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[Gram Klensen] Un mondo difficile
#1
Il tesoro non c’era più.
A dire la verità non c’era più nemmeno il baule che lo conteneva, in quella vecchia buca ricoperta di vecchie erbacce.
Erano in tre a conoscere l’ubicazione del tesoro: lui, il vecchio Sealdriver e Beastie il mezzorco. Fratelli di sangue nella filibusta! Gente con i cosiddetti! Uomini d’onore! ...per quanto un mezzorco… ma mettiamo dentro anche lui. Avevano solennemente giurato che nessuno dei tre avrebbe aperto il cofano in assenza degli altri due.
Poi Lothar Crane, detto Silk, era stato beccato.

Vent’anni.

Vent’anni di lavori forzati nelle paludi intorno a Marsember, corpo di mille branzini scoreggioni…
Ai governanti di quella città era saltato in mente di bonificarle, quelle paludi. E chi avrebbe dovuto spalare melma? I carcerati, ovviamente. Che eccellente idea!

Branco di carogne dalle madri dall’antico mestiere…

Ovviamente in vent’anni di spalatura di fango e sterco, di bonificato non c’era nemmeno il pensiero di quegli azzimati testoni di Marsember. Ma inutile dilungarcisi, fatto sta che dopo vent’anni di lavori forzati, Lothar Crane era finalmente riuscito ad evadere. E dov’era andato per prima cosa? A disseppellire il baule, con buona pace dei giuramenti, dei cosiddetti e dell’onore.
Gli serviva un bagno e un posto dove nascondersi per un po’. Meglio se quel posto era un bordello, meglio se quel bordello era di alto livello. Per due motivi: il primo era che i bordelli di alto livello sono frequentati da gente di alto livello, per cui è l’ultimo posto dove cercare un evaso, il secondo motivo era… beh… andiamo, in fine dei conti, dopo vent’anni, un po’ di divertimento è quasi un diritto, no?

Ma ora… tutti i piani, tutti i motivi e, peggio ancora, tutti i bordelli, erano spariti dalla testa del buon Lothar Crane detto Silk. Era sparito tutto, insieme al cofano del tesoro.
Bastardi. Alla faccia della fratellanza di sangue, dei cosiddetti e dell’onore.
I suoi amici lo avevano fregato. E considerando le erbacce nella buca, anche un bel po’ di anni fa!
Il suo primo pensiero fu di dar loro la caccia. Gliel’avrebbe fatta pagare cara a quelle due carogne. Poi meditò un poco sulla cosa e per poco non si mise a piangere.
Era molto improbabile che quei due fossero ancora vivi. Il vecchio Sealdriver era vecchio vent’anni prima, ora avrebbe dovuto avere all’incirca novanta, novantacinque anni. E a Lothar non risultava che il vecchio avesse sangue elfico nelle vene. Per quanto riguardava quel pazzo di Beastie, rendete ricco un mezzorco mezzo cannibale in grado a malapena di parlare e sbattetelo in una qualsiasi città del Faerun e quello verrà sgozzato e derubato nell’arco di dieci minuti.
Beastie era vivo grazie a Lothar e a Sealdriver, che comunque, anche in due, lottavano per farlo ragionare un minimo.
Per cui era inutile cercarli, e di conseguenza tutto era perduto.

Doveva pensare, e in fretta. Era braccato, per cui doveva trovare il modo per lasciare il Cormyr. Imbarcarsi era impensabile. Era troppo indebolito, inoltre non era più un ragazzino. E poi, in tutta sincerità, ne aveva abbastanza della vita da pirata. Non gli aveva portato niente di buono.

