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[Aq-R]Un lungo percorso
#1
PARTE - 1
PASSATO

..."Avanti il sole sta sorgendo, è ora di svegliarvi" ...
disse l'ometto con la sua voce gracchiante.

...Quanto odiavo quella voce...

L'uomo, alto poco meno del metro e settanta si fermò tra di lei e il resto dei compagni. Si mosse tra i giacigli osservando con disprezzo gli occupanti e infine si accucciò dinanzi uno dei bambini che ancora non si era svegliato. Sorrise snudando i denti marci e disse

...“E' ora di andare a guadagnare denaro, piccoli scarafaggi" ...
sferrando un calcio al povero malcapitato

...Credo si trattasse di Dimitri...

non si mosse....

...”Liviya vieni giù, è morto un altro di questi insulsi scarafaggi, dannazione. Devo contattare mio fratello e sborsare altro oro per rimpiazzarlo"...

...Credo fosse Dimitri...

...Dimitri...

...non me lo ricordo più...

Andando indietro con la memoria il mio ricordo più vecchio sono le frustate che ricevevo sulla schiena da Kradar. A distanza di tanti anni, quando ci penso, mi sembra di avvertire ancora lo schiocco della frusta sulla mia schiena nuda e il dolore. Non ho ricordi precedenti a quelli. Nessun ricordo dei miei genitori. Non una voce, ne un volto, un nome....chissà come era il loro sorriso. Kradar ripeteva in continuazione che dovevamo essergli grati perché se non ci avesse raccolto saremmo morti di stenti tutti quanti.

...Dovevamo essere riconoscenti...

...in che misura si può essere riconoscenti per quella vita...

Dovevamo tornare la sera a casa portando con noi quanto ci veniva richiesto da Kradar, altrimenti venivamo puniti, lasciati senza cena e sbattuti nel sotterraneo al freddo
.
...Ricordo ancora i crampi della fame che quasi ogni sera mi tormentavano...

...Ricordo ancora il mio pianto sommesso su quel lurido giaciglio di paglia marcita, tra le gelide mura di quella topaia...

...Ricordo che ogni sera pensavo che sarei morta...

...Ricordo che che ogni sera mi addormentavo sperando che qualcuno, mi salvasse da quella vita di violenza e sofferenza...

...Ricordo che ogni sera la speranza era come una candela che piano piano si consumava fino a non restare nulla... 

...Ricordo che ogni sera, desideravo l'arrivo della morte, come una salvatrice...

...Ricordo che ogni mattina mi svegliavo. La morte a volte veniva....

...mai è venuta per me...

...il bene non esiste...

...gli Dei buoni non esistono...

...esiste solo questo Inferno...

...riconoscenti...

...riconoscenti...

...riconoscenti...
Annie
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#2
PARTE - 2 
PASSATO


[Immagine: 2cr4n78.jpg]

La notte i vicoli della città era davvero pericolosi per dei bambini come noi.

Ma che altra scelta avevamo? Se non tornavamo a casa con quanto richiesto da Kadar, saremmo stati severamente puniti, lasciati senza cena e gettati nel sotterraneo a morire di freddo. Ogni sera si ripeteva quel triste rituale. Vagavamo per quelle vie che puzzavano di vomito, urina e feci, con la speranza di poter recuperare qualcosa di valore.
Ubriaconi rannicchiati con una bottiglia in mano negli angoli delle vie, chiassosi giocatori di dadi, mendicanti, prostitute. Questa era la tipica fauna in quelle vie una volta calato il sole. E noi bambini cercavamo di confonderci tra di loro.

Mi ricordo di Maruska. Spesso andavamo insieme. Era simpatica e gentile. Avrà avuto la mia età all'incirca. Cosa alquanto difficile da stabilire se penso al fatto che non conosco la mia vera età. Era una ragazzina solare e sempre piena di ottimismo. Era sicura che ce la saremmo cavate insieme e che un giorno saremmo riuscite a scappare da quella vita tremenda. 

