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Scherzi, scarabocchi e Imprese Eroiche
#1
Con un piccolo saltello scese dal carro carico di sacchi di farina e con la mano salutó il contadino che gli aveva dato un passaggio.
- CHE BESHABA MI PRENDA SE RIDARÓ UN PASSAGGIO AD UNO COME TE! Non un minuto di pace ….. – rispose scuotendo la testa demotivato l´uomo, incitando il mulo a proseguire.
- Aahhh finalmente ad  Ashaben.. – la frase gli si spezzó in gola, quando Urdo constató di essere sceso proprio su degli escrementi. Dopo una piccola pausa li analizzó: – uhmm, dalla compattezza e dal odore direi vacca maculata appena munta. Speriamo non sia di elfo. Dicono che porti una gran sfortuna, nonostante abbia un bel profumo. – riprese dialogando con un passante che prontamente lo mandó a quel paese.
 
- Dicevamo dicevamo, ah giá, Ashabenford, le Valli! Mi ricordano casa mia e la mia mamma – sospiro´ Ora sará meglio mettere qualcosa sotto i denti, e comprarsi dei nuovi stivaletti. –
 
Urdo si incamminó per le strade della cittá. Una nuova avventura si parava davanti a lui e lui amava farsi inebriare dai quei primi eccitanti momenti, quando sapeva che sarebbe successo qualcosa, senza aver bene l´idea di come e quando. Quella sensazione riusciva sempre anche a dargli una certa pace, pace di cui aveva un urgente bisogno, poiché cupi erano stai i suoi sogni.
Jack Coppercloak 
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Ronli Tosscobble verso il matrimonio e l’addomesticazione
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il-fu Urdo Troubletrotter r.i.p.
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#2
Cara Mamma,
 
Sono arrivato finalmente nelle Valli e ne sono entusiasta. La terra qui e´ prospera e le cittá non mancano di giardini. Ho incontrato anche molti cugini sebbene pochi provenienti dal Luiren. Ashabenford è una cittá veramente mirabile. Manca chiaramente di un tocco hin ma tutto sommato tra le sue case, i suoi templi ed un grosso albero in mezzo alla via, beh non c´è proprio male.
 
Il problema è che non ci sono feste né divertimenti. Ogni piccolo scherzo viene subito seguito da una rissa. Una rissa di gente con le gambe lunghe è uno spettacolo deludente. Innanzitutto non si mostrano la pancia a vicenda. Questo lo posso capire, essendoci molti nani sarebbe demotivante. Ma poi invece di cercare di trovare l´insulto piú creativo, o fare la gara della sbronza in equilibrio e divertire cosí i crocchi di persone che vi assistono, qua gli uomini si prendono a pugni, con la conseguenza che è poi difficile fare pace e rimettersi a bere. Come diceva il saggio Ezzolo Tombin: una rissa degli alti è come un cavolo con due gambe! *(ndr ovvio properbio hin per spiegare l´assenza di fine e la relativa angoscia che ne scaturisce)*.
 
E´cosí ho deciso di rimettermi in viaggio. La strada per la foresta è stata molto pericolosa e quindi una vera avventura. Piena di briganti e pelleverde. Ho rischiato di essere visto piú volte ma grazie ai tuoi insegnamenti ed alla grazia dell´Irreprensibile Furfante sono riuscito a cavarmela. Ad uno di questi gruppettini, mentre dormivano ho combinato anche uno scherzetto: ho adagiato sulle braci che si stavano spegnendo una grossa cacca di mostromangiahindellaforesta. Sono sicuro che i bringanti non se ne avranno a male ed invece si faranno una bella risata!
 
Son cosí giunto ad Essembra e subito ho trovato un gruppo di persone pronte ad una importantissima spedizione per trovare erbette per la festa del paese. Tutti alti. Non potevo certo lasciarli andare soli a correre rischi in mezzo alla foresta. Ho conosciuto, cosí, tante persone interessanti: una donna con una chioma rossa come il fuoco, un´altra che apprezza gli scarabei allo spiedo e soprattutto un omone con uno spadone grande come il pony di Trezzo Grandebocca.
 
