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[Leonides Nathos] Il figlio del Leone
#1
Cantami, o Diva, del Pelíde Achille
L’ira funesta che infiniti addusse
Lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
Generose travolse alme d’eroi,
E di cani e d’augelli orrido pasto
Lor salme abbandonò, così di Giove
L’alto consiglio s’adempía, da quando
Primamente disgiunse aspra contesa
Il re de’ prodi Atride e il divo Achille.


*Alcuni appunti in chessentan vengono annotati da Leonides sui bordi di questo libro contenente poesie di antiche guerre e leggende eroiche.*

Mese xx Anno 1387 C.V.
Appena giunto in queste Valli finisco in mezzo ad una battaglia. La battaglia per la riconquista di Essembra da parte del suo Lord.
Forse il mio destino è questo. Ed il Cavaliere Rosso e Tempus così indirizzano la mia vita. Mi sono trovato dalla parte del vincente, questo Lord Ilmeth. Beh direi che come nel Chessenta qui le dispute per il controllo delle varie città sono identiche. 
Ho conosciuto molti altri avventurieri. Una genasi del fuoco di nome Darsa, una maga, ed un sacerdote del Tiranno di nome Aldric, abile combattente, ma pare che ormai sia sparito dalla circolazione. Inoltre sembra che una compagnia conosciuta col nome dei Trovatori arruoli individui meritevoli. Potrei farci un pensiero, sembrano abili, soprattutto quel Julius. Da quei minotauri ne abbiamo prese tante, ma l'utilizzo di una buona strategia ci ha fatto vincere infine.
Sì direi che per ora queste Valli sembrano offrire buone occasioni. 
Dopo la dura disfatta delle Spade del Chessenta forse qui avrò modo di ricominciare...

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#2
... Lavato adunque dall’ancelle ed unto
Di balsami odorati, e di leggiadra
Tunica avvolto, e poi di risplendente
Pallio coperto, il gran Pelíde istesso
Alzatolo di peso, in sul ferétro
Collocollo; e composto i suoi compagni
Sul liscio plaustro lo portâr. Dal petto
Trasse allora l’eroe cupo un sospiro,
E il diletto chiamando estinto amico
Sclamò: Patróclo, non volerti meco
Adirar, se nell’Orco udrai ch’io rendo
Ettore al padre. In suo riscatto ei diemmi
Convenevoli doni, e la migliore
Parte a te sarà sacra, anima cara.
   Rïentrò quindi nella tenda, e sopra
Il suo seggio col tergo alla parete
Sedutosi di fronte a Príamo, disse:
   Buon vecchio, il tuo figliuol, siccome hai chiesto,
È in tuo potere, e nel ferétro ei giace.
Potrai dell’alba all’apparir vederlo,
E via portarlo...


Eravamo andati in quel luogo di morte e rovina per trovare tesori perduti. Galath's Roost era il nome di quelle rovine. Ardui furono gli scontri ed il freddo della morte di quegli esseri condannati alla maledizione della non morte più volte penetrarono nella mia carne e nel mio sangue. Ma non cedemmo, avanzammo compatti e tutti uniti come un vero gruppo. 
Quello che non mi aspettavo fù di trovare uno spettro che aleggiava sui suoi resti mortali ormai consunti. L'essere non ci attaccava, ma osservava solo le sue spoglie mortali. Mi colpì molto quella vista, il pensar che un giorno anch'io potessi trovarmi in quelle condizioni mi mosse. Prendemmo i resti dello spettro con l'intento di dargli degna sepoltura ed infatti lo spettro ce lo permise. Quando infine lo portammo fuori e seppellimmo nella terra lo spirito del malcapitato avventuriero, questi potè trovare riposo. Un essere in meno avrebbe infestato quelle rovine. 
Anche nel mio animo si era come sollevato un peso mentre pregavo su quei resti. Saper che qualcuno avrebbe potuto compiere un giorno quel generoso gesto per i miei resti mi dava serenità e fiducia. Gli dei si sarebbero rallegrati dai cieli...