Alla fine dei conti Maruska era solo una sciocca ragazzina ingenua. Ingenua nel credere che al mondo potesse esistere qualcuno che avrebbe potuto aiutarci. Ingenua nel credere in qualcosa che non si sarebbe potuto mai realizzare. Era sciocca nel vivere nella speranza.

...In cuor mio non le credevo...

...Questo mondo è un inferno proprio perché la speranza non esiste...


...Ma perché le sue parole suonavano così tanto confortanti?...


Una sera ricordo che dopo esserci divise come spesso facevamo per non dare troppo nell'occhio riuscii a recuperare un gruzzoletto di oro da un avventore di una locanda. Lo avevo scovato in una delle strette vie laterali alla locanda dove probabilemente era andato a sbronzarsi. Era intento a rigettare tutto quello che aveva bevuto quella sera. Attesi un po' finchè non lo vidi accasciarsi su un fianco. Approfittai del momento e gli sfilai un sacchetto di cuoio che teneva legato alla cintura. A giudicare dal suo aspetto e dalle sue vesti doveva essere benestante. Quel poco di oro nel borsello non gli sarebbe di certo mancato. Dopo averlo preso scappai via per ritrovarmi con Maruska. Quando la raggiunsi le chiesi se aveva recuperato qualcosa. Aprì il palmo della mano e mi mostro, sorridente, poche monete di rame. Le diedi quello che avevo recuperato. Non voleva accettarlo perché sapeva cosa significava per me. Continuai ad insistere a lungo finché non scoppiò in lacrime e prese il borsello con le monete, ringraziandomi. Non lo so perché feci quel gesto. Forse perché lei era più debole di me e un'altra notte in quel sotterraneo avrebbe potuto ucciderla? o forse perché ero io la debole e avevo bisogno di aggrapparmi a lei per non sprofondare completamente nell'oscurità?

...Quella notte fui punita da Kradar e sbattuta con altri nel sotterraneo...

...Quella notte non mi importata...

...Maruska era stata premiata con una abbondante scodella di minestra calda e del pane. Avrebbe dormito al caldo...

...Quella sera non mi importava della punizione...

...Lei sarebbe stata bene...

...Rannicchiata in quel lurido giaciglio sorrisi...

...Ogni tanto riuscivo a sorridere in quell'inferno...
Annie
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#3
PARTE - 3
PASSATO


Il tempo sembrava scorrere così lentamente

Eppure era passato più di un anno. Niente era cambiato, tutto era come sempre nella casa rifugio di Kradar. La vita proseguiva sempre nello stesso modo. Schiavi in quella prigione. Ogni giorno si ripeteva meccanicamente lo stesso angoscioso rituale. Avrei voluto avere la forza per spezzare quella catena che mi teneva legata a Kradar, ma la paura di quello che sarebbe potuto succedere se avessi fallito mi impedivano di agire. 

...Ma mi sto prendendo gioco di me stessa. Non era la paura di fallire a bloccarmi, ma la paura di riuscire...

...un animale in gabbia per molto tempo non può sopravvivere fuori da essa...

...desidera la morte, ma mi fa paura...

...perche?...

Solo una cosa era cambiata. Maruska. 

...Maruska era cambiata...

Della ragazzina che era, non vi era quasi più traccia.


[Immagine: il_340x270.1427653063_dwre.jpg] 

Non sembrava nemmeno più l'amica che conoscevo. Era cambiata in tutto. Sia fisicamente che mentalmente. Era solo l'ombra della bambina che ricordavo. Solo con me si comportava normalmente ma con tutti gli altri aveva completamente cambiato atteggiamento.
Era sempre stata gentile e sorridente con tutti. Sempre pronta a confortare e dividere quel poco che aveva. Invece ora fredda e distaccata. Ripeteva sempre che erano tutti deboli e che di loro non le importava nulla.

...Parlava di cose che non avevano senso...

