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[R/AQ] Una povera incompresa
#1
La poco di buono e la scialuppa

Peste e corna. Quanto tempo era passato? Anni, di sicuro. Ed ancora nessuna traccia di Robert. Era già stata a Mistledale, dove le tracce di quel lurido figlio di baldracca l’avevano portata, molto tempo prima. Ora sembrava doverci tornare, la pista flebile quanto prima, ma la sua determinazione non era scemata.
Certo, non era la stessa donna di quando se n’era andata. Il tempo aveva un suo effetto su chiunque, che lo si volesse ammettere o meno. In bene o in male, tutti si evolvono. Per lei cos’era stato? Un progresso o un peggioramento? Mentre guardava le acque dell’Ashaba scorrere, non avrebbe saputo dirlo. Ma onestamente, non gliene importava.
«Madama, siamo arrivati, se così si può dire. Come da sue istruzioni» disse la voce roca di un marinaio. «A breve caleremo la scialuppa»
Sorrise tra sé e sé, come sempre quando la chiamavano con quell’appellativo. Non ricordava se quella topaia avesse un porto degno di tale nome, ma non aveva rilevanza. Aveva pagato oro sonante per farsi portare a riva, poco lontano da un centro abitato, nel quale sarebbe entrata pacatamente, come una straniera qualsiasi. Una commerciante, forse.
Il vento si alzò, e le scompigliò la folta chioma corvina, costringendola a chiudere momentaneamente gli occhi. Poco male, la vista del sorriso ingiallito e sdentato di quell’uomo puzzolente, che avrebbe dovuto remare per conto suo, non era una gran perdita. Da quando era diventata così schizzinosa? Si convinse che era l’età ad avanzare. Nessuna donna diventava gradevole, più passavano gli anni. Per carità, era ancora giovane, ma c’era un limite a quanto si poteva andare per mare, in mezzo quasi esclusivamente a maschi dall’igiene personale discutibile.
Si passò le mani sulla fronte, allargando le dita ed afferrandosi spesse ciocche di capelli per portarle all’indietro. Non sarebbe stata l’unica ad essere cambiata, anche quel posto aveva sicuramente visto la sua parte. Chissà se ci sarebbe stato ancora quell’uomo biondo delle isole del nord, alto e robusto. In qualche modo ne dubitava, e ciò era un peccato. O quella donnona del Rashemen, che l’aveva coinvolta in quella assurda faccenda di lupi. Dubitava anche di quello. Una piccola parte di lei si dispiacque per averli abbandonati, ma era una parte molto piccola. Tutto cambiava, e nulla era per sempre. Sperò solo che avesse trovato suo fratello.
Ma cosa più importante, aveva qualcuno che ce l’aveva con lei in quel posto? Non le pareva. Era anche vero che la sua memoria, ogni tanto, era afflitta da dei buchi che non sapeva colmare. Suvvia, era abbastanza sicura nessuno la volesse morta da quelle parti.
Lanciò una moneta d’oro al marinaio. «E’ tempo.»
L’uomo l’afferrò al volo e si espresse in un altro orribile sorriso. Doveva proprio farlo ogni volta? «Ma certo madama, come dice lei.»
Raccolse la sacca che conteneva le sue poche cose, salirono sulla scialuppa, la calarono in acqua e lui remò verso riva, tra i toni rossastri del sole che calava. Non sapeva per quanto si sarebbe fermata, se avrebbe trovato ciò che cercava. Ma le buone intenzioni c’erano.
Sperò tutto sarebbe andato per il meglio.

[Immagine: 2542e317354d915c5565e3ee09267cf7.jpg]
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#2
La disperazione l'aveva portata a lasciare messaggi ovunque, perfino sotto le vecchie pietre di un circolo.
Il tempo di una pioggia, le avevano detto. Molto probabilmente era vero.
Finì il rum con un'unica sorsata, assaporando il bruciore che le scendeva nello stomaco. Sbatté il bicchiere vuoto, capovolto, sul bancone, facendo cenno all'uomo dai capelli luridi di versargliene un altro.
A quanti era? Non gliene importava. La sua mente ne voleva ancora, ed ancora, fino a quando i pensieri si sarebbero fermati. Ogni volta finiva con il pentirsene, ed ogni volta non sapeva farne a meno.
Finalmente era riuscita a parlare con quel sacerdote, che le aveva detto avrebbe fatto alcune ricerche. Era una flebile speranza, ma pur sempre qualcosa. 
Odiava tutto questo. La speranza, odiava aggrapparsi a qualcosa di così effimero.
Sapeva che non sarebbe vissuta fino a vedere diventare bianchi i propri capelli, non con quella vita che conduceva. Ma era tutto ciò che aveva conosciuto. Aveva provato a cambiare, una volta, ma le avevano portato via l'unica cosa di cui le fosse importato.
Temeva una risposta. Aveva paura di cosa potesse essere successo a Robb.
E questo la rendeva debole. 
Le emozioni erano un ostacolo. Tutto il resto erano opportunità, risorse da sfruttare. 
Perché continuava a sentirsi così?
Mandò giù l'ennesimo sorso di rum.
Eran Blackmore

"Come i bambini, bisogna minacciarli" - DM Artemis, 2022
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