19-04-2018, 20:28
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 19-04-2018, 20:29 da Ainulindalë.)
L'oscurità della stanza era appena dissipata dalla tremante luce delle candele. La sottile figura osservava quella timida luminescenza in balia dei pensieri, le affusolate dita percorrevano le consunte pagine di quel vecchio diario. Una placida nenia accompagnava le sue profonde riflessioni, socchiudendo gli occhi si lasciò avvolgere da quell'armoniosa melodia. Aprì il diario ed iniziò ad intingere delle parole. La calligrafia era linda ed accurata, nonostante le brucianti sensazioni che fremevano nel buio.
Vorticanti pensieri si diramano come il fato: labirintici innanzi al mio sguardo.
Uno spesso velo avviluppa la mia mente, mi chiedo invero quando questo verrà brutalmente squarciato. Non ho mai avuto la prontezza di voler conoscere cosa si celi oltre quel intonso arazzo. Non riesco ad afferrare i latenti impulsi che perseverano nel preservare queste visioni: volano via in balia del vento. Inafferrabili, come acqua tra le dita, scorrono attraversando i miei sensi. Sono giunta ad Ashabenford alla cerca d'un qualcosa che possa placare le dilanianti fiamme dell'inesperienza. Questo vacillare tra Luce e buio, questo naufragar nelle lande desolate dell'ignoto lascia riemergere lontane ma ben salde reminescenze.<<Si dovrebbe temere ciò che si conosce e non si riesce ad affrontare.>>
Ancora rimembro quelle fredde parole. Inconsciamente il mio pensiero andava a sfiorare quelle vivide immagini che tanto mi erano care: come a voler placare quei beffardi sensi.
La mano libera sfiorò i corvini capelli, percorrendone le lunghezze; lentamente si posò sullo stelo del calice, avidamente bevve un sorso di vino affogandone lontane memorie. Il guizzante sguardo, trovandosi a suo agio nelle tenebre, puntò l'effige regalatale dal padre: un timido sorriso le si dipinse sul pallido volto, un breve istante.
Era stanca. Socchiuse gli occhi nel cercar di ricacciar via quella stanchezza che le appesantiva le membra. Lenta si levò da quello scranno, i flemmatici passi giunsero sino alla piccola libreria. Le fredde dita scorrevano tra quei polverosi libri: come a cercare il calore d'uno svago. Vagando tra quei morbidi drappi, il passo ovattato, la mente dispersa in quei convulsi ricordi...
Indescrivibili
Vesna Iltazyara