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[Autoquest] Una missione per un appuntamento
#1
E così fecero un patto con Amarthion. Egli avrebbe accompagnato la giovane ragazza alla festa che da li a pochi giorni sarebbe avvenuta, in cambio i due dovevano difendere una piccola grotta dove l'elfo disse ai due giovani si trovava una cucciolata di orsi. Gli animali erano minacciati da alcuni coboldi.

Si diressero verso la caverna senza incontrare alcuna resistenza.  A quanto pare i coboldi non avrebbero causato problemi quella notte.



   

   

Esme avrebbe controllato l'interno della grotta grazie alle sue capacità di confondersi con le ombre e di passare inosservata, mentre lui sarebbe rimasto fuori a controllare l'esterno della grotta.
[Immagine: Firma_Nedrel_La_Maschera_20170629_215011.jpg]

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#2
Quell'elfo la indispettiva come nessun altro,
irragionevolmente malmostoso e sempre scontroso, 
allo stesso tempo la incuriosiva incredibilmente. 
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per strappargli un sorriso, per stupirlo, sorprenderlo
o anche solo per farsi notare da lui, 
ma nulla sembrava scalfire la sua risoluta indifferenza.
Quando Esme seppe della festa organizzata da Cristopher, fu pervasa dall'eccitazione, 
già si  immaginava in un bel abito, con accanto il più seducente accompagnatore. 
Una situazione di cui non conosceva ne odore ne sapore, poteva solo immaginarli, 
come nelle fiabe che di nascosto udiva raccontare ai bambini più meritevoli.
Sorrideva raggiante avrebbe indossato un vestito meraviglioso, 
Velyahn glie ne aveva promesso uno incantevole come il suo,
le formicolavano le guance dalla la gioia.
D'improvviso lo vide... aveva quel fare schivo, come fosse al di sopra di ogni essere, 
così impenetrabile, agli occhi di Esme tanto affascinante.
Chiese se vi erano pettegolezzi, fu Velyahn a parlare della festa, intercedendo per lei, 
con schiettezza gli disse che ad Esme serviva un accompagnatore, 
una persona affidabile che le avrebbe fatto compagnia per tutta la festa, 
come si fa con una dama per bene, 
Esme arrossiva e credette di impazzire quando L'elfo senza mostrare nessuna emozione particolare,
rispose che avrebbe potuto farlo qualcun altro,  
a lui non interessava.
Una fitta le strinse il petto, ed un bruciore salì fino ai suoi grandi occhi grigi, 
che immediatamente si riempirono di lacrime, 
insopportabile fu l'imbarazzo, corse via piangendo, 
Velyahn la raggiunse e con dolcezza le asciugò le lacrime, 
"Sciocco elfo se vuoi possiamo obbligarlo con la magia..." 
"Se lo meriterebbe" disse con rabbia, "Ma non è ciò che desidero, vorrei davvero lui mi apprezzasse, e fosse lieto di trascorrere del tempo con me, ho passato le ultime notti a studiare come disattivare i più complessi congegni solo per stupirlo," 
La voce di Amarthion interruppe il pianto, fredda come sempre,
eppure con una nota differente, comprensione, forse semplice premura, 
"Le cose mia cara vanno conquistate, niente viene donato in cambio di niente. ti accompagnerò mi sorbirò la festa e la tua compagnia, ma dovrai fare una cosa per me,"
Così le diede istruzioni, avrebbe sorvegliato dei cuccioli di orsi in una grotta per due giorni, 
e li avrebbe protetti da coboldi e pericoli di ogni sorta, 
non importa come avrebbe fatto, 
li avrebbe protetti, e lui avrebbe mantenuto la parola.
Nedrel e Velyahn si offrirono di aiutarla, e stabilirono un piano, 
Esme furtivamente ammantata di ombre sarebbe entrata nella caverna e avrebbe osservato i cuccioli da vicino, 
Nedrel avrebbe sorvegliato l'entrata, 
e Velyahn avrebbe fatto una ronda attorno alla grotta tenendo lontani i pericoli esterni.
Così fecero e tutto filò liscio, il primo giorno i cuccioli erano salvi, 
si organizzarono per riposare a turno, 
era ormai notte da un po,
presto avrebbero  affrontato il secondo giorno di guardia.
 