Proprio costui mi ha subito preso come suo fidato scudiero. Faceva il distaccato ser Nathan tipo: “Noooo io ho il mio spadone e non ho bisogno di nessun aiuto”, ma sotto sotto ho capito che era un tenerone, troppo fiero per chiederlo espressamente. Cosí ho deciso di aiutarlo. Purtroppo siamo rimasti coinvolti in un brutto scontro con dei ragni che sputavano strani raggi ed io ho preso una botta in testa. Al mio risveglio il mio cavaliere non era con me, mi son quindi preoccupato e mi sono messo alla sua ricerca. Nel frattempo ho trovato impiego come strillone per un noto cerusico di Essembra. Non mi ha detto il suo nome.. la modestia alle volte, il non voler farsi sempre riconoscere da chi ti deve la vita..
 
Il cerusico mi ha presentato ad una gran Dama, una amica di Ser Nathan, di nome Dama  Yar  Zarhkath, anche lei alla ricerca di un paggio. Sono sicuro che senza dirmelo il buon Nathan mi ha fatto da referenza e cosí ora sono il suo paggio. Ovviamente quando la signora non avrá bisogno di me, torneró ad aiutare ser Nathan, glielo devo per la sua referenza!
 
La mia nuova datrice di lavoro é una alta molto integrata nella alta societá degli alti. Le piace molto la notte. Mi ha detto che mi insegnerá lei, anche se non ho capito ancora cosa. Per ora abbiamo fatto solo un picnic con i suoi amichetti. Purtroppo questo è stato interrotto da dei bugbear ed abbiamo dovuto combattere. La mia signora è molto abile, quasi come te mamma. Spero un giorno di potertela presentare.
 
Come vedi le cose procedono a polpa di basilisco!
Riguardati e bevi tanto idromele che fa bene ai piedi.
il tuo amato,
Urdo
Jack Coppercloak 
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#3
Paf paf paf. Veloci e leggeri si muovevano gli stivaletti del piccolo hin per le strade infangate del quartiere nord di Ashabenford.
 
Toff toff toff. Veloci e pesanti inseguivano gli scarponi di tre uomini sotto la pioggia fina.
 
Urdo aveva capito ben presto di essere in pericolo, ma non riusciva ancora a spiegarsi come tutto potesse essere degenerato, come i suoi compagni di bevuta fossero diventati di colpo violenti e volessero “fargliela pagare per bene”.

Si era recato ad Ashabenford per vedere il sarto di Dama Zarhkath. Doveva farsi prendere le misure per un vestito consono alla sua signora ed al genere di festa che si sarebbe tenuta di lí a poche lune. Non aveva ben chiaro che tipo di festa sarebbe stata, sperava peró che ci fosse stata una gara di lancio del maiale e almeno due tavoli pieni di serpenti ripieni al marzapane. Il sarto sembrava allo stremo delle forze ed era terrorizzato che qualcosa andasse storto. Urdo aveva ovviamente rincarato la dose ed il poveretto era quasi svenuto. Pensando bene all´idea di deludere la sua signora, beh, Urdo poteva capire la paura di quel poveraccio. Una volta prese le sue misure il sarto lo congedó ed Urdo decise di andare a passare la notte da Jakoby e rimembrare con il buon locandiere i suoi primi tempi nelle Valli.
 
