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[Q] Una nuova alba ad Hillsfar
#11
Mi ero resa conto da piccole cose che qualcosa si stava muovendo e coinvolgeva alcune persone che avevo conosciuto qui. Qualcosa di cui non parlavano ma che era importante. Mi conoscevano da poco e non mi aspettavo certo si fidassero ciecamente di me, ma poi mi resi conto che non si trattava di quello. Volevano semplicemente evitarmi guai, del resto metà di loro erano più esperti e capaci di me in certe cose. Io però lo ero in altre e mi feci avanti lo stesso, con una dose di discrezione, un bel faccino tosto e tanta determinazione nel voler far qualcosa di buono con queste mie capacità da ladruncola. Già che mi erano state insegnate e non certo da mio padre.
Nashan mi affidò così un compito preciso e devo ammettere mi divertii a portarlo a termine. Due volte. Poi quando finalmente arrivò il momento spiegò il piano. Presi parte al gruppo che passò dai cunicoli che collegavano l'arena col castello, scoprendo che non erano semplicemente chiusi, ma murati, rallentandoci notevolmente l'avanzata. L'unica porta da scassinare era protetta da viverne, mi infilai quatta quatta tra loro e la serratura e quasi mi venne un infarto quando Eitinel la fece scattare attirando l'attenzione di quelle bestie. Mi spalmai sulla porta sperando non mi mangiassero e fortunatamente se la presero con gli altri, che le abbatterono. Non so se così abbiamo fatto davvero prima ma di certo mi ha messo pepe al culo. Parlo come Cassandra ormai...
Raggiungemmo le porte che furono disintegrate e si riversarono dentro tutti i combattenti, tra cui un Davian vestito da sacerdote di Torm. A tal proposito, devo sfotterlo alla prima occasione. Il combattimento nella sala del trono fu più cruento e così feroce che non riuscii nemmeno ad avvicinarmi. Colpivo con l'arco dove potevo finchè una pioggia di non so che diavoleria magica ferì Luth e ci fece arretrare. Poi era tutto finito. Più rapido di quanto immaginassi. Il resto della notte lo dedicai al piccolo Miro, salvato dalle celle delle loro prigioni disgustose. Mi sorprese un po' come Luth se lo prese a cuore ma qualcuno doveva pur portarlo al sicuro.

Ora volevo capire come sarebbero funzionate le cose. La liberazione era stata fatta per la gente ma per quanto ora spettasse alla gente decidere come organizzare la propria città, erano stati presi accordi. Qualche compromesso per cui in pratica quattro consiglieri erano già al loro posto. Del mercante Blake parlavano tutti più o meno bene a parte Annette ed io l'avevo conosciuto alla festa, bisognava vedere se avrebbe rappresentato i profughi o solo se stesso. Glinda invece era una maga che non aveva alcuna voglia di star lì e si sarebbe fatta sostituire da chissà chi. Ilandra mi piacque subito, era un tipo pratico e grintoso tanto prendere a pugni Mordak proprio li al tavolo. Lui invece non lo avevo mai visto prima, indubbiamente sapeva farsi conoscere e ascoltare i bisogni della gente ma poi bisognava vederne le azioni.
Buttai lì un po' di disprezzo per il tempio della bestia al quartiere nord e mi spiegò che era lì da molto. Ne parlava più come di una tradizione più che un vero culto diffuso, qualcosa che era sempre stato lì per i cacciatori locali. Come se fosse l'unica divinità della caccia che conoscessero. Accennai anche allo schiavismo, che ho sempre disprezzato ma avevo già capito che era una questione da prendere con le pinze. Le nuove autorità avrebbero tenuto più a proteggere i beni cittadini o la povera gente? Finchè un oggetto aveva più valore della vita degli ultimi strati della popolazione, forse era meglio che questi fossero trattati da oggetti.

Avevo compreso che nessuna richiesta al consiglio avrebbe migliorato queste cose. Perchè erano legate alla mentalità delle persone. Non dico che sia una città di gente infame e senza scrupoli ma semplicemente, han sempre ragionato adeguandosi alle autorità locali. Se volevo che le cose cambiassero, dovevo far conoscere loro una mentalità diversa. Far capire che il valore di una vita non era mai inferiore nemmeno ad un diamante. Lo stesso valeva per i cacciatori, dovevano conoscere divinità migliori di una bestia che li avrebbe guidati e protetti nelle foreste.