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Leonides Nathos

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#3
Allor Palla Minerva a Dïomede
Forza infuse ed ardire, onde fra tutti
Gli Achei splendesse glorïoso e chiaro.
Lampi gli uscían dall’elmo e dallo scudo
D’inestinguibil fiamma, al tremolío
Simigliante del vivo astro d’autunno,
Che lavato nel mar splende più bello.
Tal mandava dal capo e dalle spalle
Divin foco l’eroe, quando la Diva
Lo sospinse nel mezzo ove più densa
Ferve la mischia.

Sono stato ammesso nella compagnia dei Trovatori. Sembra una buona occasione per trovare guadagno e tenersi allenato. In effetti sembrano tutti molto propensi all'azione e per primo Julius. Avere anche una stanza personale mi fa sentire meno esule e ramingo. Chissà forse questa terra potrà darmi quello che non ho avuto altrove. O forse sarà solo l'ennesima tappa del mio cammino. Fino a che punto sarò messo alla prova questo non lo so, ma certamente come ogni essere umano anelo a qualcosa di meglio della mere sopravvivenza.
Se la Dea vorrà un giorno mi mostrerà quello che ancora non vedo...
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#4
Sotto il piè de’ guerrieri che veloci
L’aperto campo trascorrean. Venuti
Di poco spazio l’un dell’altro a fronte
Gli eserciti nemici, ecco Alessandro
Nelle prime apparir file troiane
Bello come un bel Dio. Portava indosso
Una pelle di pardo, ed il ricurvo
Arco e la spada; e due dardi guizzando
Ben ferrati ed aguzzi, iva de’ Greci
Sfidando i primi a singolar conflitto.
Il vide Menelao dinanzi a tutti
Venir superbo a lunghi passi; e quale
Il cor s’allegra di lïon che visto
Un cervo di gran corpo o caprïolo,
Spinto da fame a divorarlo intende,
E il latrar de’ molossi, e degli audaci
Villan robusti il minacciar non cura



Era enorme, emanava potenza, forza e terrore. Era il drago!

Ma non percepii in lui quello che mi aspettavo dai racconti dei miei avi quando parlavano del grande Re eroe di guerra Tchazzar.
Mi parlavano di maestosità, gloria, fierezza. Dov'erano quelle qualità?
Sentivo solo odio, violenza, sopruso e malvagità. Nel suo sguardo non c'era alcun interesse, eravamo meno che pulci.
Era un drago rosso, ma in lui non c'era nobiltà ne onore.
Sono ancora vivo per raccontarlo, forse proprio per la non considerazione che ha avuto di noi. E spero che questo possa un giorno essere la sua rovina.
Ormai la guerra sul fronte del Cormanthor è già in atto. Non uno, ma ben quattro draghi rossi sono all'opera per distruggere Myth Drannor e le Valli. Sperando che il drago verde, di cui parla Darsa, non voglia metterci del suo.
Avevo desiderato una vera occasione per mettermi alla prova... ma non avrei mai immaginato tanto. Metterò la mia lama a difesa del popolo elfico e di tutte le Valli da questa minaccia. Forse sarà poca cosa, ma spero che anche la piccola azione compiuta durante la missione nel territorio dei mannari con l'elfo Thalanil possa essere una delle gocce d'acqua che farà traboccare il vaso che spegnerà la fiamma di quei draghi. Quell'elfo mi ha fatto una buona impressione, non sembrava il solito elfo. Mi auguro che i suoi sacerdoti lo riescano a riportare in vita, si merita che gli offra da bere dato che si è preso la zampa del drago addosso per tutti noi.
Possa il Cavaliere Rosso dammi la forza di resistere nell'ora più difficile quando solo lo spirito di un guerriero può fare la differenza...

