05-10-2017, 15:40
Durante le ultime esplorazioni, in diverse occasioni avevano rinvenuto alcuni vecchi vasellami rivelatesi qualcosa di ben diverso da semplici zuppiere. Il primo fu rinvenuto nella umida semioscurità di una grotta, sottratto ad alcuni malviventi che ebbero l'ardire di attaccarli. Aldric lo raccolse assieme ad alcune monete e cianfrusaglie da spartire in un secondo tempo, ma poi notò qualcosa sotto lo sporco e sudiciume che la ricopriva.
Nei giorni a venire il gruppo rinvenne altri vasellami simili, tennero da parte quelli integri per destinarli alla stessa sorte del primo. Nel mentre la genasi organizzava l'offerta contattando inizialmente chi, tra i suoi conoscenti, poteva essere interessato. Come il mago quasi rosso Sek Nefer, che appoggiò di buon grado l'iniziativa. Allora Darsa, in un mite pomeriggio colmo di noia, si accinse a stilare una lettera di richiesta per il Tempio di Kossuth. Lettera che tardò a consegnare, poichè nel mentre una questione un po' strana si fece strada.
Chiamò Darsa mentre sfregava la ceramica ripulendola e le mostrò quello che entrambi avevano riconosciuto come il simbolo di Istishia: Dio degli elementali dell'acqua, della purificazione e dell'umidità. Gli occhi della genasi avvamparono subito ostentando l'odio infuocato che eternamente perdura tra la sua stirpe e la "Baldracca delle pozzanghere".
"Allontana da me quella cosa blasfema! La distruggeremo immolandola nelle Sacre Fiamme di Kossuth!"
Comprendendo che in ogni caso la genasi non si sarebbe degnata di toccare quel vaso con le sue mani, Aldric le chiese almeno di cosa si trattasse, intuendo che probabilmente era anche un oggetto magico. Dovette comunque attendere che il crepitare della genasi si quietasse per avere risposta. In lingua comune almeno. Al fine Aldric ebbe conferma che tale oggetto avesse il potere evocare un elementale legato al piano del ghiaccio.
Tuttavia l'uomo ebbe abbastanza buon senso da non attivare l'oggetto nemmeno per prova. Almeno... non davanti alla focosa compagna. Si limitò a coprirlo con un panno, infilandolo poi con cura nella borsa magica che portava sempre con sè. Promise che l'avrebbe custodita per lei fino al momento opportuno e lei non mancò di ricordargli che quella... era la sua borsa.
Nei giorni a venire il gruppo rinvenne altri vasellami simili, tennero da parte quelli integri per destinarli alla stessa sorte del primo. Nel mentre la genasi organizzava l'offerta contattando inizialmente chi, tra i suoi conoscenti, poteva essere interessato. Come il mago quasi rosso Sek Nefer, che appoggiò di buon grado l'iniziativa. Allora Darsa, in un mite pomeriggio colmo di noia, si accinse a stilare una lettera di richiesta per il Tempio di Kossuth. Lettera che tardò a consegnare, poichè nel mentre una questione un po' strana si fece strada.
Qualcosa che a primo achito le parve futile, sembrava invece avere importanza per gli altri. Quando Darsa, come nulla fosse, disse non ricordare il giorno della propria nascita, la faccia sconcertata di Majuk fu estremamente chiara. Persino Aldric ne fu stupito e propose a Darsa alcune idee per scoprirlo. Perchè per loro era così importante?
"Ma quindi tu non sai neanche quanti anni hai di preciso?"
Darsa non sapeva che dire. Si sforzò di ricordare ma, ovviamente, durante gli anni di prigionia quello era l'ultimo dei suoi problemi. Ripensò a quando era bambina, gli anni delle bambole animate di sua madre e dei giochi pirotecnici di suo padre. Ma ormai quei ricordi erano sfumati nel corso degli anni e degli eventi. Qualcosa dentro lei, suggeriva che era nata davvero il giorno che si era liberata come fiamma ardente nell'incendio più spettacolare di tutti i tempi. Più realisticamente, degli ultimi decenni.
Da una parte capiva che se un Aldric, nel pieno della sua posizione, le suggeriva di approfittare del prossimo sacrificio per interpellare gli dei, difficilmente lo faceva a vanvera. D'altra parte una vocina crepitava piano di non perdere tempo per una cosa così inutile e irrisolvibile. Probabilmente neanche a Kossuth fregava un fico secco della sua nascita, ma che volete.. chiedere è lecito, rispondere cortesia. E comunque gratuito.
Decise di farlo e si accinse a scrivere una nuova lettera...
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"