I Sei Scudi era brulicante di persone che bevevano discutevano animatamente, cantavano e, soprattutto, giocavano a carte imprecando o godendo a seconda del favore di Tymora. Dopo aver fatto quattro chiacchere con Jakoby, Urdo si avvicinó ad uno dei tavoli ed aspettó che uno dei giocatori terminasse la birra od i denari. Si sedette quindi lesto al tavolo e, tirando fuori un piccolo borsello, lo fece tintinnare di fronte ai presenti.
- Vuoi sfidare la fortuna nanerottolo?! Potresti rimanere deluso. – sorrise sarcastico un uomo con una barba nera folta ed un principio di calvizie che faceva intravedere due cicatrici sulla fronte.
- Beh allora non devo temer delusione, dato che non sono un nano! – rispose Urdo e fece gomitino ad un secondo uomo, tarchiato con la pelle del volto scavata ed il naso storto il quale sputó per terra vicino alla sedia del hin.
- Non ti preoccupare, ti aiuteremo noi. Il tuo borsello sembra cosí pesante per un piccoletto come te – concluse un terzo uomo pelato con un grosso tatuaggio che gli copriva tutta la testa.
I quattro giocarono per tre clessidre. Urdo non era mai stato un gran baro e sicuramente i tre avevano gioco facile a far perdere il piccolo hin. Ma ad Urdo non importava anzi si stava divertendo. Voleva solo chiudere in gran stile prima di perdere le ultime monete che aveva messo sul tavolo. E cosí fece cadere le carte e chinandosi a raccoglierle sotto il tavolo, legó i lacci del tarchiato a quelli di quello con la cicatrice e quelli di quest´ultimo a quelli del pelato. Poi tornó a sedersi.
- Beh penso che ti sia rimasta solo una moneta d´oro mio piccolo amico – disse il pelato, rimettendosi a mescolare le carte.
- Questa non posso perderla, mi spiace. E´ l´ultima moneta che mi donó mio padre prima che io partissi per queste terre. – Urdo bluffava ma doveva provocare gli uomini seduti al tavolo.
- Su magari sará il tuo giro fortunato – ghignó l´uomo con la cicatrice.
- mmm, in realtá mio Padre mi ha sempre ripetuto di non demordere mai. Facciamo cosí, me la giocheró ma non a carte. Il primo che raggiungerá il bancone per ordinare da bere, vincerá la moneta e pagherá da bere a chi perde! Spero non abbiate paura di gareggiare con un hin… - dalla folla che si era riunita al tavolo provenne una grossa risata, ma Urdo sapeva che in quel momento tutti gli occhi erano puntati sui suoi compagni di gioco.
- Come vuoi tu pulce, poi non dire che non siamo stati generosi. Potevi vincere alle carte, ma nella corsa perderai di sicuro.
Una persona del pubblico fu scelta come giudice. Ed al segnale concordato, i tre scattarono di colpo, ma inciamparono l´uno con l´altro cadendo di lato e sul tavolo, ribaltandolo. Urdo si alzó senza fretta e si diresse trotterellando verso il bancone. Infine ordinó una pinta. Tutta la locanda che stava osservando la gara scoppio´ in una fragorosa risata. Urdo alzo´ il calice in direzione dei presenti tra gli applausi generali. Ben presto peró i tre si rialzarono e, tirando fuori dei pugnali, lo minacciorono di morte. Urdo li vide caricare e subito si diede alla fuga.
 
Paf paf ponf. Urdo inciampó e cadde nel fango. Non fece in tempo a rialzarsi che il suo piccolo ventre fu scosso da un gran calcio. L´halfling ruzzolo´ a terra pancia all´aria. Il dolore esploso dallo sterno si diramó rapido per tutto il suo corpicino, paralizzandolo. Per qualche istante, che ad Urdo sembró un´eternitá, l´hin non poté respirare. Le sue orecchie percepivano i rumori esterni estremamente attutiti. La sua pelle non avvertiva la pioggia che cadeva. Poi Urdo fu sollevato dal suolo ed un pugnó si schiantó contro la sua faccia. L´hin riprese conoscenza e sputó sangue.
 
IGH IGH IGH
 
- Ora singhiozzi eh, stupido sorcio – lo incalzó il pelato tenendolo con le due mani per il bavero della casacca e premendolo contro un muro. Dietro a lui, i due compari riprendevano fiato con i loro pugnali in bella vista.
 
Giocano con i loro coltellacci… giocano al gatto ed il topo… ma sei tu il micetto… rimbombó nella testa del hin. Una vocina stridula, suadente. Una vocina conosciuta e dimenticata.
 
Urdo scosse la testa per scacciarla. Ed un altro gancio lo colpi´ alle costole.
 
IGH IGH IGH
 
Non riusciva a smettere di piagnucolare.
- Smetti di frignare lurido bastardo. Non sai quello che ti faremo per quello stupido scherzo!
- La pagherai cara stupido mezzuomo!
Si alternavano le minacce dei due nelle retrovie.
 