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#5
   Così detto, distese al caro figlio
L’aperte braccia. Acuto mise un grido
Il bambinello, e declinato il volto,
Tutto il nascose alla nudrice in seno,
Dalle fiere atterrito armi paterne,
E dal cimiero che di chiome equine
Alto su l’elmo orribilmente ondeggia.
Sorrise il genitor, sorrise anch’ella
La veneranda madre; e dalla fronte
L’intenerito eroe tosto si tolse
L’elmo, e raggiante sul terren lo pose.
Indi baciato con immenso affetto,
E dolcemente tra le mani alquanto
Palleggiato l’infante, alzollo al cielo,
E supplice sclamò: Giove pietoso
E voi tutti, o Celesti, ah concedete
Che di me degno un dì questo mio figlio
Sia splendor della patria, e de’ Troiani
Forte e possente regnator. Deh fate
Che il veggendo tornar dalla battaglia
Dell’armi onusto de’ nemici uccisi,
Dica talun: Non fu sì forte il padre:
E il cor materno nell’udirlo esulti.
   Così dicendo, in braccio alla diletta
Sposa egli cesse il pargoletto; ed ella
Con un misto di pianti almo sorriso
Lo si raccolse all’odoroso seno.
Di secreta pietà l’alma percosso
Riguardolla il marito, e colla mano
Accarezzando la dolente: Oh! disse,
Diletta mia, ti prego; oltre misura
Non attristarti a mia cagion. Nessuno,
Se il mio punto fatal non giunse ancora,
Spingerammi a Pluton: ma nullo al mondo,
Sia vil, sia forte, si sottragge al fato.

E' stato uno scontro duro quello nel villaggio elfico al confine del Cormanthor. Era stato attaccato dall'esercito degli umanoidi al servizio del drago. O meglio dei draghi.
Avevano fatto una carneficina di elfi, ma siamo giunti in tempo per salvarne una parte grazie all'incantesimo di teletrasporto dell'elfo Erlathan. 
Abbiamo compreso che volevano farli schiavi perchè pare che il drago maschio creda che solo con molti schiavi possa dimostrare la propria superiorità nei confronti dei suoi simili. Tuttavia pare che la madre Nalgathra non sia del suo avviso. In ogni caso abbiamo impedito che quegli elfi fossero fatti schiavi.
Vedere gli sguardi tristi, ma allo stesso tempo grati mi ha fatto sentire migliore. Soprattutto lo sguardo delle madri all'abbracciare i figli. Dopo anni a combattere sui campi di battaglia dove gli eserciti sanno di essere lì per pugnare e morire, vedere che la mia lama ed il mio scudo possono dare speranza a coloro che non possono difendersi è una cosa che mi riempie lo spirito.
Difenderò queste genti dalla minaccia che li accerchia, ormai è deciso. Lo farò anche dovesse essere l'ultima cosa che faccio.
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Leonides Nathos

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#6
Citazione:Stimato Leonides Nathos,
ho il piacere di invitarvi alla cerimonia di posa del primo seme ad Alberi Intrecciati, 
che si terrà nel giorno X.

Tutto ciò non sarebbe mai stato possibile senza il vostro contributo,
e spero che vorrete presenziare per vedere il frutto del vostro impegno e del vostro coraggio.

Il Cormanthyr vi deve molto.

Che i Seldarine vi mantengano,
Thilesin Beruthiel, Aradoness di Corellon Larethian e Consigliera del Cormanthyr

Leonides lesse la lettera elegantemente vergata con un lieve sorriso sulle labbra ed un espressione di serietà sul volto. Poi ripose con cura la missiva all'interno del suo libro-diario. E con la mano ancora sull'oggetto riaffiorarono i ricordi della guerra contro il drago. Ogni momento si prese il suo tempo nella sua mente ed allora si decise.
Sedutosi alla scrivania della sua stanza prese la piuma d'oca ed iniziò a descrivere i momenti più salienti di quella esperienza vissuta...