...Diceva di aver incontrato una donna che aveva promesso di portarla con se...

...Che un giorno avrebbe cambiato le cose...

...Diceva anche altre cose con occhi quasi spiritati, ma non riesco a ricordare perché in verità non le prestavo attenzione. Pensavo avesse perso la ragione, non davo molto peso a quello che diceva...

...L'inferno porta le persone alla follia...

...Almeno è ciò che credevo...

...Finché non arrivò quel giorno...

Come ogni sera uscimmo insieme poco prima del tramonto. Arrivammo nella solita piazza dove, come sempre ci dividemmo, con la promessa di ritrovarci li ad una certa ora. Quella sera riuscii a fare un bel gruzzoletto. Avrei diviso con lei quanto avevo recuperato nel caso a lei fosse andata male. Non si presentò. Aspettai molto ma non arrivò. Tornai alla casa di Kradar e chiesi se Maruska fosse rientrata.

Nessuno seppe darmi una risposta. Nessuno degli altri ragazzi da quella mattina l'aveva più vista. Forse le era successo qualcosa. Corsi fuori la casa e la cercai per ore senza alcun risultato. Tornai a notte fonda nella casa con la speranza che Maruska nel frattempo fosse tornata. Purtroppo le mie speranze si infransero come onde sugli scogli.

Passai le notti seguenti a cercarla. Poi passò una decade intera. Di Maruska nessuna notizia. In un primo momento Drakar non ci badò molto. Pensò che fosse morta in qualche puzzolente vicolo. Ma con il passare dei giorni non ebbe notizie di nessuna bambina ritrovata morta. Allora capì che era scappata. Una dei suoi schiavi era riuscita a sfuggirgli. Sfogò la sua ira contro di noi, picchiandoci molte volte.

...Quella sera non riuscivo a dormire...

...Non riusci a smettere di pensare a lei e a chiedermi che fine avesse fatto...

...Sarà morta? Starà Bene?...

...Aveva sempre detto che saremmo rimaste insieme. Ma mi ha abbandonata. Ora sono davvero sola e senza speranza...

...Ma non le porto rancore. Se avessi avuto la possibilità e la forza, forse avrei fatto lo stesso...

...Forse tutto quello che diceva non erano le farneticazioni di una ragazzina che aveva perso la ragione...

...Sarà andata con la donna di cui tanto parlava?...

...Se è così spero che sia al sicuro e che possa un giorno incontrarla di nuovo...

...Ora sono davvero sola in questo inferno...
Annie
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#4
PARTE - 4
PASSATO - LA TENTAZIONE DELL'OSCURITA' -

...Continua a legarti a qualcosa...

...Continua a provare affetto per qualcuno...

...Tanto più lo farai tanto più alta sarà la rupe da cui cadrai per sprofondare nell'oscurità...


Dopo la sparizione di Maruska era passato molto tempo. 


Dopo di lei altri ragazzi erano morti. Uno dopo l'altro se ne andavano ed io ero ancora li. Continuavo a chiedermi il senso di tutto questo. Essere prigionieri di quella vita in balia di un mostro come Kradar. I mostri esistono davvero. E non sempre hanno le sembianze di creature aberranti o demoni. Mi domandavo quanto profondo e oscuro potesse essere il nero pozzo nel suo cuore. Se si rendeva conto del dolore che provocava e se un giorno avrebbe potuto provare un qualche genere di rimorso. 
Ma ogni volta che lo vedevo e sentivo la sua voce mi rispondevo che quella era una vana e sciocca speranza. 

...Quanti amici ho perso?...

...Non riesco a ricordarli...

...E questa è la cosa peggiore. Non riuscire più a ricordare i volti di tutti gli amici perduti. Eppur dovrebbe essere una cosa naturale...

...questo è il mio crimine più grande, aver dimenticato...


...Cammini sul bordo dell'abisso e il terreno sotto i tuoi piedi si fa sempre meno stabile. Presto cederà e tu cadrai nell'oscurità...


