi tutto raccolto in due polle. Tuttavia non sembra che sia stato infierito sui corpi in modo particolare, sembra che siano stati uccisi in modo abbastanza rapido, senza trascinamenti o schizzi di sangue eccessivo.
Sembra che ogni scaffale, baule o cassetto della stanza sia stato messo a soqquadro; curiosamente, la stessa cosa vale per l'altra stanza, quella dove la famiglia dorme. I modesti letti imbottiti di paglia sono stati squartati, e anche qui ogni contenitore è stato messo a soqquadro.
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In quella che era la sua terra natia erano molto in voga racconti e leggende legati alla stirpe dei mannari.
A Ruathym si diceva dimorassero, da qualche parte nelle montagne più aspre, dei guerrieri formidabili e dalla forza incredibile capaci di mutare il proprio aspetto e la propria pericolosità, accrescendola esponenzialmente.
Berseker.
Temibili berseker, orsi mannari.
Si diceva che si fiondassero in battaglia in preda ad una smania omicida, coperti solo della loro nuda pelle segnata da tatuaggi tribali risalenti a tradizioni ancestrali dimenticate dai più, mulinando solitamente grosse armi come spadoni, martelli ed asce bipenni.
Il loro incurante ardore e sprezzo della morte si tramutava poi in una mattanza di sangue dove non si combatteva più una battaglia tra uomini contro uomini ma bensì uomini contro bestie omicide. Orsi giganteschi, dalla folta peluria, la pelle resistente. Artigli lunghi e affilati come rasoi, ed una mascella capace di tranciare in due un cavallo intero.
Ma la conoscenza di Sturm riguardo i mannari finiva là, se si escludevano le tante storie che gravitavano intorno alle figure dei lupi mannari.
Tutte creature che detenevano un forza superba che Sturm invidiava con tutto se stesso e che sotto sotto sperava un giorno di poter controllare, magari arrivando ad assumere un potere simile.
Un potere che lo allettava ma che tuttavia gli infondeva un sano timore.
E dopo gli ultimi eventi anche una certa dose di genuino disgusto.
A quanto pareva ogni essere vivente poteva diventare un mannaro di qualsiasi creatura.
In quel caso c'era un gran problema che rischiava di degenerare: un pericoloso pipistrello mannaro stava mietendo vittime nello spazio tra le Terre delle Bestie e Peldan's Helm.
Prima due sacerdotesse del tempio che però erano state salvate in tempo dalla licantropia.
Poi un cacciatore il quale aveva ceduto alla malattia, trasformandosi in un grande pipistrello abbattuto poi dal gruppo in cui Sturm sarebbe entrato a far parte.
Ed infine quasi un'intera famiglia, massacrata con il solo intento di ricercare qualcosa o qualcuno. Questo Sturm ancora non lo aveva capito ma non ci si soffermò più di tanto.
Come per la Baciata dal Fuoco a lui interessava la preda da cacciare.
Non compito facile dal momento che si trattava di un pipistrello mannaro e che quindi avrebbero potuto benissimo diventare loro stessi delle prede.
Fin dall'inizio s'era fatta vedere la discordia nell'intero gruppo.
Mentre alcuni erano solamente presi dall'idea di arrivare a sfidare e combattere una mostruosità del genere, altri sembravano invece mossi per una causa altruistica e morale, cercando di analizzare ogni possibile eventualità della faccenda.
La caccia comunque partì lo stesso. Gli abili apripista condussero il numeroso gruppo nel folto delle Terre delle Bestie, alla ricerca di una grotta abbastanza grande ed inospitale per quelli come loro che potesse far da dimora al pipistrello mannaro.
Dovettero affrontare diversi umanoidi mostruosi da cui rinvennero monete dall'insolito e vario stampo. Alcuni riconobbero quelle monete come la valuta della Terra di Sotto.
L'ipotesi che il pipistrello mannaro fosse anche un alfar scuro stava concretizzandosi passo dopo passo.
Le tracce furono difficili da rinvenire ma non impossibili da trovare. Alla fine giunsero tutti nella grotta che stavano cercando.