Non sarebbe stato facile.
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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#12
“Venite, prendete ciò che potete e preparatevi a combattere, tra poco inizieranno degli scontri”

Le parole di Annette erano chiarissime, e rimbombavano nella testa di Xovar come l’inizio di una imminente rivolta.
Seguì la teurga poco lontano da Hillsfar, qui si erano riuniti tutti i cospiratori. Era chiaro a Xovar che con il piccolo esercito che avevano raccolto volevano rovesciare il dominio Zhent.

Si fece largo tra facce note, tra insulti e smorfie varie nei suoi confronti. 
Era evidente che doveva prendere una posizione: combattere per i cospiratori o morire per mano loro.

Xovar sospirò e rimase in silenzio in quanto la sua presenza era un terremoto tra gli umori degli avventurieri esperti.
Persone che fino al giorno prima lo indicavano come “assassino” erano pronte a farsi un bagno di ipocrisia e sangue di una guarnigione che ignara stava dormendo nelle proprie camerate.
Guardò le loro facce, gente che non era riuscita ad accettare che gli Zhent, che li avevano ospitati, li governassero. Essi erano agitati e tesi come corde di violino.

Nashan si avvicinò a lui, Luth e Darry scusandosi per non averli coinvolti nel suo piano e chiese loro se erano disposti a combattere contro le forze di occupazione Zhent ad Hillsfar.

Finalmente un po’ di gentilezza. 

Xovar guardò silenzioso l’esercito, erano davvero convinti che li attendeva una nuova alba e che Hillsfar sarebbe stata contenta dei nuovi governanti.

Il Warlock accettò l’invito di Nashan sapendo che si sarebbe macchiato dei crimini più efferati verso i suoi consanguinei di Zhentil keep.

Ma in fondo... tutto deve cambiare affinché tutto rimanga come è.

———————-

All’alba della disfatta dei baniti, Xovar uscì dal castello ferito e, toccandosi l’addome dolorante, guardò la sua Hillsfar nel caos. 
L’eterna lotta tra caos ed ordine ancora una volta si manifestava davanti ai suoi occhi. La società oppressa dalle leggi Zhent era “sbocciata” e stava prendendo i suoi spazi per poi venire di nuovo dominata dai futuri governanti.
Doveva ammettere che quella provvisoria anarchia non gli dispiaceva affatto, anzi era un ottimo modo per mettersi in bella vista dando una mano a sistemare.

Partecipò a qualche pattuglia e dopo aver riposato andò in città ad aiutare chi stava raccogliendo le macerie e cadaveri della battaglia.
Creò dei dischi fluttuanti di Tenser e grazie all’aiuto dei volontari raccolse in cumuli tutti i rifiuti presenti sulle strade dando un po’ di decoro alla città.

I suoi dischi che fluttuavano risparmiavano un sacco di manodopera e fatica ai cittadini. 
Con la sua faccia tosta intimidiva tutti i ladruncoli che beccava saccheggiare e li rispediva a casa.

Xovar non perse l’occasione di far conoscere il suo nome dopo giorni di lavoro a coloro che lo ringraziavano. Dopotutto non si dà nulla per nulla.
1 - Xovar
2 - Charles
3 - Morgan
4 - Raphael
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#13
(03-07-2020, 19:11)Teg Ha scritto: Al termine degli scontri, i caduti tra i Mistriani venivano recuperati dalle strade di Hillsfar per essere riportati all'accampamento, tra la loro gente.
Presto sarebbero stati sepolti con rispetto nei loro campi e sulle loro fosse sarebbero stati piantati i semi nella speranza che un giorno avrebbero dato vita ad un vigoroso meleto.

Commossa e stanca Annette lasciò scivolare dentro ad una delle fosse una manciata di fertile terra e si diresse poi al suo capanno laboratorio, frugò tra alcuni dei libracci e degli oggetti che erano stati salvati dalla distruzione di Mistledale e ne recuperò una vecchia pergamena malconcia incisa di simboli religiosi.