Squit squit squit, i sorcetti ballano davanti al micetto che dorme.. ma se non dorme.. oooo
Cantilenó la vocina.
 
Urdo cercava di ricacciarla indietro, ma non riusciva. Il dolore lo rendeva debole. Per anni aveva sepolto quella vocina, rendendola poco piú di un incubo. Una cosa irreale. Forse lo era. Forse era tutto un sogno. Ma allora perché non lasciarsi andare, non ascoltarla fino in fondo, fare quello che gli suggeriva?
 
IH IH IH
 
- Cominceró col disegnarti una espressione infelice su questo viso e poi ti taglieró la lingua- riprese il pelato portando il suo coltello vicino alla guancia di Urdo.
 
HI HI HI
 
L´uomo rimase per un attimo interdetto. Il piagnucolio era diverso ora. Sembrava essersi trasformato in una specie di .. risatina stridula…
- Trovi la situazione divertente, fetido nanerottolo?
 
In un certo senso, hai cominciato con questo commento la nostra partitina e poi sei finito con la testa sul tavolo. Pensavo a come finirai ora invece.. e sí, è divertente
Ma aveva parlato lui a voce alta?
 
Urdo alzó la testa e guardó dritto negli occhi l´uomo. Le sue pupille verde scuro si riempirono in quel momento di una turbinante e crepitante energia verde. Mentre l´uomo rimaneva basito, Urdo alzó le mani e prese quel polso che ancora gli stringeva il bavero. Subito l´energia percorse il corpo del hin fino alla manina e da lí al corpo del pelato, esplodendo in una scarica di energia e provocandogli una profonda ustione.
 
- AAAHH – urló di dolore l´uomo, mollando la presa e cadendo contorcendosi al suolo.
 
Urdo cadde quasi a peso morto, per poi rialzarsi dopo pochi instanti e guardare nella direzione dei due compari con quelle pupille verdi brillanti.
 
HI HI HI
 
I due, presi dal panico, scapparono, seguiti poco dopo dal terzo.
Jack Coppercloak 
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#4
Seduto in un angolo buio alla locanda del Occhio Vigile, Urdo contemplava il boccale di sidro mezzo vuoto, assorto nei suoi pensieri.
 
Se n´era andato il giorno da Ashabenord dopo l´incontro con i giocatori d´azzardo. Aveva camminato a lungo nel timore che dei banditi lo assalissero per la via. Non aveva paura per sé, ma bensí per quello che avrebbe potuto fare, se avesse perso un´altra volta il controllo. D´altro canto, quella perdita di controllo lo aveva aiutato a scampare una situazione veramente pericolosa. Dove ogni sua altra risorsa aveva fallito, quella strana cosa lo aveva aiutato. E quindi il piccolo hin si domandava se il suo ricacciare dentro quella vocina da piccolo, quella parte di sé nei meandri della sua mente fino a farla scomparire, fosse stata la cosa giusta. Dopotutto quella vocina non gli aveva mai fatto del male. Sí, gli aveva piú volte suggerito di fare cose avventate, dispetti ad altre persone, ma tutto si era sempre risolto per il meglio. E comunque, anche se quei dispetti avessero portato a guai ed avventure, sarebbe stato comunque per la gloria dell´Irreprensibile Furfante.