[Immagine: FlOkrWg.jpg]
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#3
Passarono la prima notte divisi:
Esme rimase dentro la caverna, aveva imparato a non farsi notare, Nedrel accampato appena fuori pronto ad intervenire e Velyahn perlustrava la zona intorno all'entrata della tana.
Con le prime luci dell'alba i tre si riunirono sull'altura dove si era accampato Nedrel da dove i 3 giovani potevano tranquillamente controllare sia l'ingresso sia la via per molte miglia.
Fecero colazione con della carne essiccata che il ragazzo era solito portarsi dietro, senza fuoco per non attirare attenzioni. All'improvviso da lontano la mezza ninfa vide una macchia disorganizzata in avvicinamento: i piccoli coboldi erano tornati per dare fastidio ai cuccioli.
Subito i tre si alzarono e attuarono un veloce piano di difesa:
Le due ragazze avrebbero teso una piccola corda fatta di liane da un capo all'altro della gola, in modo da rallentare le creature e bersagliarle con le frecce e dardi.
Il ragazzo sarebbe ricorso al proprio potere, quando non visto dalle due, per aumentare le sue capacità di tiro.
Quando furono a portata di tiro le due ragazze, che si erano portate in una zona sicura, tesero la corda lasciando per qualche istante confusi i coboldi, i quali rallentarono fino a fermare la propria andatura; fu in quel momento che i tre ragazzi uscirono allo scoperto ed iniziarono a bersagliare quei piccoli esseri con le loro armi. Il gruppo venne sfoltito, ma nonostante tutto i coboldi iniziarono a correre per evitare i dardi: quella semplice contromossa fu sufficiente a ridurre le loro perdite.
Nedrel era riuscito ad abbatterne unoi e a ferire in modo grave un secondo, altrettante Esme che sapeva colpire dove poteva fare più male. Velyahn riuscì a portare al gruppo dei nemici maggior danno. Eppure i piccoli coboldi non davano segno di cedimento. Anzi, si diressero in due piccoli gruppi verso le due ragazze urlando il loro grido di attacco. Nedrel non ci pensò troppo ed una volta estratto il suo pugnale fatto di pietra si lanciò all'attacco urlando a sua volta consapevole che si stava buttando nella mischia. Non sarebbero probabilmente riusciti ad uscire indenni da quello scontro, ma all'improvviso si sentì un boato: dalla boscaglia adiacente qualcosa di veramente enorme si mosse. Lo scontro si fermò per un istante: entrambe le parti erano curiosi di cosa si stava muovendo e stava venendo verso di loro. Da li a poco un enorme animale fatto di pelo fece capolino capace con un sol ruggito di far tremare la terra. Ad un occhiata più attenta si poteva notare una zampa ferita in via di guarigione. L'enorme animale, un orso dalle dimensioni mastodontiche, iniziò a lanciarsi sui coboldi facendone a brandelli. Nedrel rimase a fissare la potenza dell'animale che urtandolo, seppure schivandolo, lo fece volare letteralmente via. Ripresosi dalla caduta notò che l'orso si era messo in posizione di guardia poco lontano da loro con la schiena rivolta verso l'apertura della caverna e ringhiava in direzione dei coboldi, che vedendo i loro simili fatti a pezzi scapparono a grandissima velocità. Il ragazzo cercò con gli occhi le due amiche vedendole mentre si sorreggevano a vicenda e poi girò lo sguardo sull'orso il quale una volta messo in fuga i piccoli esseri si era voltato a sua volta verso di loro. Fece un ennesimo ringhio nella loro direzione, ma invece di attaccare li superò con un balzo pesante ed entrò nella caverna: il ragazzo intuì che l'orso era stato costretto a rimanere lontano dalla caverna per via della ferita alla zampa. E forse l'orso aveva capito che i tre erano li per difendere i suoi cuccioli e li risparmiò per quello.
La loro missione era terminata, i cuccioli non erano più in pericolo: qualcosa di più potente ora li proteggeva.
Sulla via del ritorno il ragazzo guardò quella che considerava a tutti gli effetti sua sorella e sorridendo sotto la maschera disse lei: "Spero vivamente che ti possa divertire alla festa"
[Immagine: Firma_Nedrel_La_Maschera_20170629_215011.jpg]

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#4
[Immagine: n5q4ci.jpg]


Da lontano, l'elfo osservò la scena.

