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La Figura
#1
   La figura ammantata di nero se ne stava seduta in alto, su una sezione leggermente franata delle mura che proteggevano la città.
   Irraggiungibile dall’esterno ed estremamente complicato dall’interno.
   Se non eri abbastanza abile e stupido per arrampicarti su lungo le mura, certo.
   Lauro se ne stava appollaiato lì, sul camminatoio abbandonato, seduto; un ginocchio verso l’esterno, l’altra gamba a dondolarsi penzoloni dal muro sul vuoto sottostante.
   Circondato dalle scure merlature malmesse, respirava l’odore della polvere delle pietre e della vegetazione che cresceva a ciuffi tra i mattoni sconnessi e che si mescolava all’odore pungente della salsedine portato dalla brezza del mare che si levava da nord e lo raggiungeva lì, agitata, in alto.
   L’atteggiamento e la posa di un ragazzino che si rilassava sulla riva di un fiume.
   Se non fosse che quella non era la figura di un ragazzino, ma una persona adulta, stretta un’armatura di metallo e cuoio, avvolto in un mantello lacero, sporco di fango e di quelle che sembravano stinte macchie di sangue, una figura inquietante e repulsiva.
   Cosa che a lui piaceva da morire.
   Gli piaceva essere l’elemento fuori posto, il fastidio in una sala, il rumore in una conversazione; amava quella sensazione, il chiodo fuori posto nell’ingranaggio, l’insetto nell’olio, la mosca sul tuo bicchiere.
   Certo, pensò, tutto molto divertente finché la mosca o l’insetto veniva schiacciato.
   Cosa che stava per avvenire o sarebbe avvenuta a breve.
   Stava lì, seduto sull’orlo del vuoto dondolando il piede ed osservando con occhi sereni e soddisfatti i tetti della città tingersi di rosso nell’ora prima del tramonto.
   Era giunto in quella cittadina murata da poco, aveva conosciuto la gente giusta, aveva fatto incazzare la gente giusta e, forse, era già tempo di andare. Aveva fatto in questo modo così tante volte prima; giungere in un posto nuovo, racimolare qualche moneta, insultare gli idioti di turno e poi dileguarsi. Forse era il momento di rifarlo ancora.
   Oppure no?
   Non era mai tornato sui propri passi prima, non era mai tornato da dove era partito, ma ora si trovava lì, di nuovo nel Cormanthor senza sapere perché. Di norma non ci avrebbe pensato, di norma se ne sarebbe già andato e invece voleva restare un altro poco, perché?
   Immagino che vedere il sole sparire dal cielo per un anno possa spingerti a riconsiderare un mucchio di cose. Pensò.
   Forse sarebbe rimasto, forse avrebbe messo un'altra maschera oltre quella che portava in quel momento. Era il momento di giocare la parte dell’elfo buono e più moderato.
   Forse si sarebbe fatto pestare da qualcuno, giusto per dare una motivazione al suo “calmarsi un po’ ”, una spiegazione al suo comportamento più umile e rispettoso.
   Avrebbe richiesto tanto ma aveva la sensazione che qualcosa di molto divertente sarebbe capito, non subito e avrebbe dovuto aspettare molto.
   La maschera di Lauro si increspò in un sorriso.
   Ma per lui, il tempo, non era mai stato un problema...
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