Fu cosí che Urdo raggiunse Essembra e si riuní con la Signora Majuk e Ser Nathan. I giorni seguenti furono un vero toccasana per il piccolo hin che si ritrovó impegnato in spedizioni nelle campagne intorno alla cittadina che avevano lo scopo di tener pulite le strade da bande di goblin ed orchi. Durante queste spedizioni, notó che la Signora Majuk produceva effetti molto simili ai suoi soltanto che a dispetto della sua crepitante energia verde, Majuk era in grado di sprigionare delle vere e proprie tenebre. Era stato il caso o Tymora a farlo diventare paggio della Signora. Questo Urdo proprio non lo sappeva ma decise di parlarle delle sue vocine.
- Io posseggo questi poteri da un anno, ma non è una cosa che ti posso insegnare paggio.- rispose annoiata ed arrogante come sempre Majuk e disinteressata proseguí per le caverne dove risiedeva il clan goblin. Quando Urdo sentí il sibilare delle frecce e la carica di Ser Nathan decise quasi instintivamente di dare una dimostrazione pratica alla sua Signora. Si mise di fianco a lei, in posa come lei. Resistette al suo sguardo malevolo di rimprovero e la imitó. Nulla.
- Troubletrotter, smettila di imitarmi, non lo trovo divertente. – tuonó Majuk con le mani crepitanti di energia oscura.
La imitó, cercando di emulare anche lo sguardo altezzoso e la posa sensuale. Nulla
- Troubletrotter! Quando avró finito con queste insulse creature rimpiangerai il giorno che mi hai incontrata se non la smetti subito!
Urdo deglutí, spalle al muro sentí salirgli dalle ginocchia quello stesso panico che lo aveva colto ad Ashabenford.
 
Hi Hi Hi
 
Urdo riuscí all´ultimo momento a ridirigere l´energia che li fuoriusciva dalle mani, evitando la chioma di Majuk e colpendo prima la roccia sopra alla testa della signorina Darsa e poi la gamba di un goblin che cadde a terra rantolando, per essere poi messo a tacere dallo spadone di Ser Nathan.
 
Ci fu un breve silenzio. Poi di colpó Majuk da collerica si fece seria; prese per il polso il piccolo hin e lo strattonó.
- Cosa era quello?- era come se i suoi occhi penetrassero come lame dentro al corpo del halfling.
- Non lo so mia signora.. non..
Majuk trascinó l´hin per il polso attraverso i cunicoli umidi seguendo il rumore degli scontri.
- Rifallo- ordinó perentoria.
- Ma..
- RIFALLO! – tuonó mentre le mani venivano avvolte da energia oscura.
Nulla. Majuk ispezionó l´hin.
- Troubletrotter, butta quelle armi.
Urdo non aveva piú la forza di resisterle. Era tutto troppo veloce per lui. Ripose la fionda e lo scudino e ci riprovó.
Nulla.
Majuk aguzzó gli occhi e lo portó piú vicino alla mischia. Poi fece scorrere un po´della sua energia fino alle mani di Urdo ed ecco che un turbine verde e nero si schiantó in pieno petto di un goblin, consumandogli armatura, stracci e carne.
Quello sguardo indagatorio ed insostenibile si pose un´altra volta sul piccolo hin. La tiefling trascinó Urdo fino da Ser Nathan.
- Lore, ne voglio uno vivo. Cercate di catturarlo. Il mio paggio lo deve finire – il suo viso si adornó di un sorriso malefico.
 
Urdo perse la concezione del tempio e dello spazio in quei cunicoli. Viveva tutto come in un sogno distante. Seppe in seguito di non aver giustiziato nessun goblin. Di essere stato ricondotto a Peldan´s Helm. Dormí, forse uno, forse due giorni.
 
Quando tornó ad Essembra peró Dama Zarhkath era lá ad aspettarlo ed a ricordargli che non era un sogno, se non un incubo. Ebbero una lunga discussione. Majuk gli disse che quello era un dono, e che derivava da un legame con ció che c´era di piú maligno a quel mondo. Lei non lo aveva dalla nascita e non si capacitava di come il piccolo hin lo avesse ottenuto. Gli disse che probabilmente sua madre non era chi credeva che fosse o che fosse stata l´amante di un essere dall´anima corrotta. Urdo non volle credere a quelle parole ma non riusciva a trovare una spiegazione razionale alla cosa. Le parole di Majuk erano macigni sulle spalle del povero halfling. L´unica cosa che rincuorava Urdo era il fatto che Majuk non faceva segreto del suo potere. Non se ne vergognava, anzi lo elevava a ragion d´essere. Il piccolo hin comprendeva quando descriveva la sensazione di irrequietezza e piacere che otteneva quando lo liberava perché era la stessa che provava lui. Forse c´era una maniera per convivere con quel potere, per controllarlo. Da quando era riaffiorato con violenza il piccolo hin non era piú riuscito a ricacciarlo dentro. Urdo non aveva quindi scelta. Doveva imparare a convivere con esso e Majuk poteva aiutarlo. Forse sarebbe addirittura diventato piú divertente di quello che avesse pensato.
Jack Coppercloak 
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#5
- Urdo, ma sei un warlock!? – aveva esclamato la signorina Darsa.
No, non gli risultava. Era abbastanza sicuro di essere un hin. Eppure la signorina Darsa sembrava sempre saperla lunga..
 