Esme si era comportata in modo saggio. Invece di tentare di fare tutto da sola, si era rivolta a compagni fidati e le loro azioni erano state sensate e mosse da buone intenzioni.
La prova era superata. Lentamente, la ragazzina stava imparando. 

Col tempo, forse, avrebbe anche compreso.

[Immagine: 24fljs6.jpg]

Amarthion Agarwaenath
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#5
Lo scontro era stato duro, durissimo, e tutti e tre avevano la consapevolezza di essere stati risparmiati solo perché la grossa creatura aveva altre priorità, o perché forse con un barlume di saggezza animale aveva intuito che i nemici dei tuoi nemici sono in fondo i tuoi amici. 
Nell'impeto del momento, mentre l'orso si avvicinava Velyahn aveva avuto la prontezza di iniziare a muovere le mani per lanciare un incantesimo di invisibilità, ma si era fermata immediatamente. Rapidissimi pensieri l'avevano bloccata, primo tra tutti la paura causata la stazza dell'essere, il secondo l'idea che l'orso grazie al suo olfatto forse avrebbe potuto comunque attaccare a colpo sicuro, il terzo una questione etica: avrebbe fatto certamente in tempo a salvare una persona sola, ma chi? Era davvero pronta a sacrificarsi per loro? Forse sì, almeno dovendo agire d'istinto... ma chi sarebbe stato tra i tre il più adatto, quello che poi avrebbe saputo comportarsi con maggior lucidità per aiutare gli altri due?
Con un sospiro, dovette accettare la consapevolezza che aveva ancora tante cose da imparare. Questa nuova terra la stava mettendo alla prova con impegni e difficoltà che non aveva mai dovuto affrontare prima. Né aveva mai realizzato davvero che la vita dell'avventuriero a cui stava provando più o meno a dedicarsi non era fatta solo di pericoli effettivi, ma anche di scelte e problemi morali.

Abbandonò quei pensieri rimandandoli a future riflessioni alle quali in realtà non si sarebbe mai dedicata davvero, lasciandosi coinvolgere dalla soddisfazione per la missione compiuta mentre tranquillamente tornavano provati ma felici verso zone più sicure.
La sua storia con quei due fratelli si era certamente sviluppata in modo peculiare. La prima volta che li aveva visti, Nedrel era quasi morto "per gioco". La seconda interazione degna di nota che aveva avuto con loro, era stata quando assieme ad Amarthion e Liri aveva accompagnato Esme alla ricerca del fratello che si era andato a ficcare da solo nelle Mosstrunks. Insomma, non propriamente una prima impressione edificante. Poi però nei giorni successivi qualcosa era mutato.
Non era facile per lei abituarsi a una terra e a delle persone così diverse da quelle da cui era abituata. Cercare di adattarsi a quegli umani e ancor di più a tutte le altre razze strane, provare a comportarsi in modo tranquillo e informale sempre e comunque non erano esattamente delle prove semplicissime, e ancora faticava a capire di preciso quando e come poteva abbassare le proprie difese con gli altri, che fosse per quei modi artefatti o nel raccontarsi a qualcuno.
In quell'ottica era stata la quasi incosciente spontaneità dei due a farla avvicinare a loro. Anche se ancora non aveva avuto modo di conoscere bene il ragazzo mascherato, l'entusiasmo di Esme l'aveva fatta sentire molto più vicina al suo vero essere di quasi chiunque altro, e aveva l'impressione che sarebbe potuta diventare una degna spalla nel fare cose divertenti in futuro.