 Nelyssa era troppo importante per la sopravvivenza dei Mistriani e lei non voleva lasciarla andare... così parlò a Jhanita  perché disponesse il rituale per riportare in vita la Paladina e si unì alle preghiere e alla devozione verso la Grande Madre.

Jhanita, guardando la pergamena, scuote la testa tristemente. Dopo gli eventi legati al reame remoto, spiega, non è solo la magia di teletrasporto ad essersi corrotta: anche gli incantesimi che riportano in vita le persone possono avere effetti spiacevoli sulla persona che viene rianimata. Gli elfi l'hanno provato sulla loro pelle provando a riportare in vita i loro caduti dopo le battaglie...certo, non è una certezza, c'è la possibilità che l'incanto vada a buon fine, ma Jhanita non se la sente di rischiare che una paladina soffra la corruzione del reame remoto. Spera che Annette possa capirlo, ma adesso Nelyssa è con Chauntea e, per quanto sia doloroso, è la cosa migliore: è morta facendo il proprio dovere, e purtroppo è troppo rischioso fare qualcosa.
[Immagine: firma_artemis.png]
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#14
Dopo la battaglia Eitinel sistemò i quattro consiglieri al castello e si mise subito alla ricerca dei civili che ci lavoravano e dei prigionieri che venivano rilasciati. Trovò la donna che cercava dove non si aspettava di trovarla, a causa delle sue condizioni la condusse subito al tempio di Chauntea dove chiese fosse ospitata per qualche tempo.

Tra un impegno e l'altro trovava sempre il tempo per andarla a trovare e raccontarle più nel dettaglio dei fatti accaduti alla sua protetta, sentendosi anche un poco in colpa di essere la causa dello stato in cui si trovava. Nonostante le diffidenze della donna, Eitinel non l'avrebbe mollata tanto facilmente.

La visita all'alchimista in cerca di un sonnifero abbastanza potente per le viverne nei sotterranei fu decisamente infruttuosa e quasi allo stesso modo la ricerca di bardi in grado di calmarle. Non capiva perchè Glinda volesse portarle fuori vive ma dato che era stata lei a dare l'incarico ed era anche in un certo modo in debito con Eitinel, la mistica decise di andare a sottoporle il suo piano.

Non aveva mai realmente avuto intenzione di riscattare il debito, non lo considerava tale, ma necessità ed emergenza avevano cambiato le carte in tavola. Aveva bisogno urgente di un incanto per invertire la pietrificazione e siccome era la maga a volere le viverne vive sperava fosse in grado di fornirglielo.
Irikah Gloomhart
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#15
Leonides osservava i fogli con la bozza di come avrebbe organizzato la guardia cittadina, se fossero riusciti a raggiungere le seicento unità di uomini. Ci sarebbe stato un Capitano delle Guardie, sei Tenenti, diciotto Sergenti e settantadue Caporali. Sempre che avessero trovato i seicento uomini. Quindi ogni Caporale avrebbe guidato una squadra di sette soldati. Le settantadue squadre avrebbero coperto i turni di guardia della giornata oltre a tutte le altre attività di allenamento e di ordinario mantenimento delle pratiche burocratiche legate ai compiti assegnati alla Milizia cittadina da parte del Consiglio Costituente.
Era riuscito finalmente a fare una lunga chiacchierata con il Consigliere Blake. Anzi Lord Consigliere, sorrise ripensando allo scambio di battute che ne era seguito. Presto la città avrebbe avuto finalmente un ordinamento normativo rinnovato ed al passo col nuovo corso cittadino.
Era anche riuscito ad avere la cifra dello stipendio che un soldato avrebbe percepito, essa si sarebbe aggirata intorno alle cento monete d'oro mensili. Gli ufficiali avrebbero preso naturalmente un valore superiore in base al grado.
Finì di vergare alcune delle varianti sui possibili programmi di allenamento delle reclute. Allenamento che in ogni caso il Priore di Tempus stava già imponendo egregiamente e che sicuramente avrebbe condotto sino a che tutti gli uomini fossero diventati degli ottimi soldati. Tuttavia voleva dare il suo apporto in quella fase.
Poi a quel pensiero si fermò e guardò la sua spada posta sulla scrivania. La proposta di Blake non gli usciva dalla testa. Sapeva che accettare avrebbe richiesto da parte sua un cambiamento radicale nella sua vita. Era pronto a farlo? 
Si alzò andando alla finestra dello studio del castello e guardò la città distesa nella luce del tramonto ed un velato sorriso si adagiò sulle sue labbra...
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Leonides Nathos