Kradar continuava a ripeterci che eravamo sono degli stupidi. Comincio a pensare che abbia davvero ragione. Forse sono davvero una sciocca. 

Continuo a pensare testardamente che ci sia un altro mondo li fuori. E se invece fosse esattamente così il mondo. Se il mondo fosse davvero come lo descriveva Kradar?

Notte dopo notte quella voce la notte mi tenta sempre più

Comincio a credere che forse l'unico modo per uscirne è cedere all'oscurità e abbracciarla. 

Per quanto rifiuti e rigetti questo pensiero, mi rendo conto che qualcosa è cambiato in me. Me ne accorgo dal mio rapporto con tutti gli altri abitanti di quella casa. Senza volerlo sono diventata fredda e distaccata nei confronti di tutti. Penso solamente a me stessa e non mi curo più delle loro sorti. In fondo credo di fare la cosa più giusta.

 ...Che senso ha farlo? Che senso ha darsi tanta pena per loro?.. 

...Tanto spariranno come hanno fatto altri prima di loro...

...Come ha fatto Maruska...

Alcuni notti fa è arrivato il fratello di Kradar, con altra merce. Lo ha rimproverato di averne più cura perchè stava diventando sempre più difficile procurarne di nuova.

...Merce....siamo semplicemente merce.. 

...Dimitri, Maruska, Irina, Boris, Bogdan...

...Erano tutti merce e sono tutti spariti...consumati come candele...

...ce ne erano altri ma non ricordo i loro nomi...

...è il mio peccato...


...Cammini sul bordo dell'abisso e il terreno sotto i tuoi piedi si fa sempre meno stabile. Presto cederà e tu cadrai nell'oscurità...

...Il bene non esiste...


...Vi dirò soltanto che mi lasciai guidare nel buio
da qualcuno che camminava nell'oscurità
e che silenziosamente nei miei sogni afferrò la mia mano tesa...
Annie
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#5
PARTE - 5
PASSATO - L'INQUISITORE -


La locanda era gremita di avventori come al solito. La coppa bianca è una locanda diversa dalle altre bettole della città. La si potrebbe quasi definire una locanda di lusso e già dall'esterno si intuisce che si tratta di un posticino molto elegante. Situata vicino il foro centrale della cittadina è un edificio di medie dimensioni a tre piani, circondato da un delizioso giardino curato fin nei minimi particolari, dove i fiori sono raggruppati a formare gioielli di colore che spuntano regolarmente dall'erba facendo da corone ai begli alberi ornamentali. La locanda è costruita interamente con piccoli blocchi di pietra di sangue, tipica della regione delle montagne galena, accuratamente rifiniti; la porta d'ingresso e le finestre sono incorniciate con pietra chiara, che crea un elegante contrasto col colore scuro delle pareti.
All'interno l'arredamento si presenta semplice ed elegante, atto ad accogliere una clientela ricca ma non esibizionista. La stanza principale presenta tavolini rotondi, un caminetto sulla parete a sinistra e a destra il bancone sempre pulito e perfettamente lucidato, dietro il quale si apre la porta che conduce alle cucine. In fondo si aprono le scale che portano al piano superiore, dove si trovano le camere da letto. Era la locanda preferita da facoltosi mercanti. Spesso si incontravano qui per discutere di affari, accompagnati dalle guardie del corpo per festeggiare un buon affare concluso.

[Immagine: 7d432764399c8d1359ee5326fdac1537-d39rayp.jpg]

Seduto ad un tavolino vicino al caminetto c'è la mia preda. Sono diversi giorni che lo tengo d'occhio. Ho seguito i suoi movimenti cercando di studiare le sue abitudini. E' un mercante discretamente facoltoso e ogni sera andava a farsi un goccio nella locanda della coppa bianca. Troppo sicuro di se. Decisi di di agire proprio quella sera. Attendere accora sarebbe stato sciocco. Il mercante sarebbe potuto partire in qualsiasi occasione facendomi perdere la mia occasione. Ero sicura di poter fare un bel bottino e con quel denaro. Quella era la mia miglior occasione per fuggire da quel posto e lasciarmi alle spalle tutto quanto

...La casa...