Anche i suoi obiettivi con Amarthion erano abbastanza simili a quelli di Esme, o almeno così riteneva. L'idea di provare a far tornare un po' di vitalità in quell'elfo che chiaramente aveva perso tutto, il riuscire a farlo sorridere. Era anche per questo che quel giorno in piazza aveva fatto la battuta che avrebbe dovuto accompagnare Esme alla festa... voleva solo provare a metterlo in imbarazzo e divertirsi un po', ma si erano scatenate ben altre reazioni. Probabilmente avrebbe aiutato i due fratelli anche se tutta quella vicenda non fosse nata a causa sua, considerati anche i cuccioli in pericolo, ma per com'erano venute le cose si sentiva ancora di più responsabile.
Già, i cuccioli e la responsabilità. Nella sua terra natia la natura era ben capace di difendersi da sola, e tutto ciò che le davano gli umani eranono rispetto, ammirazione e un giustificato timore. Ma lì, in quella nuova regione, per quanto grossa e imponente potesse apparire la natura selvaggia percepiva chiaramente che vi era un equilibrio estremamente più fragile rispetto a quello al quale era abituata. La creazione di Bhalla in quei posti non aveva bisogno solo di amore, ma di molta protezione. Non aveva mai avvertito un simile sentimento verso la natura stessa. Se ne sentiva in qualche modo parte, ne apprezzava i rumori, gli odori e i colori. La usava come ispirazione per la sua arte e per soddisfare il suo bisogno di bellezza. Ma come non si può pretendere che una bambina aiuti a riparare il tetto sfondato dalla neve della casa che pure la protegge e la tiene al sicuro, così lei non si era mai davvero sentita responsabile per la natura. Ora iniziava a comprendere davvero le motivazioni di sua madre... tutte e due. Probabilmente diverse persone avrebbero potuto capirla, da quelle parti. Aveva già conosciuto molti difensori delle terre selvagge, forse sarebbe stato il caso di provare a parlare con qualcuno loro, a cominciare dallo stesso Amarthion che li aveva cacciati in quel guaio.

Mentre erano di guardia alla caverna, si aspettava di vederlo sbucare da un momento all'altro. Era convinta del fatto che li stesse tenendo d'occhio in qualche modo, direttamente o tramite un animale o addirittura avesse organizzato lui tutta la situazione... poteva essere un testone scorbutico, ma non li avrebbe mai messi in un guaio del genere senza avere un piano di riserva. Ciò che la spaventava un po' al riguardo, semmai, erano le reali motivazioni per cui l'elfo poteva aver messo su tutta quella cosa. Sperava fosse "solo" per responsabilizzare Esme e farle capire che anche le piccole cose vanno guadagnate. Certo, per quanto lui non avesse esattamente il diritto di farle da padre poteva avere un senso. Eppure la parte più sospettosa di lei temeva che l'elfo volesse solo creare aspettativa nella ragazzina per poi deluderla, anche dopo che si era impegnata così tanto. Sua madre le diceva spesso di stare lontana dalla negatività e dalla depressione, perché come un gorgo trascinano a sé e distruggono tutti gli aspetti di una persona, e poi anche di quelle intorno a sé. E se fosse stato solo quello, lo scopo di Amarthion? Non restava che aspettare e scoprirlo... dopotutto, quella vicenda era stata un esame per loro, ma sarebbe andata anche pesantemente a punzecchiare il senso di umanità dell'elfo. 
Si sentì alquanto furba per aver sviluppato quel pensiero e all'idea che avrebbe contro-esaminato l'elfo.

Poi d'un tratto si accigliò, fermandosi per quasi un minuto a pensare quale fosse il corrispettivo elfico della parola umanità. Ma la risata di Esme che le chiedeva il motivo della faccia buffa che stava facendo, la fece tornare alla realtà, e tornò a prestare attenzione alla ragazzina, soffermandosi a studiarne la corporatura. In pochi istanti, un nuovo flusso di pensieri e idee aveva invaso la mente di Velyahn, che già era persa nuovamente nel mondo della sua fantasia pensando a quale vestito avrebbe potuto far preparare per l'amica in vista della festa.
[Immagine: 6d5d781e0dabaceac4feb581d06e8ff5.jpg]

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