A est… la Sembia, o megli ancora, le Valli. Pascoli tranquilli, contadini pasciuti, elfi saltellanti tra gli alberi… chissà, forse nelle Valli avrebbe anche potuto fare qualche affare…
Avrebbe dovuto inventarsi una storia, qualcosa di plausibile, ma quello non era certo un problema.
Realgar
Thrain Stoneshield
   
                                                              

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#2
Uscire da Marsember fu più facile del previsto. A volte infatti Tymora è in grado di sorprendere con la sua benevolenza.
Quella notte Lothar Crane si aggirava senza meta per le isole portuali della città, leggendo una vecchia lettera di una ragazza che le scriveva ogni settimana nei primi sei mesi di carcere, poi una volta al mese negli altri sei mesi, per smettere del tutto l’anno successivo. Aveva tenuto quelle lettere per vent’anni, nascoste dietro una pietra del muro della cella, nemmeno lui sapeva perché. Forse perché gli ricordavano la libertà. Nell’evasione gli era rimasta in tasca quell’unica lettera. Le altre erano perdute per sempre.

Stava gironzolando per i vicoli quando, girato un angolo, si imbatté in una rissa. Fece rapidamente dietro front tornandosene dietro l’angolo a godersi lo spettacolo.
Più che una rissa era un pestaggio. Due energumeni stavano letteralmente massacrando di botte un poveretto dell’età di Lothar. Il pestaggio era iniziato da un pezzo, prima che Crane arrivasse, e andò avanti ancora una decina di minuti buoni. La vittima non reagiva nemmeno più alle botte. Aveva, come minimo, perso i sensi. Improvvisamente una voce sibilante, in una lingua sconosciuta, fermò i due picchiatori. Era un uomo, completamente pelato, dal cranio tatuato. Con quella sua misteriosa parlata melliflua, si avvicinò al poveretto riverso a faccia in giù sul selciato, immobile. Poi il pelato smise di parlare, gli sputò, e gli piantò un pugnale di un palmo tra le scapole, fino all’elsa. Era evidente che voleva essere certo che morisse. Poi i tre, chiacchierando e ridendo, si allontanarono. Marinai Mulhorandi, probabilmente… o Thayan.
Quando fu certo che quei tre balordi fossero lontani a sufficienza, Lothar si avvicinò al corpo riverso a terra. Quel pover’uomo era irriconoscibile. Il volto era stato sfigurato a suon di calci e pugni. L’unica cosa che si vedeva tra tutto quel sangue, erano i capelli, corti e brizzolati.

Come i suoi.

Qui gli venne l’idea. Frugò rapidamente il cadavere, intascandosi ogni suo avere, e gli infilò in tasca la lettera che stava leggendo poco prima e un coltello.
Fece appena in tempo che un “Fermo là!” alle sue spalle lo fece trasalire. Erano due guardie, dalle picche puntate verso di lui.
“Calma! Calmi, signori, posso spiegare! Non sono stato io, stavo solo accertandomi che quest’uomo fosse ancora vivo. L’ho trovato così”.
“Potete provare quel che dite?” Rispose quello di destra.
“Beh… sì, direi di sì...” rispose Lothar. “Innanzi tutto sono pulito. Se fossi stato io sarei ricoperto dal suo sangue, non trovate? Inoltre quest’uomo è stato picchiato a morte, e io non ho un segno nelle mani… e non ho guanti...”
“Troppo poco!” Disse ancora quello di destra.
“Piantala, Klensen” Esordì quello di sinistra. “E’ evidente che il saer, qui ha ragione.”
“E come fai a dirlo, Gram? Io dico che è lui l’assassino!” Insisteva quello di destra.
La guardia di sinistra gli tolse la picca di dosso, senza considerare il collega, e si avvicinò al cadavere. “Lo conoscevate?”
“No, non ho idea di chi sia… e credo che nemmeno sua madre lo saprebbe riconoscere, ridotto così”
La guardia annuì, e si mise a frugarlo. Trovò la lettera, e ci cascò come una pera. La lesse rapidamente e sbiancò. “Per tutti gli dei, che fortuna. Ehi, Klensen, lo sai chi è questo qua?” disse poi rivolto al collega. “E’ Lothar Crane, il pirata evaso una settimana fa”.
“Davvero?” disse l’altro. “C’era una ricomp...”
“Taci, idiota!” lo zittì. “E voi potete andare, siete scagionato da ogni sospetto. Via, sparite!”
Lothar non se lo fece ripetere, e in un secondo scomparve dalla loro vista.
Gram e Klensen, ridacchiava. L’idiozia di quei due lo aveva reso un uomo libero, finalmente. Lothar Crane, il pirata, il ladro, il criminale, l’evaso, era morto.
Tutto grazie allo zelo di Gram e Klensen. Adorava quei due. Tanto che, alla porta settentrionale, quando la guardia gli chiese il nome, gli venne naturale dire: “Gram Klensen, signore”.
La guardia diede un’occhiata ad una lista, poi disse: ”Passate pure.”
E così, Gram Klensen sorridendo alla vita, prese la stada per Mistledale.
Realgar
Thrain Stoneshield
   