Sek Nefer
Ramses Amosis
Kal Strike
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#16
*Seduto nella sua stanza della locanda, avendo lasciato Castel Maalthir, Leonides scriveva alcune righe sul suo diario*

Come son rapide a cambiare le cose. Avevo ormai considerato favorevolmente la proposta fattami di diventare Capitano delle Guardie, che mi sono ritrovato a dover dire a Blake che non accettavo poichè una mia azione avrebbe potuto mettere in pericolo la causa per la quale avevamo combattuto.
Uccidere Zed, un assassino sanguinario che si era macchiato di crimini sin anche verso una bambina, la considero ancora un azione giusta ed utile per la salvezza di molti. Credere che si potesse redimere dalle sue azioni mentre viene a chiederti di usare una testa di diavolo per abbellire il suo elmo è qualcosa che rasenta il grottesco. E dopo aver evitato e fattogli capire più volte di evitarmi alla fine l'ho sfidato in duello. Se era davvero dell'idea di redimersi avrebbe anche potuto evitare la mia sfida, ma naturalmente la sua indole era ben altra ed il non tornare in vita presso il tempio conferma il mio pensiero.
Ora tuttavia mi ritrovo a veder svanire questa possibilità così importante per ragioni meramente politiche e di calcolo. Sotto il sole spesso cambia tutto per non cambiare nulla.
Spero che il Capitano che sceglieranno possa difendere gli innocenti di questa città, gli altri lo faranno da soli sicuramente.
Confidavo che qualcuno che mi conosceva a fondo avrebbe saputo discerne la mia scelta, magari avventata e non tempestivamente corretta, fatta solo per il bene altrui. E di conseguenza saper valutare che il bene superiore era un altro e che in ogni caso potevo essere certamente più utile in quel ruolo. Anche perchè il tempo lentamente fa sbiadire le questioni di facciata.
Sò di essere all'altezza di quel ruolo e che lo avrei svolto in maniera ineccepibile dopo aver giurato obbedienza alla città ed alle sue leggi.
Beh così è andata, ora dovrei trovare un nuovo obiettivo per il futuro, ma non ho alcuna intenzione di mettermi a fare da guardia privata per un mercante locale o mettermi a vendere la mia spada nell'arena. No, credo che posso ancora tornare ad avere un ruolo come il Capo delle Guardie di questa città. Resterò qui attendendo la giusta occasione che son certo arriverà. Purtroppo Hillsfar ha sin troppi nemici alle porte.
Volevo dare una bella mancia a Katrina per la sua previsione sul mio futuro, ma pare che abbia errato la cartomante.

*Richiuse il diario sorridendo e mentre si versava del sidro un velo di rammarico si posò sul suo volto.*

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Leonides Nathos

Sek Nefer
Ramses Amosis
Kal Strike
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#17
Leonides, nonostante la decisione presa, aveva continuato a frequentare molti dei miliziani. Quando poteva si aggiungeva agli addestramenti della milizia fornendo i suoi consigli. Naturalmente faceva ciò evitando il più possibile di interferire con la linea di comando del tempio di Tempus e della Compagine Rossa. 

Spesso condivideva anche qualche bottiglia con i miliziani durante le loro pause. Daltronde con molti di loro, abitanti delle Valli, aveva condiviso e perduto molti compagni. E nelle liste attuali molti dei candidati erano veterani di Ashabenford. 
Egli sapeva benissimo che gli uomini per un bravo leader combattono con determinazione e convinzione. Ma sapeva ancora meglio che per un comandante che sa sedere al loro fianco da soldato sono disposti a sacrificarsi perchè egli farebbe lo stesso per loro.
E mentre camminava nottetempo nelle strade di Hillsfar, osservando alcuni dei giovani miliziani che facevano la loro ronda, comprese l'errore che stava commettendo.
Ancora una volta stava pensando a cosa accadeva a se stesso senza accorgersi che stava abbandonando molti di quei giovani che credevano ed avevano fiducia in lui e che per lui avevano combattuto. Non doveva accettare gli eventi così com'erano andati. Doveva combattere per i suoi uomini e per farlo avrebbe per prima cosa dovuto fare i conti con la verità.
Raggiunse le sue stanze e presa della carta iniziò a comporre una missiva. Era deciso a fare tutto ciò che poteva per risolvere quella situazione e poter essere ancora di aiuto ad i suoi compagni...
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Leonides Nathos