La liberarono dai loro occupanti e quasi persero le speranze quando non trovarono la minima traccia di pipistrello là dentro. Unica cosa che stonava erano le strane monete trovate indosso ai corpi degli gnoll da poco abbattuti.
I cacciatori poi tesero le orecchie ed udirono quel che speravano di udire.
Il vigoroso ed indistinto battito d'ali.
Un'ondata di pipistrelli mostruosi si abbatté sul gruppo che non esito a rispondere agli attacchi.
E nel bel mezzo della mischia apparve lei, un'alfar scura, munita di ali e peluria, la terrorizzante e mitica pipistrellaccia mannara.
Eliminati i grandi pipistrelli tutto il gruppo concentrò le sue forze sul bersaglio principale.
Questo risultò molto ostico anche solo da colpire.
Non erano equipaggiati a dovere per fronteggiare una creatura simile. Non era un segreto che contro mostri del genere fosse necessario l'argento per poter infliggere danni significativi.
E difatti i colpi che andavano a segno scalfivano a malapena quel corpo nero slanciato, ricoperto di peluria rasa. Solo la magia sembrava sortire qualche effetto degno di nota.
Le doppie lame di Arduil, lo spadone stridente di Renfri, il nuovo temibile arco di Aslaug e la micidiale precisione di Sitkah. Il pipistrello mannaro sembrava essere diventato un punta spilli, lungi però dall'essere fiaccato.
La mannara virò spesso obbiettivo. Prima si avventò selvaggiamente su Renfri quindi, dopo averla scaraventata via, puntò le sue ingorde attenzioni su Fjolnir. Aveva trovato in lui un ottimo pretendente a cui lasciare l'eredità di licantropia e quindi decise di azzannarlo al collo.
Il morso fu brutale e sangue zampillò copiosamente.
Gli sforzi del gruppo si intensificarono fino a che il ritorno in scena di Renfri, sorprendente e brutale, non mise una pietra sopra uno scontro che pareva destinato a continuare all'infinito.
Era stata abbattuta una pietra grandiosa. Sturm voleva rivendicarne un trofeo, anche piccolo, che gli ricordasse quell'esperienza.
Per sicurezza e per glorificarne il successo, Aslaug mozzò la testa alla creatura.
Sturm e l'uomo del Mare di Sabbia invece pensarono a bruciare il corpo martoriato a terra.
Visto le recenti e numerose apparizioni di non morti nella zona era meglio togliersi subito la preoccupazione di dover affrontare di nuovo una creatura simile sotto l'effetto di qualche oscuro potere necromantico.
Bisognava inoltre medicare ed esaminare coloro che erano stati morsi o feriti dal pipistrello mannaro.
Il ritorno non fu movimentato se non per il bottino che alcuni del gruppo volevano ardentemente accaparrarsi. Bottino, esiguo, che fu affidato a Nanth così che potesse amministrarlo per conto di una bambina rimasta orfana, unica sopravvissuta della famiglia massacrata dal pipistrello mannaro.
Quella ragazzina sarebbe diventata famosa un giorno, Sturm ci avrebbe scommesso sopra.
Una storia incredibile era terminata. Sturm era su di giri, completamente. La frenesia era determinata a scaldargli le membra.
A Dyane aveva detto che il titolo ideale per quella storia doveva essere, banalmente, Il Pipistrello Mannaro.
Ma il titolo che più avrebbe calzato alla faccenda era un altro: Resa Tra Mannari.
Ma questo Sturm non poteva dirlo, avrebbe destato altre inopportune domande.
Una promessa era una promessa.
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"Nanth vuole vedere te"
"Ah ti cercava la sacerdotessa per mostrarti alcune cose"
"Nanth vuole vederti"
Mancava forse solo Fjolnir a ricordargli l'appuntamento, ma probabilmente il Bondo si era trattenuto dato che già Aslaug glielo aveva ricordato in sua presenza.
Stancamente il mago si avviò al tempio di Selune, aveva voglia di tornare alla Biblioteca, aveva dei tomi da studiare ma alcune questioni lo riportavano in quel piccolo villaggio di cacciatori....che scocciatura!
"Oh beh almeno mi riprenderò quella cosa"
Il fu "Mikael Mannalin, emomago che ha ceduto al potere della figgia Trama"
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