- Maldetti warlock! – aveva esclamato Cristopher ed Urdo si era subito irrigidito, istintivamente. Perché?
 
Quella parola, i suoi nuovi strani poteri, cosí simili a quelli dei banditi maledetti dal signor Cristopher, gli ronzavano continuamente per la testa. Avrebbe voluto saperne di piú ma temeva al tempo stesso cosa riservava per lui quel tipo di conoscenza. Anche la Signora sembrava insistere molto, come se il potere o semplicemente una maggiore coscienza di sé potesse derivare da quella informazione, dalle domande imbarazzanti che avrebbe dovuto porre a sua madre.
E cosí il piccolo hin cercó informazioni.
 
[….] nati da una linea di sangue soprannaturale, un warlock cerca continuamente di dominare le forze oscure e pericolose che gli pervadono l´anima. Questo grande potere è di solito il frutto di una unione o di un voto con una entitá oscura..
 
Urdo si bloccó, gli occhi sgranati, la bocca aperta. – Una entitá oscura..- ripeté tra sé. Finalmente gli era tutto chiaro. Tutti i poteri che avea palesato negli ultimi tempi erano sí un dono, ma della Signora Zarhkath! Lei era quindi la fonte.
Un attimo, pensó l´hin scuotendo da una parte all´altra la testolina. Se Dama Majuk fosse stata la fonte, come mai quelle vocine erano presenti in lui sin dall´infanzia?
 
Con la testa appoggiata su pugnetti chiusi, seduto ad un tavolo di legno spesso con tre grossi tomi di fronte a lui, Urdo non riusciva a venire a capo di quel dilemma. Decise cosí di fare il grande passo. Con la mano che gli tremava e deglutendo ripetutamente prese il pennino, lo intinse nel inchiostro e scrisse:
 
Cara Mamma,
 
mi spiace se non hai ricevuto mie lettere recentemente ma, non ti preoccupare, sto bene, ho avuto solamente molto da fare. Qui nelle Valli la vita è molto piacevole. Ho conosicute molte persone interessanti ed ho messo su una piccola attivitá che spero possa diventare presto un servizio importante per le genti che abitano qui, ed al contempo un aiuto per altri hin in viaggio o che si vogliano trattenere in queste terre piú a lungo. Sono orgoglioso di scriverti che tuo figlio è un Paggio professionista e che conduce una piccola associazione di paggi. Al momento siamo pochi, ma so che cresceremo.
 
Sono sempre al seguito di quella Dama di cui ti raccontavo. In tua assenza mi sta continuando a insegnar cose. Con noi si sono uniti anche un uomo tutto nero che io avevo reclutato come paggio ed un mezzorco che ama mangiare e bere quanto un hin alle volte.
 
A proposito, la mia Dama mi ha consigliato di parlarti di una cosa. *la calligrafia si fa meno marcata* Sarebbe in merito a mio padre ed alle tue frequentazioni. Non è che per caso @@@@@@ *parte cancellata illeggibile* Tu sai che mi dicevi sempre che gli hin piccoli vengono da Ti sei mai innamorata di un non-hin? E papá?
 
Spero tu non prenda male questa mia domanda ma avrei bisogno di capire alcune cose.
 