                                                              

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#3
Per poco non gli venne un colpo.
Dopo una piacevole traversata di Mistledale via carro, ammirando le campagne fertili e pasciute e i boschi ombrosi, giunse finalmente ad Ashabenford.
Aveva appena attraversato la porta meridionale che il suo povero cuore mancò un battito. Alla sua destra , dopo il cimitero, sorgeva un tempio imponente. In un posto del genere il primo pensiero andava a Chauntea, ma invece no. Era un grande, sontuoso tempio della Triade, con tanto di statue raffiguranti Tyr in mezzo ai suoi due scagnozzi.
Mai possibile che quei tre se li doveva sempre ritrovare dappertutto? Era un culto pericoloso, quello. Specialmente per un libero professionista come lui.
Facendo i dovuti scongiuri passò oltre e, finalmente, in cima ad una collina alberata nel mezzo di una piazza c’era anche il tempio a Chauntea. Meno male. Chiese ad un passante per una locanda a buon mercato, e si avviò quindi verso il luogo indicatogli. Ai sei Scudi. Un posto malfamato ma con camere a poco prezzo. Una volta giunto, per un complimento ad una tiefling si beccò un pugno in faccia.
Che dire… cominciamo bene…
Realgar
Thrain Stoneshield
   
                                                              

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#4
La sveglia mattutina nella camerata economica maschile della locanda dei Sei Scudi non era il massimo della vita. Non che la notte fosse granché meglio, ma almeno, se ci si riusciva ad addormentare, bene o male trascorreva.

La mattina invece…

Eh, la mattina ci si doveva svegliare e non c’era modo di evitare i propri compagni di stanza, il loro vociare, i ruggiti corporali, e men che meno i loro afrori. La mattina infatti lo stanzone era saturo di un esplosivo miscuglio di tanfo di sudore, alitosi alcoolica e agliata, puzza di piedi, peti e altri aromi per fortuna difficilmente distinguibili. E se gli ospiti erano tutti vivi andava ancora bene.
La mattina ai Sei Scudi era quasi peggio che in carcere a Marsember. Se non altro là le finestre delle celle erano senza vetri, per cui d’accordo, d’inverno era un freddo cane, ma almeno si respirava decentemente.
Per Gram quella camerata era il suo domicilio abituale e ormai ne aveva le scatole piene. Aveva visto andare e venire parecchia gente e poteva capire la maggior parte dei suoi compagni di stanza, avventurieri di passaggio, balordi, qualche mendicante che era riuscito a raggranellare il denaro per un letto decente, gente così, insomma.
Ma per altri proprio non riusciva a capacitarsi. Un esempio fra tutti era Ivor, il monaco ilmaterita dall’accento strano.
Quello aveva un posto letto pagato e ci dormiva pure spesso!
Probabilmente al tempio aveva la sua cameretta, pulita, con le candide lenzuola fresche di bucato e la trapuntina ricamata. Ma se ne stava lì nella camerata comune dei Sei Scudi a respirar scorregge altrui.

Certa gente è proprio strana…

Mentre, seduto sul letto meditava cupe, truculente e definitive soluzioni per quel camerata che puzzava come un caprone bagnato o quell’altro che musicava l’ultimo successo di Nightsong col sedere, massaggiandosi la faccia con una mano si rese conto che non si radeva ormai da tre o quattro giorni. Buttò l’occhio al lercio portacatino con pezzo di specchio incorporato che in quell’istante era usato da un trippone intento a pettinarsi i radi capelli unti con fare da principessa cormyriana e ammise a se stesso che no, non ce la poteva fare.

