09-12-2020, 23:21
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 10-12-2020, 09:30 da Nightmare.)
Il silenzio del suo ufficio, quando si svegliava in piena notte stringendo le lame che non aveva mai abbandonato neanche in tempi più tranquilli, era opprimente a volte, c'erano oscuri pensieri che neanche l'alcol riusciva a stordire e andava avanti a distrarsi in locanda o concentrandosi sul proprio lavoro, sui propri obiettivi e sui problemi e le preoccupazioni di altri e per altri.
Non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto, nel bene o nel male, quella volta non era stato così ma si riteneva abbastanza forte da sopportare da sola il peso delle proprie scelte.
La solitudine non l'aveva mai spaventata pur preferendo la compagnia, era convinta che la sua ambizione l'avrebbe resa sola col tempo e le andava bene così in fondo.
Si svegliò di soprassalto anche quella volta, quella notte l'incubo era stato più vivido delle altre notti ma quel che le rimase impresso non era il sangue, non era neanche "quel modo di fare che non le apparteneva", non il tradimento dei pochi che realmente considerava amici e non solo compagni di qualche avventura, quello anche se in minima parte, il suo istinto se lo aspettava sempre e non poteva fare a meno di reagire di conseguenza, nel modo che lei conosceva.
Persino la sensazione di impotenza per quanto le provocasse rabbia, non era qualcosa di inatteso, sapeva dal primo momento, dalla prima parola impugnata in pubblico, che Lui avrebbe sfoderato gli artigli cercando ogni modo più doloroso di ferirla dopo quel che gli aveva fatto e fino a quella notte erano stati solo suoi timori, suoi pensieri e angosce ... fino a che quegli occhi malevoli, braci ardenti su un corpo scheletrico consumato dall'odio, non resero tutto quasi più reale, le diedero il peso di quanto profondamente aveva conficcato la lama in quel cuore marcescente.
La gran parte degli avventurieri e della gente stava ormai dimenticando, in pochi erano rimasti segnati più di altri e chi aveva accettato di prendere parte allo spettacolo era stato punito in modo più, o meno evidente e in un modo o nell'altro avevano accettato con rassegnazione quella punizione o stavano ancora cercando un modo di salvarsene.
Rispetto agli altri, con lei era stato quasi un cortese e fanatico ammiratore invece, conosceva dettagli come nessun altro e le aveva fatto capire senza mezzi termini di poter arrivare ovunque per lei contasse qualcosa e in qualsiasi momento ne avesse avuto semplicemente voglia.
Un altro che cercava di trattenerla nel proprio pugno con catene invisibili. Un altro al quale lei era certa di voler dare una grande delusione.
La ragazza non riuscendo ormai più a prendere sonno si avviò in bagno, lavando il bel viso un po' rovinato da quelle occhiaie che ormai l'accompagnavano da settimane, sciolse i capelli lunghi e fulvi come pelo di volpe solo per intrecciarli nuovamente in modo più ordinato, guardandosi allo specchio.
Uno come Lui, così arrogante, così potente, così folle da aver rinunciato alla vita stessa in cambio di potere, si era lasciato ferire così tanto da una bambina di cui neanche conosceva o calcolava l'esistenza, una senza una briciola di potere magico per di più. Un moto di isteria o forse questo pensiero, la fece ridere, in fondo la differenza tra veleno e medicina era solo una questione di quantità e una lunga esposizione a piccole dosi di veleno, l'avrebbe resa resistente, chissà se poteva dirsi altrettanto per Lui.
Tymora avrebbe avuto davvero tanto da ridere in quel periodo.
Non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto, nel bene o nel male, quella volta non era stato così ma si riteneva abbastanza forte da sopportare da sola il peso delle proprie scelte.
La solitudine non l'aveva mai spaventata pur preferendo la compagnia, era convinta che la sua ambizione l'avrebbe resa sola col tempo e le andava bene così in fondo.
Si svegliò di soprassalto anche quella volta, quella notte l'incubo era stato più vivido delle altre notti ma quel che le rimase impresso non era il sangue, non era neanche "quel modo di fare che non le apparteneva", non il tradimento dei pochi che realmente considerava amici e non solo compagni di qualche avventura, quello anche se in minima parte, il suo istinto se lo aspettava sempre e non poteva fare a meno di reagire di conseguenza, nel modo che lei conosceva.
Persino la sensazione di impotenza per quanto le provocasse rabbia, non era qualcosa di inatteso, sapeva dal primo momento, dalla prima parola impugnata in pubblico, che Lui avrebbe sfoderato gli artigli cercando ogni modo più doloroso di ferirla dopo quel che gli aveva fatto e fino a quella notte erano stati solo suoi timori, suoi pensieri e angosce ... fino a che quegli occhi malevoli, braci ardenti su un corpo scheletrico consumato dall'odio, non resero tutto quasi più reale, le diedero il peso di quanto profondamente aveva conficcato la lama in quel cuore marcescente.
La gran parte degli avventurieri e della gente stava ormai dimenticando, in pochi erano rimasti segnati più di altri e chi aveva accettato di prendere parte allo spettacolo era stato punito in modo più, o meno evidente e in un modo o nell'altro avevano accettato con rassegnazione quella punizione o stavano ancora cercando un modo di salvarsene.
Rispetto agli altri, con lei era stato quasi un cortese e fanatico ammiratore invece, conosceva dettagli come nessun altro e le aveva fatto capire senza mezzi termini di poter arrivare ovunque per lei contasse qualcosa e in qualsiasi momento ne avesse avuto semplicemente voglia.
Un altro che cercava di trattenerla nel proprio pugno con catene invisibili. Un altro al quale lei era certa di voler dare una grande delusione.
La ragazza non riuscendo ormai più a prendere sonno si avviò in bagno, lavando il bel viso un po' rovinato da quelle occhiaie che ormai l'accompagnavano da settimane, sciolse i capelli lunghi e fulvi come pelo di volpe solo per intrecciarli nuovamente in modo più ordinato, guardandosi allo specchio.
Uno come Lui, così arrogante, così potente, così folle da aver rinunciato alla vita stessa in cambio di potere, si era lasciato ferire così tanto da una bambina di cui neanche conosceva o calcolava l'esistenza, una senza una briciola di potere magico per di più. Un moto di isteria o forse questo pensiero, la fece ridere, in fondo la differenza tra veleno e medicina era solo una questione di quantità e una lunga esposizione a piccole dosi di veleno, l'avrebbe resa resistente, chissà se poteva dirsi altrettanto per Lui.
Tymora avrebbe avuto davvero tanto da ridere in quel periodo.
[Grazie kakashi per la firma <3]
Vanyrianthalasa Guenhyvar