Ti abbraccio tanto,
il tuo Urdo
Jack Coppercloak 
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#6
Urdo sedeva davanti al camino della locanda del Occhio Vigile. Era di recete tornato da una piccola avventura alle vecchie miniere dei nani. Aveva cenato in maniera abbondante, aveva bevuto tre pinte ed ora fumava la pipa. Due bambini umani si avvicinarono a lui e lui prese una bella boccata di fumo e lo espiró in un sol botto verso il camino. Poi intonó una singola nota prolungata ed il fumo prese la forma di un cavallo alato che cominció a galoppare sopra alle teste dei bambini, poi si diresse verso un tavolo di avventori, saltó abilmente il piatto con l´arrosto per finire con uno “splash” di fumo dentro al boccale di birra. Applausi sparsi dai pochi ospiti della locanda furono rivolti al piccolo hin che ricambió con un piccolo cenno del capo poco convinto, per poi ritornare ad osservare il fuoco.
 
Erano passati ormai dieci cicli di Selune da quando la sua vecchia signora aveva abbandonato le Valli.
Gli ultimi tempi erano stati difficili. La sua noia aveva raggiunto livelli pericolosi tanto quanto la sua dipendenza da quella polverina blu. Aveva maltrattato Grom, insultato e provocato Khair, repudiato l´amante di Khair, allontanato tutti quelli delle Lame d´Argento e la sua “fama” le aveva creato problemi con la legge e con il crimine organizzato di Ashabenford. Aveva anche ordinato a Khair di picchiarlo.
E comunque, non riusciva ad odiarla. Lady Tenebra era stata sí la sua Dama ma anche la sua mentore. Da quando era piccolo Urdo sentiva delle vocine come nelle sua testa. Sentiva degli istinti a cui cercava di resistere. Majuk lo aveva convinto che non vi era nulla di male in quelle cose, anzi che erano un dono. Ed era proprio cosí! Nei veri momenti di bisogno aveva seguito i consigli della signora Zahrkath ed aveva indulto ai tumulti che si agitavano dentro di lui. Era stato incredibile, appagante ed allo stesso tempo inquietante scoprire cosa di cui era capace. Ogni volta che faceva ricorso ai suoi poteri sentiva una specie di risolino nella sua anima e la voglia di continuare incessantemente. Majuk diceva che derivava tutto da una entitá malvagia ma Urdo non aveva mai incontrato nulla del genere. A parte Lady Tenebra ovviamente, ma lei aveva negato di essere quella entitá. Aveva chiesto a sua madre, ma si vede che l´argomento non la faceva stare a suo agio.
Majuk comunque non si era accontentata. Voleva cambiare il piccolo hin. Lo metteva continuamente alla prova, cercando di liberare tutto il suo potere ma a scapito di tutte le creature e cose intorno a lui. Urdo era perplesso, non era sicuro che questa foga distruttiva facesse al caso suo.
Forse proprio per questo Majuk perse dopo un pó interesse in lui e lo dispensó dai suoi servigi.
 
Le decadi subito dopo la partenza di Lady Tenebra furono molto oscure per il piccolo hin. Innanzitutto non poteva piú fare credito in locanda. In secondo luogo lasciato solo con i suoi poteri appena risvegliati, Urdo  era spesso colto da attacchi di rabbia, da ronzii incessanti alla testa. Aveva paura di non riuscire a resistere a lungo prima di diventare dipendente o folle come la sua vecchia signora.
Poi qualcosa successe. Cominció a frequentare due bardi di Myth Drannor. E conobbe un hin ed un alto. I due si stupirono che Urdo non conoscesse la teoria musicale e spesero giorni ad insegnargliela. Ascoltare altri cantori lo entusiasmava e mentre si raccontavano storie o suonavano e cantavano insieme, si accorse che i suoi dolori erano leniti, che la vocina scompariva anzi no, era come se si armonizzasse con la musica. Vi era un potere grande quindi dietro alle semplici note, alle prose, ai racconti, ai balli. Urdo non agognava il potere fine a sé stesso, ma quello sembrava l´unica cosa in grado di contenere i suoi piú profondi istinti e forse era una via per controllarli appieno senza diventare folle o annoiato.
 
Il piccolo hin si ripromise di non ripudiare il suo lato piú nascosto, ma di cercare di comprenderlo e di coltivarlo, attraverso l´arte bardica o qualsiasi arte inerente.
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