...Kradar...

...i bambini....e Maruska....

Ricordo che avevo il cuore in gola. Ero molto nervosa perché ero ben consapevoli dei rischi che ciò comportava un caso di fallimento. 

...ma in fondo che altro mi resta da perdere?...

Dovevo attendere solo l'occasione giusta. L'oste era una brava persona e permetteva a noi ragazzini di entrare nella locanda per vendere qualcosa per poterci guadagnare qualche moneta a patto che non importunassero gli avventori. 

...sii paziente e attendi il momento giusto...

Quella sera la fortuna sembrava sorridermi. Il mercante era particolarmente euforico. Cominciò ad ordinare un bicchiere dietro l'altro. Probabilmente stava festeggiando un buon affare concluso in giornata. Dopo un pò di tempo si alzò in piedi, barcollando piuttosto vistosamente. Evidentemente l'alcool che aveva bevuto cominciava a dare gli effetti sperati. Lentamente e goffamente arrivò alla porta della locanda per uscire. Quello era il momento che aveva atteso per agire. Velocemente raggiunsi il mercante fuori dalla locanda. Girò dietro la locanda, camminando rasente i muri, tenendosi con una mano. Prese una via laterale. Si accasciò a terra per dare di stomaco. Attesi qualche istante. I conati cessarono e il mercante non si muoveva.

...una bella sbronza è quello che ci voleva...

Ricordo che mi avvicinai lentamente, cercando di fare meno rumore possibile. L'uomo sembrava sufficientemente stordito dall'alcool. Allungai le mani verso la cintura per slacciare il sacchetto gonfio di monete. Però l'ansia cominciò a prendere il controllo di me. L'operazione che avevo pensato richiedesse pochi istanti era più lunga del previsto. Il sacchetto era ben legato e il nodo ottimamente stretto. Cominciai a sudare copiosamente perché sapevo che il rischio di essere scoperta aumentava in modo esponenziale ad ogni secondo che passavo li. La mia attenzione cadde sul pugnale che portava nel fodero alla cintura. Lo estrassi lentamente. Con quello potevo tagliare il legaccio e scappare all'istante. Con una mano tesi il legaccio e vi poggiai sopra il pugnale. All'improvviso un brivido gelido mi attraversò la schiena. La mano del mercante si serrò sul suo polso e gli occhi di lui la fissavano con odio.

...Che diavolo pensi di fare?...

Il mercante con l'altra mano mi colpì violentemente al viso tenendo la presa salda sul polso per impedirmi di fuggire.
All'improvviso tutto si fermò. L'uomo mi fissava con gli occhi sbarrati, pieni di orrore. Abbassò lo sguardo e vide il suo pugnale conficcato nel ventre. Fui pervasa da una rabbia che non pensavo di possedere. Estrassi il pugnale e lo colpii di nuovo, ancora e ancora, con tutta la forza che avevo in corpo. 

...sto pugnalando davvero lui?...

...sto pugnalando davvero quest'uomo o Kradar?...

...o forse sto pugnalando quello che rimane di me?...


