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[AQ] Colmare il vuoto
#1
Si risvegliò di sorpassalto, nel buio della stanza della locanda di Peldan's Helm. Le immagini del sogno le tornarono alla mente, alimentando l'ansia del sonno agitato. Si alzò dal letto, scivolando via dalle braccia dell'uomo che dormiva accanto a lei, cercando di non svegliarlo.
Poggiò le mani sul bordo del bacile, rimanendo a fissare il riflesso della fioca luce della luna sull'acqua.

Le sensazioni dei giorni precedenti erano state gradevoli. Strane e sconosciute e sicuramente l'avevano in parte spaventata. Era rimasta colpita quando le avevano esposto la loro idea. Era rimasta sconvolta quando le avevano detto che avrebbero voluto che ne facesse parte.
Era una nuova occasione per ricostruire, per dare vita a un nuovo inizio.

Non può funzionare. E' inutile anche solo spenderci energie, dovrei continuare come ho sempre fatto. Sopravvivere. Senza fronzoli, senza illusioni.

La speranza era frenata dai dubbi.
Il biondo provava una forte nostalgia per la sua casa. Non era mai riuscito a nasconderlo e aveva detto più volte chiaramente che voleva fare ritorno. Cos'era cambiato? Cosa avrebbe fatto se avesse trovato altre occasioni, se ci fosse stato un altro modo per ripagare il suo debito?
E quando la Rashemi avesse trovato chi cercava?

Resterai sola. Di nuovo. Ci sei abituata.

Non era la prima volta. Aveva avuto altre occasioni ed era sempre fuggita, scappando dai problemi piuttosto che affrontarli.
Ora, dopo nemmeno pochi giorni, stavano già emergendo. Sembrava fosse bastata un'incomprensione per far allontanare i due. Li aveva guardati uscire dalla locanda incredula, cercando di rincorrerli per capire e metterci una pezza.

E dovrebbe essere lui a tenerci uniti? Uno qualsiasi di noi tre potrebbe farlo? Non scherziamo.

Spostò il peso, stringendo i bordi di legno, facendo vacillare il tavolo e increspare la superficie dell'acqua.
Lasciò un breve messaggio sul comodino a fianco del letto, prima di uscire e dirigersi ad Ashabenford.
Meredith Ersiker

Per portare la luce, occorre entrare nell'oscurità.

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#2
Tempo fa, in un accampamento nella foresta.

Osservava la moneta che il cacciatore le stava mostrando. Era talmente consumata da rendere quasi indistinguibili i due profili incisi su una delle due facce. Si era chiesta se non fosse stata troppo ingenua a fidarsi e aprirsi, ma ora lui aveva fatto lo stesso. 
"Quanto tempo è passato da quando hai lasciato il Vaasa, ragazza?" La strappò ai suoi pensieri bruscamente. "Una decina d'anni? Non troverai niente tornando lì. Tu cerchi di capire quale sia la strada migliore per ottenere quello che vuoi. Te lo rivelo io: sono la fede e la famiglia. Non azzardarti a dire quello per cui stai aprendo bocca, puoi trovartene una nuova. Non puoi vendicarti per quello che è successo, ma ci sono parecchi torti da raddrizzare in giro. Fallo. Ringrazia gli dei quando lo fai. E chi lo sa, forse un giorno il Portatore di Sorte ti premierà per questo."
"Agli déi non importa di me. Le preghiere non hanno tirato fuori nessuno da quella casa."
Il cacciatore riprese la moneta. "Ringrazia che non sono un prete o ti avrei già tirato le orecchie." Era uno sguardo indispettito? Si era spinta oltre con quella frase? No. Era rassegnato forse. "Ora fila via, va a raccogliere qualcosa, ragazza. Devo accendere il fuoco."