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#7
Leonides scrisse sul libro un altra nota:

Forse non scriverò oltre in questo libro. L'ora più buia pare giunta. Come i miei avi forse morirò con onore. 
Semmai qualcuno leggerà di queste righe sappia che:

Io Leonides Nathos, figlio del Chessenta, non indietreggerò di fronte la minaccia del dio maledetto Father Llymic. Verserò ogni goccia del mio sangue e spezzerò ogni osso del mio corpo. Non lascerò che coloro che in passato morirono per me perdano ancora una volta inutilmente la loro vita.
Sono qui e combatterò o morirò anche per loro. Possa il Cavaliere sorreggermi quando vacillerò.

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#8
Pare che la mia ora non sia giunta per mano del dio Father Llymic. Sono riuscito a sopravvivere insieme ai miei compagni a quel drago mutato, un orrore sceso in terra.
Tuttavia la situazione è sempre difficile e troppo incerta. Forse un altro nemico o forse lo stesso ora è al centro della foresta del Cormanthor. 
Là dove una volta c'era la pietra Verticale ora c'è quella fortezza che pare chiamarsi Xoxox. Chi la abita e chi vi comanda è ancora un mistero.
Di certo alcune di quelle creature del Reame Remoto ora girano per la foresta. Con un gruppo ne abbiamo recuperate alcune carcasse.
Servirà? E chi può dirlo?
Non ho più alcuna certezza se non la mia spada, il mio scudo e la mia fede.
Posso solo continuare a battermi per quello che reputo giusto e buono... e forse un giorno potremo guardare a questo come un brutto ricordo...

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#9
Ora mi trovo ad Hillsfar, Darsa e molti altri amici sono morti o perduti. Come promesso darò ancora un aiuto a questa gente per farla ambientare in questa nuova città e poi...
beh poi cercherò un altra via. Se la Dea vorrà magari offrirò la mia spada sul fronte contro Daruth oppure magari tornerò a fare l'avventuriero.
Hillsfar. Una città così grande, mi ricorda Cimbar. Il passato rincorre il futuro, ed intanto viviamo il presente.

*Segue un resoconto degli eventi della guerra contro Fathe Llymic e Daruth.*

http://www.raccontidellevalli.eu/forum/s...6#pid24056

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#10
Ormai son passate settimane dall'arrivo ad Hillsfar. I profughi si sono insediati e tutto sommato la situazione non è per nulla critica come molti l'avevano prevista. Sì, le difficoltà ci sono, ma da che mondo è mondo chi deve lavorare ogni giorno per mangiare non ha una vita facile. Se non altro sia quelli che risiedono in città che i lavoratori che hanno messo su un campo fuori della città hanno trovato una certa stabilità.
Ed io? Per ora aiuto quelli che posso, mantenendo una sorta di continuità con quanto avevo fatto nell'ultimo periodo ad Ashabenford. Tuttavia sento ormai la necessità di dover dare una sorta di prospettiva al mio futuro, altrimenti restare qui non porterà a nulla.
Potrei andarmene anch'io sul fronte contro il Reame Remoto, magari nell'Abbazia della Spada. Di certo mi accoglierebbero, ma seppur non temo la battaglia non è quello che al momento sento di voler fare pienamente.
Certo potrei metter sù qualche attività, magari una scuola di spada, oppure una compagnia di uomini d'armi capaci di dare servizi di protezione per scorte a mercanti e uomini facoltosi. Quindi anche un ipotetica nuova compagnia mercenaria. Tuttavia al momento le mie finanze scarseggiano. Tutte le decine di migliaia di monete d'oro che avevo le ho investite nella guerra contro Daruth. Non me ne pento, ma questo mi mette in una posizione di difficoltà al momento. Non ho quasi neanche i mezzi per migliorare il mio equipaggiamento.
Credo che dovrò nuovamente rimboccarmi le maniche. Mettere da parte una certa somma e poi vedere di investirla.
Anche quell'Arena in città mi fa venire in mente alcune idee. Voglio capire bene come funziona e vedere se è possibile trarne qualcosa di buono, al momento tutti la vedono solo come un luogo di esecuzioni.
Confido nell'aiuto della Dea ed in tanta fatica...
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