L'uomo gridò con tutto il fiato che aveva in corpo finché non lasciò la presa. In quel momento finii a terra, con il pugnale insanguinato in mano. Fissai l'uomo urlare e contorcersi dal dolore mentre premeva entrambe le mani sul suo addome. Continuò ad urlare come un maiale sgozzato. Mi avventai sul borsello lo tagliai e lo presi. Ci ero riuscita, ma quel momento di euforia cessò subito quando sentii le voci di persone che attirate dalle grida del mercante erano sciamate nel vicolo. Ero li in piedi con il pugnale in mano e quelle persone all'inizio del vicolo. Cominciai a scappare. Ricordo le persone che mi rincorrevano e urlavano di prendermi.
Mentre correvo pensai che non mi avrebbero mai presa, ma subito dopo mi resi conto di un fatale errore che avevo commesso. Non avevo mai preso in considerazione di fallire e trovarmi in quella situazione. Quella zona non la conoscevo molto bene. Ma pensai che tutto sarebbe andato bene. Li avrei seminati e mi sarei messa in salvo con l'oro. Sbagliai. Girai nel vicolo sbagliato. Era un vicolo cieco. Fui presa dal panico. I muri erano intonacati e troppo lisci e non c'erano buchi o sporgenze per arrampicarmi. Feci per tornare indietro ma la folla si era già accalcata all'imbocco del vicolo. Caddi seduta a terra con le spalle premute sul muro dietro di me. La folla urlava contro di me. 

...Assassina...

...Assassina...

Rimasi immobile, tendendo il pugnale insanguinato verso di loro. Cercai di mantenere la calma. Non sono molti. Se mi avvento su uno o due di loro e li pugnalo gli altri si spaventeranno e mi potrò aprire un varco per scappare. Ce la potevo fare. Feci per alzarmi quando una voce possente e autoritaria tuonò nell'aria. La voce era così forte che echeggiò in quel vicolo. La gente che si era accalcata all'inizio del vicolo si aprì su due lati e un uomo in armatura pesante con altri soldati al seguito si fece strada. Avanzò fino a qualche passo da me. Potevo vederlo bene nella oscurità della sera. Sul pettorale dell'armatura aveva l'effige di una mano. 


[Immagine: Paladin_fp.png]


E infine la fine è arrivata pensai in quel momento. Ce ne è voluto di tempo ma alla fine è arrivata. Per me non ci sarebbe stata speranza. Avevo ucciso un uomo, un mercante, che in quel momento storico del nostro paese erano tenuti in grande considerazione. Un atto di per se già grave. Sarei stata sbattuta in una cella? Oppure uccisa? Cosa ne sarebbe stato di me? Le lacrime che pensavo di aver completamente versato in passato rigavano il mio volto. Cominciai a piangere singhiozzando. Ma non era un pianto di disperazione o tristezza. Ma un pianto di follia. Quasi di felicità. L'uomo girò appena il capo verso la folla e li ammonì.

...Sono l'inquisitore Dragmar e ora ci penserò io. Se qualcuno di voi pensa di fare giustizia sommaria, dovrà vedersela con me...

Tutti rimasero zitti, con lo sguardo abbassato. Nessuno dei presenti osò replicare alle parole dell'uomo. L'inquisitore rimase in silenzio. Con il suo sguardo severo e mi fissava. I suoi occhi sembravano fiammeggiare. In suo sguardo sembrava penetrarmi fino a scrutare la mia stessa anima. Chissà cosa stava pensando di me in quel momento. Forse stava pensando a quale punizione infliggermi. Il suo silenzio rendeva il tutto surreale. Quel breve attimo sembrava eterno, sembrava non finire mai. Poi all'improvviso ruppe il silenzio. La sua voce severa come il suo sguardo echeggiò in quello stretto e squallido vicolo. 

...Dimmi perchè lo hai fatto...

Una semplice domanda, ma a cui in quel momento non seppi rispondere. Ma davvero non risposi perchè non conoscevo la risposta? O non risposi per la vergogna e la paura di rivelargli la verità? Così rimasi in silenzio con la testa abbassata. L'unica cosa che riuscii a chiedergli fu

...E' morto?...

...Si...

...Dimmi perché lo hai fatto...

...Perché questo mondo è un inferno e volevo smettere di soffrire...

...Dammi il pugnale, ragazzina...

Il tono della voce era cambiato. Nonostante il tono severo, sembrava più dolce, comprensiva. Sembrava trasmettere un confortante calore. 

...Aiutami...

Chiesi semplicemente
Annie
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