Oggi, Peldan's Helm

Tradizioni.
Dovevano scegliere le loro. Scegliere nuove tradizioni, che si adattessero a questo posto, questa gente.
Eppure la ragazza aveva l'impressione che il Biondo fosse ancora attaccato alle sue vecchie usanze, alle regole del popolo da cui proveniva.
La stessa idea di clan, la stessa idea di tradizioni che si chiamavano così non certo perché fossero state decise, ma perché derivavano da decenni e forse secoli di consuetudini... La volontà di mantenere la stessa struttura, adattata solo al numero di persone e non certo all'ambiente. Tutto l'insieme le mostrava l'attaccamento e la nostalgia di una terra lontana, che non aveva mai visto né conosciuto se non per i pochi confronti con Fjolnir.

Era ancora tormentata dai dubbi mentre discutevano di animali mitologici, lupi, orsi, serpenti e altri animali e tuoni.

Stiamo discutendo di un simbolo, ma non si sono nemmeno chiesti cosa siano. Cosa siamo.

Era tormentata da una domanda. Perché? Per quale ragione aveva accettato, perché immischiarsi in questa faccenda, perché prendersi un simile impegno?

Sono troppo egoista. Dovrei rompere il naso a Fjolnir, fargli capire che non deve disonorarsi e perdere ogni possibilità con la sua gente ma cercare altre strade, liberarsi dal debito e solo dopo decidere se rimanere qui o tornarsene a casa. Deve essere una sua scelta libera.
Ma così ci sarebbe la possibilità di perdere una delle poche persone che si stia davvero preoccupando di me.


Al ritorno dalla dolorosa spedizione, divenne anche peggio. Averli avuto al fianco mentre aspettava e parlava con la sacerdotessa era stata l'ennesima dimostrazione della forza che le trasmettevano. Il suo istinto le diceva solo di andarsene e lasciar perdere, ma con loro era riuscita per lo meno a domandare e si erano offerti di accompagnarla.

Ci sono tre possibilità. Sarà una buona occasione per perdere tempo

Nella quiete della stanza si era aperta con Sturm. Era anche lui un Ruathen, anche se era stato allontanato dalla sua gente. Aveva abbastanza esperienza di entrambi quei mondi, conosceva la loro e conosceva il resto. Forse ne sarebbe venuto fuori qualche consiglio utile.
Era andato perfino oltre le sue aspettative: si era offerto di parlarci direttamente.

Finiranno per farsi del male a vicenda. Dovevo tenere la bocca chiusa.

Rimasero a lungo a parlare, fino a quando il sonno arrivò.
Meredith Ersiker

Per portare la luce, occorre entrare nell'oscurità.

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#3
La stanza era di nuovo in ordine, rimessa a posto dal Ruathen che si era perfino premurato di richiudere la piccola bottiglietta con le essenze. Ora si sentiva una sciocca per la reazione avuta ma le parole del Mercante avevano colpito più a fondo di quanto lui potesse pensare, sebbene fosse fuori strada nelle conclusioni.

La giornata era stata amara.

Si era fermata di nuovo su quella domanda. Perché?.
Si era illusa di poter cambiare. Di poter scendere a compromessi in cambio di una sorta di famiglia, senza sentirne il peso. Di poter accettare di non ricevere quello che si aspettava.
Non era affatto così, per due volte li aveva visti allontanarsi senza fermarsi a chiedersi anche loro perché.
L'avevano accusata di essere lei a tenersi lontana, quando loro non avevano trovato nemmeno il tempo di bussare a una porta che non era mai stata chiusa.
In più non sapeva come spiegarsi. Come far comprendere la frustrazione. Era stata brava a calmare la rabbia e le incomprensioni del Biondo, ma non sapeva come far capire le proprie.

Tutto questo non è stato del tutto negativo. La proposta del Mercante e quel posto.. c'era davvero pace lì.

Le domande del sacerdote all'inizio le fecero pensare che non aveva alcuna intenzione di aiutarla.

Voleva sincerarsi che ne fossi convinta. Mi ha fatto riflettere.

Aveva accettato la proposta del Mercante ed era tornata a Peldan's Helm. In fondo... aveva trovato di nuovo un modo per scappare dai suoi problemi.
Meredith Ersiker

Per portare la luce, occorre entrare nell'oscurità.

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