"Basta, la faccio crescere".

E con quel pensiero, si alzò si vestì e uscì velocemente da quel purgatorio.
Realgar
Thrain Stoneshield
   
                                                              

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#5
"Un altro"

L'oste di Essembra guardò dubbioso la bottiglia di rhum ormai quasi vuota e l'uomo a cui avrebbe dovuto riempire di nuovo il bicchiere. "D'accordo, ma è l'ultimo".
Gram prese il bicchiere e lo tracannò d'un sorso. Il fuoco alcolico che scendeva verso lo stomaco non bruciava più così tanto, dopo averne bevuto quasi un litro. Notte schifosa... Guardò l'oste, Chesduk mentre se ne tornava dietro al bancone a risciacquar bicchieri.
Non ce la faceva, non ce la faceva più.
Gram era un sopravissuto, sopravissuto a tutto, un opportunista, un ladro e un delinquente. Non era mai stato un brav'uomo, ma ce n'erano di peggiori, senza dubbio. Non era uno che mantenesse promesse, non era altruista, non era generoso. Era uno che aveva derubato un morto al dolore della sua famiglia e gli aveva trasferito il proprio nome, per cavarsela, per fuggire.
La maggior parte degli avventurieri che pascolavano tra le Valli in quel periodo erano nati o erano in fasce quando lui era già a marcire in galera. Vent'anni, era riuscito a sopravvivere là dentro. Ed era andata bene che non l'avessero giustiziato.
Ma per tutto quel tempo, e prima ancora, quando abbordava vascelli mercantili nel Mare della Luna e festeggiava con i fratelli della ciurma sulle spiagge della Costa del Drago, e ancora prima, quando a Westgate suo padre gli insegnava i trucchi del mestiere di ladro. Per tutta la sua vita, Lothar Crane, perché quello era il suo nome, per tutta la sua vita aveva vissuto consapevole di avere in mano il proprio destino. Potevano gettarlo in una cella, potevano picchiarlo, umiliarlo, torturarlo, ma nessuno avrebbe mai potuto dire di averlo in pugno. Nessuno. La sua vita, la sua anima, la sua libertà gli appartenevano, e non c'erano ricchezze che potessero strappargliele.
Fino a quella notte.
Succede di salvare la vita a qualcuno, e succede che qualcuno salvi la vita a te. Specialmente quando si fa il mestiere dell'avventuriero, o del ladro, o del giramondo in generale. Sono cose che capitano.
Shedrimnes l'aveva portato via da quegli spiriti, cadavere. Un sacerdote nel tempio di Kossuth gli aveva ridato la vita. Era un grosso debito... ma sono cose che succedono. Un giorno avrebbe pareggiato i conti.
Poi quei dannatissimi spiriti avevano dato loro l'incarico di ritrovare un amuleto che gli avevano soffiato. E per ottenerlo, la stessa Shedrimnes aveva sborsato una fortuna. Con quel gesto, senza rendersene conto, aveva comprato la sua vita. Un acquisto, né più né meno. "E' solo metallo, diceva lei" Non è solo metallo. Era l'anima di Gram, la sua vita e la sua libertà che passavano di padrone. E dicendo che "era solo metallo" rigirava il coltello nella piaga, disprezzando il pagamento, disprezzava ciò che aveva pagato, e questo era ancora peggio.

La cosa terribile era che lei lo faceva in buona fede.

Il vecchio ladro avrebbe preferito di gran lunga trucidare quell'inutile mezzelfo responsabile del furto, e tutta la sua famiglia, piuttosto che questo. Avrebbe preferito che quegli spiriti bastardi gli ridessero la morte. Tutto avrebbe preferito a quello che era successo quella notte.
Tutto.

Gram Klensen uscì dalla locanda che pioveva, era notte fonda.
La mattina, due contadini lo trovarono, al limitare del bosco del Cormanthor, all'inizio del sentiero che conduceva alla Valle dei Sussurri.



[Immagine: f37cf2c04e175558f930f367f70b3464.jpg]
Realgar
Thrain Stoneshield
   
                                                              

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