Sek Nefer
Ramses Amosis
Kal Strike
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#18
Leonides viste le ultime tensioni avvenute in città per le violenze derivate dagli eventi legati alle nascite di neonati mezzi umani. Decide di dare un aiuto continuo e assiduo nelle vie cittadine assistendo dove possibile le milizie cittadine.
Cerca di sedare tensioni e tranquillizzare eventuali discussioni animate portando ragionevolezza tra le voci di popolo.
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Leonides Nathos

Sek Nefer
Ramses Amosis
Kal Strike
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#19
Leonides non era ancora diventato una guardia che già aveva dovuto sedare uno di quei gruppi di facinorosi che volevano linciare Brandy. Anche se solo con qualche ortaggio.
Era intervenuto nel momento stesso in cui una guardia, il cui nome era Bernard, era comparsa da dietro l'angolo. Aveva assistito il futuro commilitone nell'opera di far desistere quegli esaltati che volevano solo sfogare la loro frustrazione per i terribili accadimenti delle nascite mostruose su quelli che in città è più facile accusare: i non umani.
Alla fine Brandy si era allontanata mentre loro due facevano disperdere la gente che infine era scesa a più miti consigli dopo che si era palesata l'ipotesi di una notte di cella.
Salutata la guardia Bernard, Leonides riprese il suo tragitto verso la banca per sistemare alcuni affari.
Aveva poco prima parlato con il priore Guff e formalizzato con lui il desiderio di voler entrare nella guardia cittadina. Il sacerdote aveva riflettuto e discusso con lui a lungo della cosa, ma alla fine aveva acconsentito quasi avesse avuto un certo desiderio di rivalsa.
Sarebbe entrato nelle guardie come caporale. L'idea di poter essere guidato dal sergente Harty faceva sorridere Leonides. Mesi prima aveva guidato ed insegnato molto a quegli uomini ed ora avrebbe dato la dimostrazione migliore forse. L'importanza di saper obbedire. 
Continuò a organizzare alcuni affari personali prima di dover l'indomani prendere le prime consegne in caserma. Poi si ritirò nella sua camera della locanda. Seduto iniziò a ripensare a tutto quello compiuto in quegli anni e nuovamente un sorriso gli comparve sul volto. Un inizio ancora una volta si poneva innanzi a lui e certamente lo avrebbe percorso come sempre aveva fatto: spada, scudo e cuore...
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Leonides Nathos

Sek Nefer
Ramses Amosis
Kal Strike
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#20
Seduto alla scrivania osservava il foglio del rapporto che stava compilando. Sollevò lo sguardo ed osservò il cielo fuori la finestra pensando tra se:

<<Un altro tafferuglio al porto. E come al solito un idiota che si mette ad offendere un elfo solo per il desiderio di sfogare la propria frustrazione. Che poi poteva finire anche peggio se quell'elfo avesse usato una magia peggiore. Per fortuna son riuscito a fare ragionare quegli invasati alla fine. Dover arrestare già qualcuno appena arruolato è davvero sintomo di troppo zelo. In ogni caso stanno diventando troppo frequenti queste aggressioni, mi auguro che non ci scappi qualche ferito se non anche il morto. Gli uomini hanno molta buona volontà, ma molti di essi mancano di esperienza per certe situazioni. Bisogna fare qualche esercitazione aggiuntiva soprattutto per delineare linee guida su come intervenire in casi come questi. Ne parlerò ai superiori e vedremo cosa fare.>>

Riprese la compilazione del rapporto con le generalità dei due principali soggetti coinvolti nel diverbio...
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Leonides Nathos

Sek Nefer
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